Come è ben noto, il reddito di cittadinanza – fin dai tempi della sua introduzione con il decreto-legge 28 n. 4 del gennaio 2019 – ha sempre diviso le formazioni politiche, oltre che l’opinione pubblica. Nato come misura di contrasto alla povertà, rappresenta un sostegno economico finalizzato al reinserimento nel mondo del lavoro; e all’inclusione sociale, che tuttavia ha prodotto continue polemiche e dato spazio a numerose critiche, come ad es. quelle sul ruolo e l’effettiva utilità dei cd. navigator.
Nel mese di settembre vi potrebbero essere novità di assoluto rilievo per il reddito di cittadinanza. Nonostante si sia parlato di possibile abolizione, c’è chi come l’ex Premier Giuseppe Conte l’ha finora strenuamente difeso, definendolo “una misura di civiltà”.
Ma è chiaro ormai a tutti che il meccanismo del reddito di cittadinanza va modificato in modo sostanziale. Infatti, il suo attuale funzionamento non sta dando i risultati sperati. Troppo bassa è infatti la percentuale dei beneficiari che in questi anni ha trovato lavoro grazie al meccanismo di ricerca attiva di lavoro, collegato all’erogazione del RdC. Vediamo allora che cosa potrebbe cambiare a breve, con il possibile ruolo chiave delle agenzie per il lavoro private.
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Reddito di cittadinanza, novità in arrivo: agenzie per il lavoro private al posto dei Cpi
A seguito del gran numero di critiche e di rilievi degli esperti della complessa materia del lavoro, non deve stupire che proprio in questi giorni il Governo sia al lavoro per individuare e varare nuove regole per il sussidio, che di fatto lo conserverebbero, ma con un meccanismo sensibilmente mutato.
La notizia di questi giorni è significativa perchè di fatto sostituisce un sistema tradizionale di ricerca del lavoro, con uno più moderno ed efficace. L’Esecutivo guidato da Mario Draghi starebbe infatti pensando di coinvolgere in modo diretto le agenzie di reclutamento private. Ciò per quanto attiene all’attività di intermediazione nella ricerca del lavoro per i beneficiari del reddito di cittadinanza.
Ebbene sì: conscio degli scarsi risultati ottenuti attraverso i servizi dei Cpi, il Governo intende cambiare i soggetti intermediari; servendosi del know-how di realtà strutturalmente più evolute ed utili al disoccupato che intende trovare un lavoro possibilmente stabile. In altre parole, un passo avanti rispetto a quanto offerto dall’attività della rete dei centri per l’impiego e dai navigator. Proprio quest’ultima è una figura professionale di recente creazione, che tuttavia non ha mai dimostrato finora di essere decisiva per la stipula di nuovi contratti di lavoro.
La riforma del reddito di cittadinanza passa dalla collaborazione tra pubblico e privato
Come spiegato dalla sottosegretaria al Lavoro Tiziana Nisini alle fonti di informazione in questi ultimi giorni: “C’è bisogno di creare quanto prima una sinergia tra pubblico e privato che ancora manca. Al momento il Reddito di cittadinanza è strutturato affinché le offerte di lavoro provengano dai centri per l’impiego, ma quando si scorrono i dati si scopre che questi ultimi statisticamente offrono il 4% delle opportunità lavorative l’anno. Esiste, quindi, un 96% di opportunità lavorative gestite dal mondo privato attraverso le agenzie per il lavoro al quale bisogna attingere”.
La sottosegretaria ha poi fatto notare che, per come funziona ora il meccanismo del reddito di cittadinanza, un potenziale lavoratore può per pigrizia dire no anche a cento offerte di lavoro senza che nessuno se ne renda conto. Ecco perchè il Governo sta altresì lavorando ad una banca dati nazionale per avere un quadro dettagliato e completo delle domande e delle offerte di lavoro.
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Reddito di cittadinanza: occorre tracciare le offerte di lavoro per risolvere il problema degli inattivi
Ma non si tratta soltanto di utilizzare le agenzie di reclutamento private: il piano del Governo è più articolato. Allo studio è anche la possibilità di tracciare le offerte di lavoro (con il sistema della mail; del messaggio su Whatsapp o dell’sms) per trovare una soluzione effettiva al problema dei rifiuti e far valere la regola della perdita dell’agevolazione mensile, dopo tre no. In questo modo, si potrebbe far fronte al problema di chi di fatto intasca il reddito; ma al contempo non si dimostra intraprendente nella ricerca di una nuova occupazione.
Anzi, proprio su questo ultimo punto, è significativo rimarcare che circa 750 mila percettori del reddito di cittadinanza ritenuti attivabili, non hanno ancora firmato i Patti per il lavoro e cominciato a cercare un impiego. Si tratta di elementi essenziali del meccanismo di assistenza del reddito di cittadinanza; ma i dati diffusi dall’Anpal a luglio spiegano che c’è un gran numero di soggetti inattivi, che hanno di fatto contribuire ad ingolfare tutto il meccanismo.
Su questi ultimi recentemente si è spostata l’attenzione delle fonti di informazione e della carta stampata, giacchè questa estate è scoppiato l’allarme per la mancanza di lavoratori stagionali. Non sorprendono allora le accuse degli imprenditori del turismo e della ristorazione, che hanno attaccato il reddito di cittadinanza. Quest’ultimo sarebbe alla base dell’inerzia dei percettori, ben poco inclini ad accettare i lavori a disposizione.
Per i motivi evidenziati finora, si comprende facilmente la volontà del Governo di introdurre significative novità in tema di reddito di cittadinanza. In questi giorni si discute anche di un’altra possibile riforma: l’accorciamento da 3 a 2 mesi della durata dei contratti che non si possono rifiutare. Concludendo, è auspicabile che nelle prossime settimane e forse entro settembre saranno varate modifiche di rilievo al meccanismo in oggetto.
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