Il reddito di cittadinanza continua a far parlare di sè, anche durante il mese tradizionalmente legato alle ferie estive, ma non potrebbe essere altrimenti. Si cercano infatti correttivi e modifiche tali da rendere detta misura più congrua in rapporto alle finalità per cui è stata varata alcuni anni fa, su spinta il particolare del M5s.
Confermato nella Legge di Bilancio 2021, il reddito di cittadinanza ha finora resistito a critiche e contestazioni di vario tipo, provenienti soprattutto dal mondo del lavoro e dalla politica. Anche buona parte dell’opinione pubblica non ha mai gradito questo sussidio rivolto a chi non ha un lavoro, ma è pur vero che il reddito di cittadinanza – a seguito della crisi economica da pandemia – ha ricevuto nuovi stanziamenti da parte del Governo. Ciò ben si spiega con il boom di disoccupati, registratosi nell’ultimo anno e mezzo.
Di seguito vogliamo vedere un po’ più da vicino una proposta avanzata dagli assessori regionali al Welfare al ministro del Lavoro Orlando. Secondo questa proposta, ignorare per tre volte di seguito un’offerta di lavoro via sms; o Whatsapp, inviata a chi percepisce il reddito di cittadinanza, dovrebbe costituire ragione sufficiente a perdere il sussidio. Ecco i dettagli.
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Reddito di cittadinanza: stop se il percettore non risponde al messaggio
L’idea in questione potrebbe avere buone possibilità di concretizzarsi, se pensiamo che da molto tempo si discute su come contenere i costi del reddito di cittadinanza per l’Erario, e su come assegnare detto sussidio soltanto a chi veramente si dimostra attivo nella ricerca di nuove opportunità di lavoro.
Ebbene, come accennato, si tratta di una ipotesi presentata dagli assessori regionali al Welfare, evidentemente consci che per far quadrare i conti, occorre introdurre novità sostanziali nei confronti del meccanismo di assegnazione delle mensilità del reddito di cittadinanza. Questa proposta avrebbe soprattutto il vantaggio di facilitare i compiti del centri per l’impiego sparsi per la penisola. Infatti, gli operatori dei centri in oggetto hanno a che fare con un problema di natura pratica, che rallenta le attività della struttura stessa. In buona sostanza, gli addetti si trovano in difficoltà a comunicare la disponibilità di un posto di lavoro – o comunque di un colloquio mirato all’assunzione – perché quando lo fanno non di rado non ottengono risposta dal percettore.
Il punto è che al momento coloro che lavorano presso i centri dell’impiego si trovano in una ‘zona grigia’. Non hanno gli strumenti tecnici per poter controllare se la mancata risposta all’offerta con messaggio, da parte del percettore del reddito, sia legata a disinteresse o negligenza; oppure invece sia connessa a problemi nella ricezione del messaggio contenente l’offerta di lavoro.
Reddito di cittadinanza: il messaggio con l’offerta di lavoro assumerebbe valore ‘legale’
In una situazione come questa, il sistema è di fatto paralizzato: gli operatori non possono far valere quella parte della normativa sul reddito di cittadinanza, che comporta la perdita del sussidio in ipotesi di 3 no consecutivi alle offerte di lavoro presentate.
Ecco perchè l’idea degli assessori al Welfare, emersa durante la riunione con il Ministro Orlando di qualche giorno fa, potrebbe davvero essere introdotta tra le regole di funzionamento del reddito di cittadinanza. La finalità della proposta è quella di rendere di fatto ‘legali’ – anche in caso di mancata risposta – le comunicazioni di messaggistica via web, così diffuse oggigiorno. Ci riferiamo ovviamente agli sms; ai messaggi Whatsapp e alle email. Proprio in queste ore, i tecnici del ministero e dell’Anpal stanno verificando la possibile concretizzazione della proposta citata, dal punto di vista giuridico.
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L’obiettivo è eliminare il sussidio nei confronti dei percettori negligenti
Il progetto certamente contribuirebbe alla lotta ai percettori che non si dimostrano sufficientemente attivi nella ricerca di un nuovo lavoro. Per attuarlo servirebbe, di fatto, una piccola ma importante modifica all’apparato di regole sul reddito di cittadinanza; ossia rendere legale o comunque ‘valido’ il messaggio che include l’offerta di lavoro, anche come ‘ricevuta’. Ciò al fine di impedire i comportamenti di chi non rispondendo a plurime offerte di lavoro, continuano ad intascare il sussidio come se niente fosse.
Se l’idea sarà formalmente attuata, il percettore negligente non potrà appellarsi al fatto di non aver avuto la comunicazione dell’offerta di lavoro. In buona sostanza, dopo il terzo no o la terza mancata risposta al messaggio, dovrebbe dire addio alla misura di sostegno.
D’altronde, sono i dati Anpal relativi a coloro che sono coinvolti nel meccanismo RdC, a parlare chiaro: su ben 1.850.000 percettori del reddito di cittadinanza, circa un milione e 150mila cittadini sono occupabili. Però soltanto un terzo di questi – circa 392mila individui – ha sottoscritto il patto per il lavoro necessario al (re)inserimento professionale del percettore. Si tratta insomma di numeri assai significativi, che giustificano una iniziativa come quella sopra evidenziata.