L’Inail ha commissionato una ricerca a Eures sui “Rischi domestici connessi con il telelavoro“. Il dato che emerge è che, il pericolo di incorrere in un infortuni è prevalentemente collegato alla sfera “abitativa” piuttosto che alla parte lavorativa vera e propria.
In effeti, gli strumenti utilizzati per telelavorare (videoterminali, telefono, fax, ecc.), non comportano dei rischi specifici mentre l’ambiente domestico, per sua natura, è esposto a rischi maggiori, che sfuggono peraltro al controllo dell’azienda.
“Molti intervistati fanno notare come il rischio della sovrapposizione dei ruoli ovvero la difficoltà di mantenere il giusto equilibrio tra i tempi di vita e di lavoro sia un fattore da tenere sotto controllo. Le donne per lo più (64%) tendono a mantenere i ruoli tradizionali con una maggiore difficoltà nella gestione del lavoro e della famiglia mentre la maggior parte degli uomini (55,8%) tende a tenere divisi i due ambiti. Il questo senso il telelavoro è sicuramente un’opportunità, ma è anche una scelta che richiede molta autodisciplina”.
Inoltre un rischio strettamente connesso a questa tipologia di lavoro è dato dal cd. “overtiming” vale a dire, un orario di lavoro maggiore e, in aggiunta a quello di un programma regolare.
Infatti, la flessibilità che caratterizza il telelavoro, può indurre a stare di fronte al pc più del tempo strettamente richieste dal lavoro. Matteo Valido, psicologo del lavoro e ricercatore Eures, spiega come “i rischi di isolamento e di alienazione vengono percepiti come le criticità maggiori da parte egli interlocutori”.
Inoltre, “La mancanza di stimoli e di interazioni sociali risulta essere uno dei fattori di rischio più rilevante. Da parte degli uomini si nota una maggiore attenzione all’aspetto relazionale del lavoro: lo sviluppo di un cattivo rapporto con i colleghi raccoglie infatti il 33,7% delle citazioni rispetto al 24,5% delle donne, mentre il rischio di dequalificazione è riferito in massima parte dalla componente femminile che segnala la difficoltà di “fare carriera” (38,7% rispetto al 22,1% degli uomini).
In merito alle malattie professionali, si è più facilmente esposti soprattutto a malattie legate all’uso del pc e all’ergonomia della postazione di lavoro. “La patologia più frequente è legata alla postura con conseguenti disturbi alla colonna vertebrale (69,2% delle citazioni), i disturbi alla vista (61,5%) e all’apparato muscolare (53,8%).
Gli uomini sono più predisposti a disturbi della vista (il 100% delle indicazioni rispetto al 44,4% delle donne) e della colonna vertebrale (75% rispetto al 66,7%) mentre la componente femminile del campione risulta maggiormente colpita da disturbi dell’apparato muscolare (66,7%). La componente maschile del campione è affetta principalmente da patologie cardiocircolatorie (12,6% rispetto al 3,8% delle donne) mentre le donne soffrono maggiormente di problemi osteo-articolari (17,9% rispetto al 15,8% degli uomini), respiratori (6,6% rispetto al 3,2% della componente maschile), di forme depressive (5,7% contro il 4,2%)” .
Articolo tratto da www.inail.it