Il codice Ateco è un elemento indispensabile quando si decide di avviare un’attività di impresa o di tipo autonomo. Chi ha una partita Iva infatti deve anche disporre di uno o più codici Ateco che vanno ad individuare di preciso qual è il settore in cui il lavoratore o l’imprenditore si muovono.
Esiste una vera e propria classificazione di codici Ateco, in base alle direttive approvate da Istat, Agenzia delle Entrate, Camere di Commercio e associazioni di imprese. Questa classificazione non rimane invariata nel tempo, ma si aggiorna periodicamente.
Scegliere il codice Ateco corretto è indispensabile per poter comunicare agli enti preposti in quale ambito si sta lavorando. Per questo motivo è obbligatorio per tutti coloro che hanno una partita Iva. Ma come scegliere qual è il codice Ateco più corretto per svolgere la nuova attività? Vediamo nello specifico di cosa si tratta.
Cos’è il codice Ateco
Il codice Ateco è di fatto una combinazione alfanumerica, i cui numeri fanno riferimento a sezioni specifiche della classificazione, divisioni, gruppi, classi, categorie e sottocategorie. La differenziazione tra i diversi codici è molto articolata, ed è possibile che periodicamente alcuni codici subiscano delle modifiche, oppure vengano aggiunti per categorizzare delle professioni emergenti.
Questi codici distintivi vengono classificati dall’Istat, e oltre a individuare la sfera di competenza dell’impresa o del lavoratore autonomo, vanno a definire le conseguenze sul piano fiscale e contributivo, in termini di aliquote e base imponibile.
Per questo motivo è molto importante scegliere con attenzione i codici Ateco corretti per la propria attività, e talvolta può essere necessario integrarli successivamente, se l’imprenditore decide di muoversi in nuovi ambiti espandendo la propria attività.
Chi utilizza il codice Ateco
Vediamo nello specifico chi deve avere un codice Ateco: tutte le attività economiche, secondo le normative italiane, devono essere munite di un codice (o più di uno) di questo tipo. Lo Stato italiano utilizza questa classificazione anche per monitorare i vari settori lavorativi, estrapolando dati come:
- La quantità di imprese che operano in Italia in un dato periodo;
- La quantità di lavoratori autonomi professionisti presenti sul territorio;
- La differenziazione tra i settori in termini di numero di imprese e tipologia;
- Dati su imposte e contributi versati dalle imprese.
Questi sono solo alcuni esempi di informazioni che lo Stato può estrapolare grazie ad una classificazione di questo tipo. Sono quindi obbligate a munirsi di almeno un codice Ateco tutte le imprese, costituite in società, ma anche i lavoratori autonomi, ovvero coloro che hanno una partita Iva.
Composizione del codice Ateco
Ogni codice è quindi composto da una combinazione alfanumerica, da comunicare all’Agenzia delle Entrate al momento dell’apertura della partita Iva. La classificazione Ateco si compone di:
- Una sezione: si indica con una lettera;
- Una divisione: le prime due cifre del codice;
- Un gruppo: la terza cifra del codice;
- Una classe: la quarta cifra del codice;
- Categorie: la quinta cifra del codice;
- Sottocategorie: la sesta cifra del codice.
Ad esempio, se vogliamo aprire un’attività di ristorazione con somministrazione, dobbiamo scegliere il codice corrispondente in base alla classificazione Ateco: 56.10.11. L’attività si riferisce a ristoranti, rosticcerie, pizzerie, birrerie, pub e così via, con posti a sedere.
Rispettivamente, il numero 56 fa riferimento all’attività di servizi di ristorazione e il numero 56.1 a ristoranti e attività di ristorazione mobile. Il codice rientra nella sezione con lettera I, riferita ad attività dei servizi di alloggio e di ristorazione.
Come funziona la classificazione Ateco
La classificazione Ateco quindi si dirama in sezioni più grandi che vanno a distinguere un settore rispetto all’altro, e successivamente in divisioni, gruppi e categorie che vanno ad approfondire l’ambito specifico in cui si muove l’impresa.
I settori sono indicati con le lettere dalla A alla U e sono 21. Ad esempio con la lettera F si indica la sezione delle costruzioni, con la lettera I tutte le attività di alloggio e ristorazione. La sezione H fa riferimento al trasporto e al magazzinaggio, mentre la L si riferisce alle attività immobiliari.
In questo modo sono organizzati tutti gli ambiti in cui è possibile avviare una attività di impresa, autonoma o professionale. L’imprenditore deve scegliere il codice in base a ciò che ritiene essere più in linea con l’attività svolta.
L’ultimo aggiornamento della classificazione Ateco è avvenuto di recente, dal 1 aprile 2022, sulla base della classificazione del 2007. Sono state apportate delle modifiche ad alcuni codici, mentre altri sono stati introdotti. Un esempio è il codice 16.23.21 in riferimento alla fabbricazione di stand e strutture dedicate a convegni e fiere in legno.
A cosa serve il codice Ateco
Oltre ad essere obbligatorio, questo codice ha alcune funzionalità importanti, che andiamo ad elencare:
- Permette allo stato di ottenere dati sul tessuto economico e imprenditoriale italiano;
- Serve a comunicare all’Agenzia delle Entrate l’inizio di un’attività;
- Per conoscere la classe di rischio della propria attività;
- Deve essere indicato per la partecipazione a bandi pubblici;
- Può servire all’accesso ad alcune agevolazioni utili.
Come scegliere il codice Ateco
Scegliere il codice corretto non sempre è semplice, soprattutto se un’attività è altamente specializzata in un determinato ambito. Per sceglierlo in modo ottimale è consigliato affidarsi all’assistenza fornita da alcuni enti pubblici, come l’Agenzia delle Entrate.
In alternativa si può consultare il servizio predisposto dall’Istat o da Infocamere. Se ancora si è in dubbio, ci si può rivolgere anche al proprio commercialista di fiducia o ad un consulente del lavoro esperto.
Bisogna ricordare che è possibile aggiungere uno o più codici Ateco anche successivamente all’apertura dell’attività. Può accadere ad esempio che una impresa decida di espandersi in nuovi ambiti, con la necessità di aggiungere nuovi codici.
I codici si possono anche cambiare, se ci si accorge che quello associato alla propria partita Iva non risponde più alle esigenze dell’impresa o del professionista.
Codice Ateco e regime forfettario
Chi aderisce al regime forfettario è tenuto a classificare la propria attività allo stesso modo rispetto a chi ha una partita Iva ordinaria. In particolare un elemento importante da considerare è il coefficiente di redditività.
Si tratta di una percentuale che si va ad applicare ai redditi percepiti durante l’anno per effettuare il calcolo della base imponibile da cui determinare quali sono le imposte e i contributi previdenziali da pagare.
Nella pratica, tasse e contributi non si calcolano sul totale lordo guadagnato, ma sula base imponibile, per cui il coefficiente di redditività cambia in base al codice Ateco.
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