Come noto ormai al posto del reddito di cittadinanza nel 2024 è possibile accedere a due diverse misure, l’Assegno di Inclusione e il Supporto Formazione e Lavoro. Il primo sostegno può essere richiesto dalle famiglie al cui interno vi è un componente in una condizione di svantaggio.
Il beneficiario di questa misura è obbligato a procedere con la sottoscrizione di un Patto di Attivazione Digitale, senza il quale non è possibile ricevere l’Assegno di Inclusione.
Intorno alle procedure per avere questo supporto possono sorgere diversi dubbi: in questa guida facciamo chiarezza su come funziona e come procedere alla sottoscrizione PAD per il nucleo familiare necessario all’ADI.
Cos’è il Patto di Attivazione Digitale
Il PAD è un accordo che il potenziale beneficiario dell’Assegno di Inclusione (o il Supporto Formazione Lavoro) deve sottoscrivere con gli enti preposti al fine di fare una panoramica della situazione famigliare specifica e ricevere questo sostegno economico. Per sottoscrivere questo patto l’interessato deve prima presentare un’apposita domanda per accedere alla misura, tramite il sistema SIISL, come vedremo tra poco.
Tramite questo accordo, il nucleo familiare si impegna a partecipare ai diversi progetti che vengono proposti per l’inclusione sociale e lavorativa, in accordo con INPS e servizi sociali preposti . Ricordiamo infatti che l’Assegno di Inclusione prevede che i componenti della famiglia attivabili al lavoro seguano un percorso personalizzato di inclusione sociale e lavorativa, come spiega il Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali.
Possono non partecipare a questi percorsi solamente i soggetti esclusi dall’obbligo, come le persone con più di 60 anni, i soggetti con disabilità o che si trovano in particolari fattispecie. Ricordiamo che l’Assegno di Inclusione non va confuso con il Supporto Formazione e Lavoro, poiché il primo è destinato a famiglie con componenti in particolari condizioni (minorenni, disabili o anziani) mentre il secondo è rivolto a tutti gli occupabili.
Come fare il Patto di Attivazione Digitale
Abbiamo visto a cosa serve il Patto di Attivazione Digitale, ora vediamo come si deve procedere alla sottoscrizione se si è interessati ad accedere alla misura di sostegno economico. Dal 18 dicembre 2023 è possibile effettuare la richiesta per accedere alla misura sostitutiva del reddito di cittadinanza.
Per farlo bisogna passare tramite INPS, ovvero inviare la richiesta tramite portale online, accedendo con le proprie credenziali digitali come lo SPID, oppure presso un centro CAF o un patronato che fanno da intermediari.
A questo punto c’è un secondo step da seguire: il beneficiario deve accedere all’apposita piattaforma online per l’iniziativa SIISL, il Sistema Informativo per l’Inclusione Sociale. Questo strumento INPS garantisce ai cittadini di accedere alle diverse iniziative di sostegno al reddito che quest’anno sono state introdotte al posto dell’RdC.
Attraverso la piattaforma SIISL si va quindi a sottoscrivere il Patto di Attivazione Digitale: i dati indicati dal nucleo familiare vengono così trasmessi alle realtà competenti sul territorio, che si occuperanno dell’inserimento nei percorsi specifici, ovvero verso il servizio sociale del Comune di residenza. A questo punto ci sono dei termini precisi per presentarsi presso i servizi sociali.
Patto di Attivazione Digitale e servizi sociali
Una volta che i dati vengono trasmessi, i servizi sociali prenderanno in carico la situazione della famiglia beneficiaria, attivando le iniziative previste in questi casi e contattando quindi i beneficiari. Chi percepisce l’Assegno di Inclusione deve quindi presentarsi entro un limite massimo di 120 giorni presso i servizi sociali di competenza (pena la decadenza dall’ADI).
A questo punto viene analizzata nel dettaglio la situazione complessiva del nucleo familiare, per strutturare un percorso di inserimento lavorativo e sociale. Il patto di inclusione e il patto di servizio personalizzato sono gli ultimi tasselli di questo iter, con l’obiettivo di sostenere chi si trova in una condizione più svantaggiata nel superare lo stato di necessità economica.
Il fine del patto di inclusione è infatti quello di accompagnare il sostegno economico, con un progetto concretamente orientato alla rimozione delle cause che sono alla base della condizione di povertà.
Qual è il compito dei servizi sociali
I servizi sociali eseguono quindi una valutazione dei bisogni del nucleo familiare, finalizzata alla sottoscrizione di un patto per l’inclusione.
In questa valutazione i componenti del nucleo familiare, di età compresa tra 18 e 59 anni, attivabili al lavoro e tenuti agli obblighi di partecipazione al Percorso personalizzato di inclusione sociale e lavorativa, vengono avviati ai centri per l’impiego ovvero presso i soggetti accreditati ai servizi per il lavoro, per la sottoscrizione del patto di servizio personalizzato.
Sono invece esclusi dagli obblighi di partecipazione al percorso:
- i beneficiari dell’Assegno di inclusione titolari di pensione diretta o comunque di età pari o superiore a 60 anni;
- i componenti con disabilità, fatta salva ogni iniziativa di collocamento mirato;
- i componenti affetti da patologie oncologiche;
- i componenti con carichi di cura, valutati con riferimento alla presenza di soggetti minori di tre anni di età, di tre o più figli minori di età, ovvero di componenti il nucleo familiare con disabilità o non autosufficienza;
- i componenti inseriti nei percorsi di protezione relativi alla violenza di genere e le donne vittime di violenza, con o senza figli, prese in carico da centri antiviolenza riconosciuti dalle regioni o dai servizi sociali nei percorsi di protezione relativi alla violenza di genere.
Per approfondimenti vi invitiamo a leggere le istruzioni dettagliate fornite dal Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali.
Come funziona il PAD
Nella pratica il PAD è lo strumento con cui il soggetto che intende accedere all’Assegno di Inclusione conferma i propri contatti o quelli dei familiari per la convocazione da parte dei servizi sociali del Comune di competenza, autorizzandone la trasmissione.
Inoltre fornisce i dati relativi ai componenti che possono essere occupabili al lavoro, per la creazione dei percorsi personalizzati di inserimento. Questi dati possono quindi essere trasmessi ai centri per l’impiego, agli enti o alle agenzie per il lavoro che si occupano di fare da intermediari.
Infine il cittadino può in questo modo visionare tutte le informazioni relative alla domanda inviata per l’accesso alla misura e alle attività di inclusione previste.
Cosa prevede l’Assegno di Inclusione
Vediamo in breve cosa prevede, una volta attivato, l’Assegno di Inclusione. Oltre al percorso personalizzato stabilito dai servizi sociali in casi di accesso al beneficio, la famiglia riceve anche un supporto economico che non può essere al di sotto di 480 euro all’anno, e non più di 6.000 euro.
Questa soglia arriva a 7.560 solo in alcune particolari circostanze, ad esempio in presenza di componenti che superano 67 anni di età. Viene anche previsto un contributo per aiutare le famiglie in affitto a pagare la somma mensile dovuta.
Tuttavia per poter ottenere questi benefici è necessario rispettare i requisiti di ISEE stabiliti per legge, e rientrare tra i soggetti beneficiari in base alla composizione del nucleo familiare.
L’INPS ha recentemente comunicato l’erogazione dei primi pagamenti, a partire dal 26 gennaio 2024:
“Sono 287.704 i nuclei familiari che dal 26 gennaio riceveranno il pagamento dell’Assegno di Inclusione (ADI). La misura è stata riconosciuta a quelle famiglie che hanno presentato la richiesta entro i primi giorni di gennaio, che hanno sottoscritto il Patto di attivazione digitale (PAD) e la cui domanda ha superato i controlli preventivi relativi ai requisiti previsti dalla normativa.”
Senza la sottoscrizione del Patto di Attivazione Digitale è quindi impossibile proseguire l’iter per accedere al sostegno economico e ai percorsi di inserimento personalizzati.
PAD e supporto formazione lavoro
Brevemente in ultimo ricordiamo che il Patto di Attivazione Digitale PAD è richiesto anche per chi richiede il Supporto Formazione Lavoro. Si tratta anche i questo caso di un accordo formale sottoscritto tramite la piattaforma SIISL, nel quale il beneficiario esprime la volontà di impegnarsi in modo concreto nel dialogo con i Centri per l’Impiego per la ricerca attiva del lavoro.
Nel PAD per il Supporto Formazione Lavoro il beneficiario dovrà indicare almeno tre Agenzie per il Lavoro o enti autorizzati con i quali collaborerà per attivare il proprio percorso di Politiche attive del Lavoro attraverso la stipula del successivo Patto di servizio personalizzato (PSP).