L’Istat ha reso noti i dati dello studio “Noi Italia. 100 statistiche per capire il paese in cui viviamo”, dove si analizzano i diversi aspetti economici, sociali, demografici e ambientali del nostro Paese, della sua collocazione nel contesto europeo e delle differenze regionali che lo caratterizzano.
“In Italia è occupato il 57,5 per cento della popolazione nella fascia di età 15-64 anni. Le donne occupate sono il 46,4 per cento, gli uomini il 68,6. Nel 2009 il tasso di occupazione è diminuito di 1,2 punti percentuali rispetto al 2008 dopo un lungo periodo di crescita, tornando ai livelli del 2005.
I livelli dell’occupazione nazionale restano ben al di sotto delle medie europee, soprattutto per quando riguarda la componente femminile.
Il tasso di occupazione della popolazione in età 55-64 anni è pari al 35,7 per cento, in aumento rispetto al 2008 e in controtendenza rispetto a quanto avvenuto per l’occupazione nel suo complesso.
Il tasso di inattività della popolazione tra i 15 e i 64 anni nell’Unione europea è pari al 28,9 per cento. L’Italia, con il 37,6 per cento, si colloca al terzo posto della graduatoria a 27 paesi. Particolarmente elevato è l’inattività femminile (48,9 per cento).
Il tasso di disoccupazione giovanile (15-24 anni) è pari al 25,4 per cento, in aumento di oltre quattro punti rispetto all’anno precedente e superiore a quello medio dell’Unione (19,8 per cento).
Il numero di disoccupati di lunga durata è aumentato, anche se in misura inferiore rispetto alle altre componenti della disoccupazione. Nel Mezzogiorno è più alta la quota di disoccupati di lunga durata (il 53,5 per cento), quota che sale al 56,3 per cento, per le donne. Incidenze inferiori al 50 per cento si registrano in Abruzzo, Sardegna e Puglia, mentre in Sicilia si raggiunge un picco del 60,0 per cento.
I lavoratori irregolari sono l’11,9 per cento. Nel Mezzogiorno può essere considerato irregolare quasi un lavoratore su cinque; nell’agricoltura circa uno su quattro.
Poco più di due milioni, il 21,2 per cento tra i 15-29enni (anno 2009), sono i giovani non inseriti in un percorso scolastico/formativo e neppure impegnati in un’attività lavorativa, sono la quota più elevata a livello europeo”. In pratica un giovane su cinqua non studia e non lavora (Neet); la quota di Neet è più elevata tra le donne, 24,4 per cento rispetto al 18,2 per cento degli uomini. In leggera flessione nel biennio 2004-2006 e sostanzialmente costante nel biennio successivo, i giovani Neet tornano a crescere nel 2009 durante la fase ciclica negativa dovuta alla crisi economica mondiale.