Un nuovo aumento delle spese è all’orizzonte per non poche famiglie, e ci riferiamo in particolare a chi ha scelto di assumere una colf, una badante o una baby sitter per le faccende e gli impegni domestici o per accudire i bambini. Infatti, a partire dal 18 gennaio queste lavoratrici domestiche potranno contare su un incremento della retribuzione mensile anche fino a 120 euro mensili.
Infatti da un lato vi sono i lavoratori e le lavoratrici che mirano a difendere il potere d’acquisto, messo a dura prova negli ultimi tempi dal caro bollette e dal boom inflazione. Dall’altro lato abbiamo le famiglie, datori di lavoro atipici, che potrebbero avere non pochi problemi a gestire l’adeguamento delle retribuzioni di colf e badanti, che prestano servizio presso le loro abitazioni, alla corsa dei prezzi dei beni.
Data clou è stata lunedì 16 gennaio, giorno in cui si è svolta la convocazione della Commissione nazionale per l’aggiornamento retributivo relativo alle figure incluse nel contratto nazionale del lavoro domestico. Ci riferiamo appunto a colf, badanti e baby sitter, ovvero persone spesso essenziali per contribuire al buon equilibrio della vita familiare. Vediamo più da vicino qual è lo scenario attuale e cosa potrà cambiare per il settore.
Colf, badanti e baby sitter: in vista aumenti di stipendio annui anche di 2mila euro
La situazione è piuttosto chiara e possiamo riassumerla nei termini che seguono. Dal 18 gennaio avremo gli aggiornamenti delle retribuzioni minime, in relazione alla variazione dell’indice Istat dei prezzi al consumo. Si tratta dell’adeguamento all’80% dell’inflazione, ovvero di un meccanismo atto a salvaguardare il potere d’acquisto di lavoratori e lavoratrici.
In termini percentuali, ciò significa poco più di un +9% circa degli stipendi mensili di colf, badanti e baby sitter. Il problema è proprio l’ulteriore aumento dei costi, stimato anche in 125 euro in più ogni mese. Moltiplicato per i dodici mesi dell’anno, l’ulteriore esborso sarà pari a +2mila euro circa: sono numeri che di certo non fanno stare tranquilli molti nuclei familiari, i quali finora si sono serviti del supporto di una domestica, di una badante o di una baby sitter per le varie necessità quotidiane. Se poi la famiglia deve occuparsi di una persona non autosufficiente l’ulteriore spesa può avvicinarsi anche a 3mila euro (incluse le sostituzioni per le ferie e i riposi della badante).
Come dicevamo in apertura, il 16 gennaio è un giorno molto importante per questi temi, perché si terrà una riunione ad hoc da parte della Commissione nazionale per l’aggiornamento retributivo relativo alle figure contemplate nel Ccnl domestico. Il punto è molto semplice: se le parti – e ci riferiamo a sindacati e associazioni dei datori di lavoro – non troveranno un accordo e un compromesso soddisfacente, l’adeguamento citato scatterà dopo pochissimi giorni e in via automatica – a partire dal 18 gennaio.
Per diminuire l’impatto dei costi aumentati sulle famiglie, le associazioni datoriali vorrebbero lo scaglionamento nel tempo degli incrementi. In ogni caso, gli aumenti di stipendio saranno applicati solo a colf, badanti e babysitter che hanno un contratto da dipendente inquadrato nel Ccnl di settore.
L’allarme di Assindatcolf e il rilievo dell’art. 38 del contratto collettivo di settore
L’obiettivo del suddetto tavolo è dunque cercare di trovare un’intesa e un bilanciamento, per tutelare da un lato il potere d’acquisto dei lavoratori, e dall’altro per non gravare in modo eccessivo sui bilanci delle famiglie. Ma è chiaro che la situazione è delicata e trovare la ‘quadra’ non sarà facile. Assindatcolf – ovvero Associazione nazionale dei datori di lavoro domestico – ha comunque rimarcato che, secondo quanto previsto all’art. 38 del contratto collettivo di settore, in ipotesi di mancato accordo o di assenza delle parti, a seguito della terza convocazione il Ministero del Lavoro è delegato dalle organizzazioni ed associazioni stipulanti, a individuare la variazione periodica della retribuzione minima:
- in misura corrispondente all’80% della variazione del costo della vita per le famiglie di impiegati ed operai rilevate dall’Istat per ciò che attiene alle retribuzioni minime contrattuali;
- in misura uguale al 100% per i valori convenzionali del vitto e dell’alloggio.
Sempre Assindatcolf ha stimato che, in dette circostanze, l’incremento rispetto ai minimi dello scorso anno sarebbe uguale al 9,2%, mentre per i valori di vitto ed alloggio sarebbe dell’11,5%. Tradotto in termini pratici ciò significherebbe esporsi ad aumenti dei costi per le famiglie che potrebbero di gran lunga superare i cento euro al mese.
Alcuni esempi di aumento stipendio mensile
Pensiamo ad esempio al tipico caso di una badante non convivente, che svolge il suo lavoro di assistenza verso una persona non autosufficiente. Ebbene, nel caso la donna lavori per 30 ore settimanali, la busta paga mensile lieviterebbe da poco più di 926 euro dello scorso anno, ai 1012 euro per quest’anno – e ciò se scattasse l’adeguamento all’80% (85 euro in più ogni mese di stipendio).
Da notare che anche i contributi cresceranno, ma ciò non dipende dal dialogo delle parte sociali. A questo importo vanno poi sommati tredicesima, ferie e rateo TFR. Mentre per la badante convivente full time si passa da 1026 euro al mese a circa a 1120, con un +95 euro in busta paga. E l’aumento, come detto, potrebbe toccare i +125 euro al mese – considerati Tfr, tredicesima e ferie a favore della lavoratrice che assiste una persona non autosufficiente.