Dopo 15 lunghi mesi di presidio, l’isola dell’Asinara, ribattezzata “l’isola dei cassintegrati” si svuota. Finisce così l’occupazione dell’isola da parte dei cassintegrati della Vinyls di Porto Torres.
Era il 24 febbraio 2010 quando un gruppo di 24 valorosi operai occupava il carcere dell’Asinara, in protesta alla chiusura degli stabilimenti della chimica italiana. All’inizio nessuno ne parlava, se non qualche blog sparso qua e la per la rete.
Poi, Michele Azzu e Marco Nurra creano la pagina facebook dell’evento e da li, l’occupazione dell’Asinara diventa di interesse nazionale; nasce il blog e tutti si affrettano a parlare della chimica italiana.
I nostri politici, come solo loro sanno fare , sfilano l’uno dopo l’altro sull’isola per testimoniare la loro solidarietà e il loro impegno affinchè una situazione così drammatica si risolva al più presto. Inutile dire…. erano solo belle parole!
Poi arrivano gli Arabi della Ramco, sembra fatta; tutti sono felici ma, ad esserlo di più i valorosi guerrieri autoreclusisi dietro le sbarre dell’Asinara. D’improvviso salta la trattativa con gli arabi e, a far paura e il rumore del silenzio sulla faccenda Vinyls.
Intanto il MISE non è più vacante, ora c’è Romani che sin da subito si impegna a concludere positivamente la vertenza. Compaiano gli svizzeri di Gita; sembrava fatta, ma anche questa volta senza perchè e per come, tutto è saltato.
Anche i guerrieri della Vinyls, a poco a poco hanno iniziato ad abbandonare l’isola; da oggi, l’isola è vuota, i guerrieri sono tornati a casa. Purtroppo, non hanno vinto; loro, il lavoro non l’hanno ancora riottenuto; i politici nazionali e locali che, con i cassintegrati si sono lavati la faccia, ora tacciono. Il silenzio torna nuovamente a far rumore.
Rimarrà il blog che, come scrive Marco Nurra, “continuerà a raccontare altre storie di protesta”; ma soprattutto, rimarrà l’epopea di un gruppo di operai che uniti sono riusciti a creare un evento mediatico della loro loro protesta e che, soprattutto, ci hanno insegnato cosi sia l’umiltà e la dignità perchè “chi lotta può perdere, chi non lotta ha già perso”.