L’Istat ha diffuso, per la prima volta, i dati statistici relativi alla domanda di lavoro delle imprese italiane relativa alle posizioni con contratto di lavoro a chiamata (o lavoro intermittente o job-on-call) per gli anni dal 2006 al 2009.
A partire dal 2006 l’utilizzo di questo contratto segue un trend positivo sempre in costante aumento. L’incremento si ottiene anche nel 2007 dove si raggiungono 80 mila unità nel mese di dicembre.
Complessivamente, nel 2009 le posizioni lavorative a chiamata raggiungono le 111 mila unità in media annua facendo registrare un incremento del 75 per cento circa rispetto al 2007.
Il lavoro a chiamata è molto diffuso nel settore degli alberghi e ristoranti; circa il 60 per cento del totale dei lavoratori intermittenti.
La restante quota è occupata prevalentemente nei settori dell’istruzione, sanità, servizi sociali e personali (12 per cento circa) e del commercio (circa il 10 per cento). Il job-on-call non risulta affatto utilizzato, invece, nel settore dell’intermediazione monetaria e finanziaria.
Le imprese ricorrono al contratto di lavoro intermittente quasi esclusivamente per coprire posizioni lavorative con qualifica operaia, che rappresentano il 90 per cento circa del totale, con un massimo di oltre il 98 per cento nel settore degli alberghi e ristoranti.
I dipendenti a chiamata inquadrati come impiegati costituiscono una quota significativa solo nel settore del commercio (36 per cento circa nel 2007 e 30 per cento nel 2009).
Con riferimento alla durata, le imprese utilizzano contratti a tempo indeterminato in misura leggermente prevalente rispetto a quelli a termine.
L’industria in senso stretto, le costruzioni e i trasporti e magazzinaggio sono i settori in cui la quota dei job-on-call a tempo indeterminato risulta più elevata.
La regione in cui si concentra il maggior numero di contratti a chiamata è il Veneto (intorno al 20%), che contribuisce a fare del Nord-est l’area in cui il ricorso al job-on-call e’ piu’ elevato (circa 41%).
Nel Nord-ovest c’è un’alta concentrazione di lavoratori a chiamata in Lombardia (intorno al 17%), mentre il Centro presenta una maggiore dispersione tra le diverse regioni.
Generalmente basso è il ricorso al lavoro a chiamata nel Sud e ancor di più nelle Isole (rispettivamente 9 e 2% circa).
fonte: www.istat.it