L’Istat, lo scorso 13 maggio ha pubblicato una indagine con la quale ricostruisce un quadro completo sulle condizioni di salute, l’esperienza lavorativa, le relazioni familiari e, più in generale, il livello di partecipazione sociale delle persone con disabilità nel nostro Paese.
Emerge un quadro contrastante poichè, se a livello legislativo ( legge 104/1992, 68/1999 in materia di inserimento lavorativo e alla 328/2000 in tema di integrazione socio sanitaria), il nostro paese è all’avanguardia tra i Paesi europei in materia di politiche sulla disabilità; sul lato pratico, non si può dire la stessa cosa.
In Italia le persone con disabilità di sei anni e più, che nel 2004 vivevano in famiglia, sono due milioni e 600 mila, pari al 4,8 % della popolazione italiana. A queste se ne aggiungono altre 190 mila (0,4% della popolazione) che vivevano in istituto. E’ un problema che coinvolge soprattutto gli anziani: quasi la metà delle persone con disabilità, un milione e 200mila, ha più di ottanta anni. Due disabili su tre (il 66,2 %) sono donne: ce ne sono 1 milione700 mila, cioè il 6,1 % della popolazione femminile.
Tra gli uomini la percentuale è pari al 3,3 %, valore quasi dimezzato rispetto all’altro sesso. I tassi di disabilità di uomini e donne sono molto simili fino ai 54 anni di età, mentre a partire dai 55 anni la situazione femminile peggiora sensibilmente.
La disabilità è più diffusa nell’Italia insulare (5,7 %) e nel Sud (5,2 %) mentre al Nord la percentuale di persone con disabilità supera di poco il 4 %. Il livello più elevato si registra per le donne del Mezzogiorno, tra le quali la percentuale di disabilità arriva al 7,3 % nelle Isole e al 6,6 % nel Sud a fronte di una quota del 5,6 % e del 5,4 % nel Nord ovest e nel Nord est rispettivamente.
650 mila disabili sono iscritti nelle liste di collocamento mirato. Erano 645.220 le persone disabili iscritte, nel 2005, alle liste del collocamento mirato, cioè il 19,2% in più rispetto al 2002. Di queste, il 62,2% si dichiara disponibile a lavorare, con un massimo nelle regioni del Nord-ovest (68,%), seguite da quelle del Centro (68,%).
Solo il 3,5% degli italiani disabili ha un lavoro. ed, appena lo 0,9% sta cercando un’occupazione. Il 66% è fuori dal mercato lavorativo, o perché in pensione (43,9% ), o perché inabile al lavoro (21,8%). Guardando ai dati relativi alla popolazione italiana nel suo complesso, la percentuale degli occupati sale al 46,70%, quella di chi cerca un’occupazione al 5,56%, mentre quella di coloro che si sono ritirati dal lavoro scende al 18,77%. Ad avere un lavoro, sono in prevalenza gli uomini con disabilità (6,82%), mentre il tasso di occupazione scende all’1,82% per le donne.
Nel nostro Paese il principale strumento di supporto alle persone con disabilità e alle loro famiglie è rappresentato dal sistema dei trasferimenti monetari, sia di tipo pensionistico sia assistenziale. Perdura inoltre la carenza di servizi e assistenza formale da parte del sistema sociale e questo deficit ricade inevitabilmente sulle famiglie, che continuano a farsi carico della maggior parte delle attività di cura e di aiuto ai loro componenti in condizione di disabilità
L’importo complessivo erogato nel 2005 in Italia a seguito di eventi lesivi o malattie che danno luogo a infermità fisiche e/o mentali è pari a 30.894 milioni di euro. Vale a dire, il 2,17 % del prodotto interno lordo. Il numero di prestazioni è di 6,1 milioni, l’importo medio annuo è di 5.032 euro, che varia dl minimo di 3.500 euro delle pensioni indennitarie ai 6.658 delle pensioni d’invalidità.
La quota maggiore, cioè il 44,8% dell’importo totale, è stata corrisposta in assegni d’invalidità e pensioni d’inabilità: 2,1 milioni di prestazioni, per un totale di 13.830 milioni di euro. A seguire, le pensioni di invalidità civile e le indennità di accompagnamento, che nel 2005 hanno rappresentato il 37,4% del totale: 2,7 milioni di prestazioni, per un totale di 11.565 milioni di euro. E, infine, le rendite per infortunio sul lavoro, con 3.136 milioni di euro di spesa complessiva (10,2 %), ripartita tra 896mila trattamenti.
Buone le leggi, ma restano esclusione e marginalizzazione. Una legislazione in molti ambiti all’avanguardia, ma una vita reale ancora estremamente difficile, caratterizzata da una forte carenza di servizi e assistenza, da grandi problemi nell’inserimento scolastico e lavorativo, da forti elementi di esclusione e marginalizzazione.
Quanto alle politiche sull’inserimento scolastico e lavorativo, esse – affermano i ricercatori – “non hanno ancora conseguito pienamente gli obiettivi prefissati”. Del resto, il basso numero di quanti sono disposti a lavorare indica “una persistente sfiducia verso la reale possibilità di svolgere una vita lavorativa a causa delle limitazioni imposte dalla condizione di salute e delle barriere, culturali e ambientali, che si frappongono tra le persone con disabilità e il mondo del lavoro”.
Fonte: inail.it