L’Istat nel rapporto “Noi Italia. 100 statistiche per capire il Paese in cui viviamo” offre un quadro d’insieme dei diversi aspetti economici, sociali, demografici e ambientali del nostro Paese, della sua collocazione nel contesto europeo e delle differenze regionali che lo caratterizzano.
“Il sistema economico del nostro Paese resta caratterizzato da un grado particolarmente basso di coinvolgimento nel mercato del lavoro della popolazione in età attiva. La quota di individui che partecipano effettivamente alla produzione di reddito, o che comunque perseguono attivamente questo obiettivo, resta distante da quella dei paesi dell’Ue comparabili al nostro per livello di sviluppo economico”.
I dati che si riferiscono al 2008, evidenziano come la “disoccupazione è tornata ad aumentare, portando a un incremento del tasso di disoccupazione dal 6,1 per cento del 2007 al 6,7 per cento del 2008”.
Risultano occupati il 58,7 % della popolazione nella fascia di età 15-64 anni. Permangono notevoli le differenze di genere: le donne occupate sono il 47,2 per cento, gli uomini il 70,3. I livelli dell’occupazione nazionale restano distanti dai traguardi fissati dal Consiglio di Lisbona e ben al di sotto delle medie europee, soprattutto per quando riguarda la componente femminile.
E’ invece aumentata (rispetto al 2007) la percentuale di occupati in età compresa tra i 55 e i 64, pari al 34,4 per cento. Molto basse sono anche le percentuali relative al tasso di attività della popolazione tra i 15 e i 64 rispetto alla media Europea: nell’Unione europea è pari al 70,9 per cento, l’Italia, con il 63,0 per cento, si colloca al quartultimo posto della graduatoria a 27 paesi.
“Nel nostro paese il tasso di disoccupazione giovanile (15-24 anni) è pari al 21,3 per cento, in aumento di un punto rispetto all’anno precedente. Le differenze di genere si mantengono rilevanti.
La disoccupazione di lunga durata (che perdura cioè da oltre 12 mesi) riguarda il 45,7 dei disoccupati nazionali”.
Nel 2007 la quota di unità di lavoro irregolari è pari all’11,7 per cento, in calo rispetto al biennio precedente. Nel Mezzogiorno quasi un lavoratore su cinque può essere considerato irregolare.
Scienza e innovazione
Nel 2007, in Italia, la spesa per ricerca e sviluppo ha inciso per l’1,2 per cento del Pil. Valore molto lontano dal traguardo fissato dalla strategia di Lisbona per il 2010 (3 per cento) e che ci colloca agli ultimi posti della graduatoria delle principali economie europee.
Anche gli addetti alla ricerca e sviluppo (in unità equivalenti a tempo pieno) – 3,5 ogni mille abitanti – sono sensibilmente al di sotto della media europea (4,7) e con forti disparità territoriali. Nel 2009 la quota di imprese italiane con almeno 10 addetti che si connette a internet tramite la banda larga sfiora l’84 per cento (di poco al di sopra della media europea).
“Nel 2007 il numero di laureati in discipline tecnico-scientifiche è ancora piuttosto basso (circa 12 ogni mille abitanti tra i 20 e i 29 anni) e inferiore a quello medio europeo. Tuttavia, le disparità di genere sono in Italia meno accentuate rispetto a molti paesi europei”.
Fonte: www.istat.it