Nel piano di Governo per il 2020 rientrerà la riforma del ticket sanitario, ovvero delle quote di partecipazione dei cittadini alla spesa per le prestazioni sanitarie. La sanità, dunque, è tra le priorità del Governo Conte, nelle cui intenzioni vi è quella di far pagare i pazienti in base al reddito percepito.
Il ministro della Salute Roberto Speranza sta lavorando per mettere a punto un nuovo sistema di contribuzione dell’attività sanitaria da parte dei cittadini. Punto di partenza è l’abolizione del superticket, quella tassa fino a 10 euro versata, in alcune regioni, per visite specialistiche ed esami diagnostici, introdotta con la Legge Finanziaria del 2011.
Peccato che questo balzello, eliminato già da regioni come Lombardia ed Emilia Romagna, valga 490 milioni di euro. Per evitare di perdere risorse, nodo cruciale da risolvere, una riforma dei ticket sanitari risulta indispensabile.
Andiamo con ordine e vediamo meglio quelli che sono i possibili scenari e le questioni che potrebbero entrare a far parte della manovra 2020 del Governo Conte bis.
Riforma ticket sanitario: abolizione del superticket
Il Ministro della Salute Roberto Speranza, al fine di rimettere mano alla questione sanità, ha annunciato la cancellazione del superticket. Non si tratta certamente di un’operazione di facile attuazione, poiché bisognerà fare i conti con le coperture disponibili. Per affrontare il buco che si verrà inevitabilmente a creare si deve necessariamente rivedere il sistema dei ticket sanitari, che ogni anno vogliono dire per lo Stato 1,6 miliardi di gettito.
Non è la prima volta che il governo tenta di abolire il superticket, poiché la questione era già stata affrontata in passato e successivamente accantonata per mancanza di adeguate risorse. Per poter rendere effettiva la misura quest’anno una soluzione dovrà essere trovata.
Come potrebbero cambiare i ticket sanitari
Come si copriranno le risorse necessarie in caso di abolizione del superticket? Innanzitutto con la rimodulazione degli importi pagati dai cittadini in base al reddito. La riforma è ispirata infatti ad una logica di progressività che diverrà principio cardine. La quota dovuta per le prestazioni mediche al SSN sarà differenziata in base al reddito familiare equivalente, ovvero il reddito prodotto dal nucleo familiare fiscale rapportato alla numerosità del nucleo stesso.
L’intento del Ministro della Salute Roberto Speranza è quello di garantire maggiore equità nell’accesso dei cittadini al sistema sanitario. Un ticket calcolato in base a delle fasce di reddito familiare e caratterizzato da un tetto massimo di spesa. Il tutto per garantire a ogni cittadino il diritto alla salute tutelato dall’articolo 32 della Costituzione.
Revisione dei ticket sanitari nella manovra 2020
Attualmente nel nostro Paese il ticket sanitario è uguale per tutti. Sono esentati dal pagamento della quota contributiva coloro che percepiscono un reddito inferiore a 36.000 euro all’anno. Ad essi si aggiungono coloro che hanno superato i 65 anni o che hanno una patologia cronica o comunque grave.
Da tempo si parla di riforma e di abolizione del superticket. Oggi si vuole rendere concreti propositi cui non si è riusciti a dare attuazione. Rimodulazione e graduazione dell’importo dovuto dai cittadini sono le parole chiave su cui si regge il progetto di riforma.
In base alle affermazioni del Ministro della Sanità, prevedendo un ticket unico per tutti si rischiano disparità di trattamento. L’uguaglianza costituzionalmente garantita si consegue quando a tutti i cittadini siano riconosciute le stesse opportunità di accesso alle prestazioni pubbliche erogate. Per raggiungere l’obiettivo non si può prescindere dalle condizioni economiche di ciascun individuo. Se si è miliardari o in difficoltà economica non si può contribuire allo stesso modo.
Ticket in base al costo della prestazione sanitaria ricevuta e al reddito familiare percepito. Ma non solo. Viene introdotto un tetto massimo di spesa annuale per ciascun contribuente, al raggiungimento del quale il paziente cesserà di versare il contributo alla spesa sanitaria. Oltre il detto limite, insomma, la prestazione sanitaria sarà gratuita.
Riforma dei ticket sanitari: cosa si rischia
Anche se ancora non vi sono dei dati certi, una riforma dei ticket basata sulle fasce di reddito potrebbe comportare maggiori oneri a carico di coloro che percepiscono un reddito medio (compreso tra i 36.000 euro e i 100 mila euro). L’effetto? Con ogni probabilità la fuga del ceto medio verso un sistema sanitario privato, garante molto spesso di tempi più celeri nell’offerta dei servizi e delle prestazioni sanitarie.
L’abbandono di molti del servizio sanitario nazionale non farebbe che contribuire alla compromissione di un sistema pubblico già messo a dura prova.
Siamo ancora sul piano delle ipotesi e per conoscere i dettagli della riforma allo studio si dovrà attendere la Legge di Bilancio 2020 che dovrebbe essere presentata entro il 20 ottobre prossimo.