La questione scuola continua ad essere complessa e spinosa; specialmente ora che ci si sta avvicinando al ritorno in aula, previsto – almeno nelle intenzioni – per settembre. La volontà evidente del mondo delle istituzioni è quella di tornare a fare lezioni in presenza, in modo da mettere da parte la didattica a distanza che – pur pensata per evidenti ragioni di ordine sanitario – non è stata mai particolarmente apprezzata, né dal personale scolastico, né dagli studenti.
Vero è che sulla scuola il Governo fatica però a trovare delle soluzioni pratiche in tempi rapidi. E non ci si riferisce soltanto alla questione legata ai docenti non vaccinati, per i quali è stato stabilito – al pari del personale sanitario – l’obbligo di essere immunizzati per poter tornare a fare lezione in presenza.
In queste settimane, vi è da rimarcare anche il ruolo che stanno avendo i nostri studenti: questi ultimi infatti si sono mossi in gran numero, aderendo alla campagna di vaccinazione in modo massiccio. Evidentemente si vuole evitare il rischio di una nuova Dad ma non solo: per questa via, l’immunità di comunità è un obiettivo non lontano, quasi a voler testimoniare nuovamente che il piano del Commissario per l’emergenza Figliuolo sta funzionando piuttosto bene.
Di seguito ci soffermeremo su un ulteriore aspetto dell’ampia questione scuola, ossia le cattedre vacanti e non ancora assegnate. Vediamo un po’ più nel dettaglio quante sono e dove i nuovi docenti sono più richiesti.
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Questione scuola: le cattedre non assegnate rappresentano un ‘buco’ da colmare quanto prima
Quanto appena rilevato in tema di campagna e obbligo di vaccinazione potrebbe far pensare che la questione scuola sia vicina ad una soluzione, ma le cose non stanno esattamente così. Infatti, al momento il problema non è rappresentato tanto dai professori o dagli studenti, quanto piuttosto dalle cattedre vacanti. Ebbene sì, le scuole italiane hanno bisogno di nuovi docenti, ma le cattedre non sono ancora state tutte assegnate. Ciò certamente implica un concreto rischio per quanto attiene il buon funzionamento del servizio scolastico in generale e la tutela del diritto allo studio di ogni singolo studente.
In base ai dati più aggiornati, su un totale di 112mila cattedre libere ne sono state finora assegnate 80mila a settembre. Da rilevare che di queste ultime, quasi la metà (38mila) consistono in immissioni in ruolo. Ci riferiamo dunque a chi era già inserito nel mondo della scuola con una carriera quanto meno iniziata.
Mentre la nuova forza lavoro selezionata con il concorso sprint di cui al decreto Sostegni Bis consiste in una quota piuttosto ristretta: non più di 6mila unità. Insomma, i ‘conti’ non tornano del tutto e servono nuove assegnazioni per coprire tutte le cattedre disponibili da nord a sud.
Problema cattedre: ecco quali sono le regioni che necessitano maggiormente di professori
Di fronte a questi numeri, è del tutto limpido che la questione scuola non sia da considerarsi soltanto con riferimento alla tutela della salute e alla campagna di vaccinazione anti coronavirus. C’è un problema di tipo ‘organizzativo’ che non può che riflettersi sulla qualità del servizio offerto dal sistema scuola complessivamente considerato.
In buona sostanza, vi sono più Regioni che avrebbero bisogno di un inserimento immediato di nuovi insegnanti. E non si tratta di poche centinaia di unità. La ricerca di professori si focalizza soprattutto sulle regioni settentrionali. Infatti, in base ad uno studio riportato dal Sole24Ore, prendendo in considerazione soltanto la Regione Lombardia sarebbero necessari quasi 26mila nuovi docenti. Ma non è di certo finita qui: infatti anche Veneto; Piemonte e Lazio, regioni peraltro ad alto numero di abitanti, necessitano di ulteriori forza lavoro per occupare le cattedre rimaste vacanti.
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I nuovi docenti serviranno anche a sostituire chi non intende fare il vaccino
Non deve dunque stupire che servono circa 12mila nuovi insegnanti nel Veneto, e quasi 11mila in Piemonte. Invece, la Regione Lazio vorrebbe assegnare cattedre a più di 10.500 nuovi professori. Questi calcoli sono stati effettuati in base alla ripartizione delle 112mila cattedre da nord a sud nella penisola, sulla scorta del criterio del numero di abitanti. Ecco perchè la quota minore è quella spettante a Basilicata e Molise, notoriamente Regioni poco popolate e dunque anche con meno studenti.
C’è pur da considerare l’aspetto di ordine sanitario, ossia l’altra componente della questione scuola. Infatti, sono ancor più di 200mila i lavoratori del settore scolastico che non hanno ancora ricevuto il vaccino anti coronavirus. Numeri importanti: si tratta infatti di una percentuale non lontana dal 15% del personale impiegato nelle scuole italiane. Ecco dunque per il Governo un ulteriore incentivo a trovare al più presto nuove risorse e forze fresche nel settore dell’insegnamento. Queste ultime saranno pronte a sostituire chi non intende sottoporsi alla somministrazione delle dosi di vaccino.
Concludendo, osserveremo con attenzione quali saranno i prossimi passi del Governo e del mondo delle istituzioni per cercare di trovare una soluzione netta e chiara alla questione scuola. Anche perchè il ritorno in aula si avvicina.
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