Nuove regole sulle chiavi di accesso personali per accedere ai molteplici servizi della Pubblica Amministrazione e non solo. E’ in arrivo, allo scopo di far confluire i due servizi identificativi già in uso – ovvero SPID e CIE – in un solo progetto la Identità Digitale Nazionale. Il Governo intende infatti varare una nuova app ad hoc per l’IDN, in linea con le prerogative del PNRR, perché tra gli obiettivi del Piano vi è anche la diffusione ampia dell’identità digitale, tanto da estenderne l’utilizzo al 70% della popolazione italiana entro il 2026.
Insomma, cosa potrebbe cambiare a breve per lo SPID? Davvero potrebbe essere abbandonato per essere sostituito da un sistema tutto nuovo di accesso ai servizi digitali della PA? Cerchiamo di fare chiarezza di seguito, nel corso di questo articolo, in cui considereremo qual è la situazione attuale e quali sono le prospettive dei prossimi mesi. I dettagli.
SPID: cos’è, come funziona, a cosa serve
Nei mesi scorsi il Governo ha manifestato l’intenzione di spegnere a poco a poco lo SPID, per sostituirlo con la carta d’identità elettronica. Di fatto lo SPID, acronimo di Sistema Pubblico di Identità Digitale, consiste in una credenziale digitale che consente al suo possessore di accedere a siti internet istituzionali, servizi digitali delle amministrazioni locali e centrali e app della PA.
In particolare, esso permette di usufruire dei servizi web della Pubblica Amministrazione per effettuare pagamenti, iscrizioni o accedere a bonus e agevolazioni. La sua erogazione si compie per il tramite di “identity provider” appositamente accreditati. Ma è vero che tra meno di due mesi scadono le concessioni per lo SPID, già prorogate, ed anche per questo perciò c’è aria di novità.
Nello SPID vi è una sola credenziale (username e password) che costituisce l’identità digitale e personale di ciascun cittadino, con la quale è riconosciuto dalla PA per utilizzare in modo personalizzato e protetto i servizi digitali.
Il meccanismo fu varato nel nostro paese nel 2014, ma ha cominciato a diffondersi realmente tra la popolazione in particolare dopo l’inizio della pandemia, in quanto le restrizioni e le regole sulla distanza ne hanno favorito l’applicazione.
Ricordiamo inoltre che attualmente più della metà degli italiani hanno lo SPID, utilizzato per non pochi servizi digitali, come IO, la maggiore app per accedere ai servizi PA. Non dimentichiamo poi che i servizi dello SPID sono forniti da 9 gestori, i citati “identity provider”, ma il più utilizzato è quello delle Poste.
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Da SPID a CIE: le novità e le criticità emerse
Finora lo SPID non ha ricevuto un’approvazione unanime. Secondo non poche persone infatti, l’accesso al Sistema pubblico di identità digitale sarebbe ben poco agevole e metterebbe in difficoltà soprattutto gli anziani, non particolarmente pratici con le nuove tecnologie. Quindi non soltanto l’intenzione di lasciare al solo Stato la fornitura delle credenziali digitali, ma anche la difficoltà di utilizzo da parte dei pensionati costituirebbe una fattore chiave, per cui all’orizzonte si intravede l’addio o comunque la modifica radicale dello SPID così come lo conosciamo oggi. All’interno degli ambienti della maggioranza prevale l’idea per cui la CIE – carta d’identità elettronica – sarebbe meno complicata da utilizzare, perciò ad essa – e non allo SPID – si punterebbe come punto di riferimento per rivedere il sistema delle identità digitali.
In verità, se da una parte l’iter per conseguire lo SPID è oggettivamente piuttosto macchinoso e un po’ più complesso di quello per conseguire la carta d’identità elettronica, dall’altra tuttavia il funzionamento della carta d’identità elettronica per accedere ai servizi PA è oggi un po’ più contorto rispetto allo SPID. In ambo i casi, comunque, servono alcune competenze informatiche che non tutti hanno, e specialmente coloro che non sono più giovani.
Attualmente non c’è un solo gestore pubblico che fornisce lo SPID ai cittadini, come invece accade con la carta d’identità elettronica – CIE. La linea del Governo, che vorrebbe superare in qualche modo lo SPID, mira a razionalizzare i meccanismi di accesso ai servizi digitali e, per farlo, l’obiettivo è quello di lasciare spazio a un servizio legato soltanto alla carta d’identità elettronica, la cui produzione è oggi di competenza dell’Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato.
L’obiettivo è una sola Identità Digitale Nazionale
In buona sostanza dunque il piano dell’Esecutivo mirerebbe non ad eliminare l’identità digitale, ma a prevederne soltanto una – nazionale e gestita dallo Stato – proprio come l’identità cartacea classica di cui alla carta ‘fisica’ che tutti conosciamo. Insomma, l’occasione sarebbe quella giusta non soltanto per unire lo SPID nella CIE, ma anche per rivedere anche il funzionamento di quest’ultima – rendendolo più agevole per tutti.
Tra le critiche emerse nei confronti dello SPID, in verità vi è anche quella relativa alla sua scarsa versatilità perché gestito da aziende private. E proprio queste ultime hanno lamentato il problema dei gestione dei servizi di assistenza nei confronti degli oltre 33 milioni di cittadini e 12mila Pubbliche Amministrazioni che hanno adottato lo SPID. In buona sostanza costi troppo alti rispetto alla diffusione attuale del Sistema pubblico di identità digitale, che non sono controbilanciati adeguatamente dalle entrate per le aziende che gestiscono il servizio.
Cosa accade ad aprile? Mese chiave per il sistema delle identità digitali
Ricapitolando, visto quanto emerso finora dagli ambienti di Governo, è assai probabile che il prossimo aprile calerà il sipario sul sistema dello SPID così come l’abbiamo conosciuto fino ad oggi. Si parla anche di un possibile addio, per fare spazio al nuovo sistema dell’Identità Digitale Nazionale. Questo perché tra circa due mesi scadranno le convenzioni per la gestione del Sistema Pubblico di Identità Digitale, prorogate d’ufficio dall’Agenzia per l’Italia Digitale (AGID).
Se non vi saranno ulteriori accordi, nella seconda metà di aprile saluteremo lo SPID attuale, con la prospettiva di un rapido lancio della nuova Identità Digitale Unica Nazionale, accentrata e dunque gestita dallo Stato. Come accennato sopra, si tratterebbe dunque di unire lo SPID alla CIE (Carta d’identità elettronica) per creare una sola applicazione da usare per l’accesso ai servizi pubblici online della Pubblica Amministrazione.
In termini pratici, la volontà del Governo è quella di varare un’applicazione come SPID, ma che sia nazionale e basata su regole di utilizzo più facili da comprendere e da applicare da tutti. Vero è che tra i servizi di autenticazione digitale, lo SPID è quello più usato nel continente e per questo – lo rimarchiamo – non sarà eliminato il meccanismo dell’identità digitale, ma piuttosto riformato e reso unico, nazionale e gestito dallo Stato. La novità consentirà peraltro di aumentare la sicurezza e tagliare le spese pubbliche.
Concludendo, le ultime indiscrezioni emerse ci indicano che entro il prossimo marzo il Governo vorrebbe mettere a bando la gara per la nuova app unificata per i servizi online della PA. Tuttavia servirà un tavolo tecnico per discutere nel dettaglio dell’argomento. Ecco perché prossimamente non mancheranno aggiornamenti anche su questo fronte; maggiori info qui.