E’ stato presentato al Senato, un disegno di legge d’iniziativa della senatrice del PD Colomba Mongiello, e sottoscritto da altri 30 senatori di tutti gli schieramenti politici sul caporalato; l’obbiettivo è farlo diventare un reato penale con pene che vanno da 5 a 8 anni di reclusione per gli intermediari, che nei campi e nei cantieri di tutta Italia, vendono e sfruttano, in modo illecito l’attività lavorativa di centinaia di migliaia di persone.
Questa è la conclusione della campagna promossa dalla CGIL “stop caporalato”, mirante proprio ad ottenere, finalmente, una norma di natura penale che punisca l’odioso sfruttamento di manodopera clandestina del caporalato.
Il disegno di legge 2584 “Misure volte alla penalizzazione del fenomeno d’intermediazione illecita di manodopera basata sullo sfruttamento dell’attività lavorativa” si propone la finalità di “reprimere ogni fenomeno di intermediazione illecita di manodopera caratterizzato da sfruttamento, violenza, minaccia, o intimidazione, approfittando dello stato di bisogno o di necessita` dei lavoratori”.
Oltre alla finalità di promozione dell’integrazione dei lavoratori stranieri e dei lavoratori disoccupati o svantaggiati in genere, con particolare riferimento ai settori dell’edilizia e dell’agricoltura (art.2), il ddl introduce la fattispecie penale di “Intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro”.
Prevede infatti l’introduzione nel c.p. dell’art. 603-bis:
chiunque svolga un’attivita` organizzata di intermediazione, reclutando manodopera o organizzandone l’attivita` lavorativa caratterizzata da sfruttamento, mediante violenza, minaccia, o intimidazione, approfittando dello stato di bisogno o di necessita` dei lavoratori, e` punito con la reclusione da cinque a otto anni e con la multa da 1.000 a 2.000 euro per ciascun lavoratore reclutato.
“Costituisce indice di sfruttamento la sussistenza di una o più delle seguenti circostanze:
- la sistematica retribuzione dei lavoratori in modo palesemente difforme dai contratti collettivi nazionali o comunque sproporzionato rispetto alla quantità e qualità del lavoro prestato;
- la sistematica violazione della normativa relativa all’orario di lavoro, al riposo settimanale, all’aspettativa obbligatoria, alle ferie;
- la sussistenza di violazioni della normativa in materia di sicurezza e igiene nei luoghi di lavoro, tale da esporre il lavoratore a pericolo per la salute, la sicurezza o l’incolumità personale;
- la sottoposizione del lavoratore a condizioni di lavoro, metodi di sorveglianza, o a situazioni alloggiative particolarmente degradanti.
Sono poi previste delle pene accessorie quali ’interdizione dagli uffici direttivi delle persone giuridiche o delle imprese, nonche´ il divieto di concludere contratti di appalto, di cottimo fiduciario, di fornitura di opere, beni o servizi riguardanti la pubblica amministrazione”.
Stefania Crogi, Segretario Generale della FLAI CGIL, presente all’iniziativa ha dichiarato che il ddl è “il frutto tangibile di una battaglia sindacale che la FLAI ha intrapreso insieme alla FILLEA e alla CGIL all’inizio dell’anno e che aveva come fine ultimo proprio quello di spingere il Parlamento italiano a formulare una legge che rendesse il caporalato un reato penale”.
Secondo la dirigente sindacale, lo “straordinario risultato politico” è stato possibile perché, “si è instaurato un rapporto virtuoso e costruttivo tra politica e sindacato, ognuno nella propria autonomia”.
La Crogi ha però ricordato che quello di oggi è solo un passo e che “la strada affinchè il caporalato sia definitivamente sconfitto è ancora lunga”, per questo proseguiranno fino a dicembre le iniziative messe in campo dal sindacato. La battaglia contro il caporalato deve essere, ha concluso Crogi “una battaglia di civiltà e di cultura”.
Fonte: www.cgil.it