La manovra 2024 sarà ispirata a criteri di moderazione nelle spese, con misure di sostegno che privilegeranno in particolare i ceti meno abbienti. D’altronde il tema del debito pubblico resta preminente, e – conseguentemente – nella legge di Bilancio da approvarsi entro fine anno prevarrà una linea prudente che prevede, tra l’altro, l’irrigidimento dei requisiti per lʼuscita anticipata dal lavoro.
Ebbene in questo quadro – che lascia intendere la scarsità di risorse disponibili per la copertura di un’ampia varietà di iniziative ed interventi – non sorprende allora la probabile esclusione, all’interno della manovra, del regime agevolato della cedolare secca, in riferimento alle locazioni commerciali. Tutt’altro che certa, dunque, l’estensione del regime fiscale di favore a questa tipologia di contratti tra privati, pur essendovi una volontà in tal senso da parte delle istituzioni. Detta volontà infatti è figlia di uno degli obiettivi del Governo nel corso di questa legislatura, ovvero la riduzione della pressione fiscale.
A ben vedere, l’applicazione della cedolare secca agli affitti commerciali non è però un’assoluta novità, perché già nel 2019 se ne ebbe l’introduzione (ma non confermata l’anno successivo) per i contratti relativi ad immobili di categoria catastale C\1 in ipotesi di superficie non maggiore di 600 mq, escluse pertinenze. Era una misura che intendeva favorire il commercio delle piccole botteghe e negozi.
Oggi la nuova estensione cedolare secca alle locazioni commerciali deve davvero intendersi ‘sospesa’ e rinviata a data da destinarsi? Lo scenario attuale.
Cedolare secca affitti commerciali: misura esclusa dalla Manovra
L’Esecutivo, nell’ambito della nuova legge di Bilancio, ha inteso confermare il taglio del cuneo fiscale per il 2024, con esso intendendo la somma delle imposte e dei contributi previdenziali che impattano sul costo del lavoro, sia dalla parte delle aziende, sia dal lato dei dipendenti.
Una conferma sicuramente impegnativa per le casse dello Stato, come è ben noto a Palazzo Chigi e, se è vero che parte delle misure nel cantiere della riforma fiscale – ovvero la cedolare secca per negozi e uffici – è nei piani del Governo, è altrettanto vero che l’estensione andrà programmata in base alle risorse a disposizione.
Cogliamo l’occasione per ricordare che la cedolare secca consiste in un regime fiscale opzionale e semplificato, rispetto al regime ordinario previsto dalla legge, che può essere scelta dal locatore di un immobile. Detta tassazione semplificata, alternativa all’Irpef e relative addizionali regionali e comunali derivanti dal reddito dell’immobile, viene sottoposta alle regole di cui al d. lgs. n.23 del 2011 e successive modifiche.
L’assetto normativo attuale e la previsione nella legge delega sulla riforma fiscale
Oggi il regime in oggetto prevede la possibilità di ricorrere all’opzione della cedolare secca, a favore del contribuente titolare del diritto di proprietà o del diritto reale di godimento (ad es. usufrutto), a patto che il contratto di locazione non si colleghi all’esercizio di attività di impresa o di arti e professioni. In altre parole, l’agevolazione fiscale vale attualmente per le mere persone fisiche e mai per i contratti di locazione di immobili rivolti all’esercizio di attività di impresa o di lavoro autonomo.
Come accennato, nella manovra sarà difficile vedere estensione del regime agli affitti commerciali dal prossimo anno, anche se – nella legge delega sulla riforma fiscale – vi è l’espressa volontà a riguardo. Infatti all’art. 5 del testo – dal titolo “Principi e criteri direttivi per la revisione del sistema di imposizione sui redditi delle persone fisiche”, in tema di redditi da fabbricati si prevede l’estensione della cedolare secca alle locazioni commerciali. Il richiamo è dunque a quei contratti in cui l’uso dell’immobile sia differente da quello abitativo, laddove il locatario / conduttore sia esercente attività d’impresa, arte o professioni.
Ebbene, in caso di varo effettivo della novità, anche per gli affitti di negozi o uffici sarebbe possibile accedere alla cedolare secca del 21% al posto della tassazione con le ordinarie aliquote IRPEF.
Tassazione meno favorevole per gli affitti brevi: confermata la cedolare al 26%
Nella legge delega per la riforma fiscale, oltre alla revisione della tassazione diretta e indiretta, sono vari altri interventi sull’accertamento, sulla riscossione, sulle sanzioni e in tema di contenzioso tributario. Di fatto, rivedendo lo Statuto dei contribuenti, il Governo vuole migliorare il rapporto Fisco-contribuente, nell’ottica di una maggiore e più semplice compliance e allo scopo di agevolare il cittadino, fornendo – nel caso degli affitti commerciali – un regime fiscale opzionale.
Da notare, infine, che nella manovra appare al momento certa la stretta per quel che riguarda gli affitti brevi, in quanto per i contratti di durata non maggiore di 30 giorni, in ipotesi di affitto di più di un appartamento ogni anno per brevi periodi, la cedolare secca salirà al 26% dal primo gennaio del prossimo anno.