La regione Lombardia, su proposta dell’assessore alla Famiglia, Conciliazione, Integrazione e Solidarietà sociale, Giulio Boscagli, lo scorso 31 maggio, ha varato un provvedimento sperimentale di aiuto alle mamme che decidono di non abortire. Si tratta di un assegno mensile di 250 euro per 18 mesi per quelle donne che rinunciano ad una interruzione della gravidanza che sarebbe stata determinata appunto da problemi economici.
Il contributo, che arriva dunque fino a 4.500 euro, è reso possibile da un primo stanziamento di 5 milioni deciso dalla Regione, che ha versato i soldi sul Fondo “Nasko”, appositamente creato. Le linee guida previste del progetto prevedono che, quando una donna presenterà la richiesta di interrompere la gravidanza, qualora questa sia determinata soprattutto da motivazioni economiche, gli operatori del consultorio o i servizi ospedalieri che riceveranno la donna stessa per gli esami pre ricovero e per il colloquio, la metteranno in contatto con il CAV (Centro di aiuto alla vita) per consentirle di conoscere e valutare le opportunità di aiuto.
A quel punto il CAV e il Consultorio familiare, se la donna accetta, stenderanno un “progetto personalizzato” che sarà sottoscritto anche dalla donna e nel quale saranno descritti i diversi interventi attivati o da attivare sia prima sia dopo la nascita del bambino. L’effettiva partecipazione della madre al progetto concordato sarà la condizione necessaria per ottenere il contributo, che potrà essere utilizzato per acquistare beni e servizi sia per la madre sia per il bambino.
Roberto Formigoni in merito ha dichiarato: “Nessuna donna dovrà più abortire in Lombardia a causa delle difficoltà economiche. Vogliamo aiutare la famiglia, la maternità e la natalità, rimuovendo il più possibile gli ostacoli, a cominciare da quelli di natura economica, che rendono più difficoltoso il fare una scelta a favore della vita”.
Una riflessione è doverosa: l’argomento è molto spigoloso, perchè il tema è di natura strettamente morale ed etico; la donna deve essere lasciata libera di decidere se accettare il dono di una nuova vita o meno, poichè l’IVG è un fatto che tocca l’animo più profondo di una donna e, segna una esperienza difficile da dimenticare.
Tuttavia non si può credere di evitare l’aborto con 250 € per 18 mesi. S,i potrebbero servire per le prime spese e poi? Non è che un bimbo dopo i 18 mesi non ha bisogno di più niente e cresce da solo. Anzi è esattamente il contrario!
Perchè anzichè lavarsi la coscienza con questi bonus momentanei e del tutto inutili, non si pensa a promuovere politiche lungimiranti che mettano si ,in condizioni una donna di pensare alla maternità senza troppi problemi? Se non ho un lavoro oggi, sarà molto più difficile che lo trovi dopo 18 mesi con un figlio a carico ( e questo ce lo insegna l’Istat); se non so a chi affidare mio figlio, per la mancanza cronica di asili nido, come posso tornare a lavorare e, assicurare così un futuro dignitoso ai miei discendenti?
Forse a tutto questo ci penserà la Regione Lombardia!