Martedi 13 luglio, il Censis ha presentato a Roma, i risultati dello studio “dare casa alla sicurezza”, sui rischi del lavoro domestico, realizzato con il contributo del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali.
Poco meno della metà dei lavoratori domestici sono regolarmente iscritti ai registri dell’Inps. Solo il 38,2% del campione intervistato, dichiara di svolgere un lavoro totalmente in regola. Il 62% di colf e badanti lavora”in nero” o con ”un’evasione contributiva parziale’.
Si legge nel rapporto: “sebbene la regolarizzazione del settembre 2009 abbia fatto emergere circa 300 mila lavoratori sommersi, il 39,8% degli intervistati dichiara di essere totalmente irregolare e il 22% si districa in una giungla di rapporti a volte regolari, altre volte no, o rispetto ai quali vengono versati contributi per un orario inferiore a quello effettivamente lavorato”.
“A lavorare completamente in nero sono il 53,9% dei collaboratori domestici italiani e il 34,7% degli stranieri, interessati ad avere un contratto per ottenere il permesso di soggiorno. Al Sud il livello di irregolarità sale al 72,7%, con il 58,8% dei collaboratori domestici che dichiarano di essere totalmente irregolari e il 13,9% parzialmente irregolari. In termini di evasione contributiva, su 100 ore lavorate sono soltanto 42,4 quelle per cui vengono effettivamente versati i contributi. Quasi 6 ore di lavoro su 10 risultano quindi prive di qualsiasi forma di copertura previdenziale, al di fuori del quadro di regole, tutele e garanzie previste dalla legge”.
Chi sono le badanti?
Sono circa 1,5 milioni le colf e badanti nelle case degli italiani: +42% dal 2001. Sono 2 milioni 412 mila le famiglie italiane che ricorrono ai servizi di collaboratori domestici (una su dieci), che nel 2009 hanno raggiunto la cifra record di 1 milione 538 mila (+42% rispetto al 2001, quando erano 1 milione 83 mila).
Dall’indagine emerge che il collaboratore domestico è donna, giovane e immigrata. In prevalenza, infatti, si tratta di donne (82,6%) e stranieri (71,6%) provenienti dall’Europa dell’Est: Romania (19,4%), Ucraina (10,4%), Polonia (7,7%) e Moldavia (6,2%). Il 51,4% ha meno di 40 anni (il 57,3% tra gli stranieri).
“Il livello di istruzione di colf e badanti straniere è più alto delle loro colleghe italiane: il 37,6% possiede un diploma di scuola superiore e il 6,8% una laurea, contro rispettivamente il 23,2% e il 2,5% dei collaboratori domestici italiani.
La paga mensile media è di 900 euro netti: il 22,9% meno di 600 euro, il 20,2% da 600 a 800 euro, il 24,5% tra 800 e 1.000 euro. Circa il 32% ha una retribuzione netta mensile superiore ai 1.000 euro (il 14,6% guadagna più di 1.200 euro)”.
I rischi
Molti sono i rischi che si nascondo dietro questo lavoro: “Il 44,3% dei lavoratori intervistati dichiara di avere avuto almeno un incidente sul lavoro nell’ultimo anno. E tra gli stranieri l’incidentalità è più alta: ha riguardato il 46,3% contro il 39,6% degli italiani.
Nella casistica degli incidenti dei collaboratori domestici, gli episodi più frequenti sono bruciature (18,7%), scivolate (16,1%), cadute dalle scale (12,2%), ferite provocate dall’utilizzo di coltelli (8,6%), strappi e contusioni (7,6%), intossicazioni con prodotti per pulire (4,2%) e scosse elettriche (3,6%).”
In molti casi i danni sono di lieve entità e non comportano l’inabilità al lavoro (48,6%). Per il 31,5% si determina però una inabilità temporanea parziale, totale nel 18,2% dei casi, l’inabilità permanente per l’1,7%. Una quota non trascurabile di infortuni (il 28,5%), oltre a produrre effetti sulla salute, rende necessaria l’assenza dal lavoro: superiore a tre giorni nel 18,8% dei casi, superiore alla settimana nell’11,9% dei casi.
Fonte: www.censis.it