Periodicamente, si torna a parlare di patrimoniale e di nuova tassa sui conti correnti dei privati cittadini. D’altronde, negli ultimi tempi, le perdite economiche arrecate dalla pandemia e dalle restrizioni da lockdown, che ne sono conseguite, sono state del tutto evidenti. Secondo alcuni, dunque, sarebbe opportuno predisporre una patrimoniale ad hoc, tassando i redditi dei più facoltosi, per controbilanciare l’aumento del debito pubblico italiano, necessario a contrastare gli effetti negativi provocati dalla crisi sanitaria da coronavirus.
Non possono, pertanto, essere dimenticati gli scostamenti di bilancio a cui le forze politiche si sono affidate, per garantire ristori ed indennizzi alle categorie economiche più colpite negli ultimi mesi (pensiamo ad esempio all’azzeramento del turismo invernale). Cerchiamo allora di fare il punto della situazione, per capire quali potrebbero essere i prossimi passi in tema di nuova tassa patrimoniale sui conti correnti.
Patrimoniale sui conti correnti: l’idea del FMI
La proposta di una nuova imposta sui redditi delle persone più ricche arriva dal Fondo monetario internazionale (FMI), che infatti – proprio in quest’ultimo periodo – si è mostrato assai favorevole all’introduzione di una nuova tassa sui redditi maggiori, così da contribuire alla ripresa finanziaria dei Paesi più penalizzati dalla pandemia. E tra questi, ovviamente, c’è anche l’Italia.
La nuova tassa patrimoniale contribuirebbe dunque a riequilibrare i conti: nel suo rapporto semestrale sulla fiscalità, l’FMI ha rilevato come nell’ultimo anno di pandemia le disuguaglianze e disparità tra ricchi e poveri siano aumentate. E, a ben vedere, c’era da aspettarselo.
Ecco perchè l’Ente internazionale ritiene una scelta opportuna quella di di prevedere ed imporre “un contributo temporaneo di recupero, riscosso su redditi elevati o ricchezza”. Lo scopo sarebbe quello di favorire la redistribuzione delle risorse in modo più equo e bilanciato, sia a favore di chi ha patito danni economici gravissimi (ad es. chi ha dovuto chiudere l’attività per colpa del coronavirus), sia a favore dei conti pubblici.
Come potrebbe funzionare la nuova tassa? Il meccanismo
Vero è che con un debito che aumenta ogni mese che passa, la soluzione prospettata dal FMI non pare certamente una sorpresa. D’altronde, i provvedimenti governativi sono costantemente adottati, servendosi di regolari e maggiori spostamenti del deficit pubblico. Ci riferiamo, in particolare, ai decreti Sostegni del Governo Draghi. Ecco perchè la tassa patrimoniale sta tornando prepotentemente in auge.
Pertanto, il Fondo Monetario Internazionale è giunto alla conclusione per cui sarebbe auspicabile creare un meccanismo tramite cui i più ricchi saranno obbligati a finanziare una non irrilevante parte del deficit attuale. Secondo gli osservatori, il FMI potrebbe spingersi a chiedere una tassa patrimoniale sui valori mobiliari al 10%. Si tratterebbe di contributi temporanei, sui redditi più alti.
La patrimoniale si ispirerebbe a criteri di progressività
Ma potrebbe essere recuperata la proposta emersa nel passato Esecutivo, con abolizione IMU e dell’imposta di bollo sui c/c, sostituite un’imposta variabile sui patrimoni consistenti, ipotizzando contestualmente – per la nuova tassa patrimoniale – un’aliquota progressiva minima ad hoc.
Lo Stato potrebbe dunque introdurre una tassa a scaglioni sul patrimonio superiore ai 500.000,00 euro. Con una aliquota base dello 0,2% fino ad un milione; per poi aumentare al 2% o 3% per i patrimoni superiori ai 50 milioni di euro. Per questa via, è stato osservato che in questo modo non si colpirebbe in modo forzoso ed indiscriminato tutto il risparmio della cittadinanza, ma esclusivamente quello di una ristretta élite di persone. Tuttavia, c’è chi già fa notare che per i maxi-patrimoni sopra il miliardo di euro, il rischio di una super-aliquota sarebbe assai concreto. Nell’ottica della nuova patrimoniale, anche le ricchezza all’estero che producono redditi in Italia.
Per quanto attiene alle proprietà immobiliari, la proposta sarebbe quella di revisionare le rendite catastali verso l’alto. E’ chiaro però che idee come quelle appena riportate, se venissero nuovamente considerate ed introdotte anzi nel programma di Governo, condurrebbero altresì a nuove polemiche e critiche. Temi come quello della tassa patrimoniale sono da sempre forieri di divisioni sia a livello politico che di opinione pubblica. Trovare una convergenza che soddisfi tutti – sul tema della nuova tassa patrimoniale – è e resta dunque un rebus.
I tratti essenziali della patrimoniale: temporaneità ed essenzialità
Caratteristica tipica della tassa patrimoniale è la eccezionalità. Detta imposta è dunque stata storicamente prevista in mere situazioni di gravità straordinaria per il Paese, complessivamente considerato. E’ stata utilizzata per contribuire alla ripresa a seguito dei debiti di guerra e delle distruzioni legate alle due guerre mondiali e per oltrepassare le crisi finanziarie del 1992 e nel 2012. Ci riferiamo, in particolare, ai prelievi sui conti correnti all’epoca del Governo Amato e alla tassa sugli immobili, durante il governo Monti.
Per questo un suo utilizzo temporaneo, e legato alla delicatezza della situazione socio-economica attuale, potrebbe essere giustificato dalle circostanze straordinarie dell’emergenza sanitaria da Covid-19.
La stessa Elsa Fornero appare favorevole all’idea di una nuova tassa patrimoniale che, interpellata sul punto dagli organi di informazione, si è espressa così:
“Aumenterà il debito pubblico, in questo momento fare debito è ammesso e dovuto, altrimenti dove si prendono i soldi? Si potrebbe introdurre una patrimoniale, ma quale partito la proporrebbe? Sarebbe un discorso onesto, vorrebbe dire non addossare tutto alle generazioni future”.
E ha aggiunto che: “Il debito sarà un problema, ma il principale è il lavoro, perché si lavorava poco e si lavorerà ancora meno”. Ciò quasi a voler sottolineare che la nuova tassa patrimoniale è praticamente una soluzione obbligata. Staremo a vedere se dalle parole si passerà ai fatti, e con quali conseguenze pratiche.