L’azienda cinese “Foxconn” è da tutti conosciuta per essere la casa costruttrice di alcune pezzi del famosissimo Ipod; di recente però, è salita alla ribalta delle cronache internazionali per la lunga catena di suicidi dei propri dipendenti. Negli ultimi mesi dodici lavoratori hanno deciso di farla finita lanciandosi dal tetto dello stabilimento di Shenzhen.
Facile immaginare il perchè: sembra quasi un modus vivendi il modo di intendere il lavoro delle imprese cinesi. Per carità, non voglio fare di tutta erba un fascio ma, molto spesso sentiamo parlare di aziende lager cinesi in cui si lavora 24 ore al giorno, in strutture fatiscenti e ai limiti del maltrattamento.
L’ultimo caso è stato scoperto proprio in questi giorni dalla Guardia di Finanza di Città di Castello e di Perugia che, ha arrestato quattro cinesi e individuato 16 operai (di cui dieci donne) costretti a lavorare per pochi euro al giorno in una struttura industriale per la lavorazione di indumenti in cashmere dove, oltre a lavorarci, ci si dormiva e mangiava, in camere da letto delimitate da pareti in cartongesso, suppellettili di fortuna, servizi igienici in condizioni pietose e topi morti nel locale adibito a cucina.
La Foxconn, per porre rimedio a questo stato di cose, ha predisposto un documento su carta intestata dell’azienda “dove si chiede esplicitamente a chi è assunto di non farsi del male e, si sprona anche a denunciare ai propri superiori eventuali difficoltà o problemi”. La lettera prevede, inoltre, che gli impiegati autorizzino la società a sottoporre coloro che abbiano un “‘comportamento anormale” a trattamenti medici. L’impegno scritto non è l’unica misura pensata come incentivo “anti-suicidi”:l’azienda sta pensando, infatti, anche a un aumento del 20% in busta paga.
Alcuni giornalisti, che sono riusciti a infiltrarsi come operai, hanno raccontato di difficilissime condizioni e turni massacranti. I lavoratori, in molti casi sono costretti a stare in piedi senza sosta per oltre otto ore ed è proibita ogni forma di comunicazione tra colleghi. Stessa storia raccontata in un rapporto pubblicato da un gruppo di nove volontari, che hanno lavorato per un periodo alla Foxconn in incognito.
“Il “China Daily” sostiene inoltre, che dopo l’assunzione e durante la fase del training, gli operai sarebbero istruiti a non parlare all’esterno del loro lavoro in fabbrica; inoltre è fatto loro divieto di portare fuori dal dormitorio, oggetti personali e, possono essere cacciati se rifiutano di finire tutto il cibo che gli viene dato, se vengono sorpresi a parlare tra di loro o a parlare al telefono”.
Beh se questa non è schiavitù, spiegatemi voi cos’è!
tratto da: www.inail.it