Il MES (acronimo di Meccanismo europeo di stabilità) o fondo salva-Stati è un ente europeo istituito nel 2012 a seguito delle modifiche apportate al Trattato di Lisbona (TFUE). La sua funzione è quella di prestare assistenza finanziaria agli Stati membri dell’Unione europea in difficoltà, a patto che il beneficiario si impegni a rispettare una serie di rigide condizionalità. La “potenza di fuoco” del MES è pari a 700 miliardi di euro, provenienti dai singoli stati membri che contribuiscono pro-quota per complessivi 80 miliardi di euro. Attualmente la Germania è il primo contribuente con circa il 27% del capitale mentre all’Italia è riservato il 18%.
Gli aiuti finora concessi dal MES sono stati quelli a Cipro pari a 6,3 miliardi di euro, Grecia pari a 61,9 miliardi di euro e Spagna pari a 41,3 miliardi di euro.
Alla nascita il MES ha sostituito i due precedenti fondi temporanei ovvero lo strumento europeo di stabilità EFSF e il meccanismo europeo di stabilizzazione finanziaria (EFSM). Ora è tornato alla ribalta a causa dell’emergenza coronavirus e della conseguente crisi economica e finanziaria. Vediamo quindi nel dettaglio come funziona il MES.
MES: come funziona
Il MES è un ente pubblico i cui soci sono gli stati membri dell’Unione Europea. A livello giuridico si qualifica come un’impresa di diritto lussemburghese, con una propria sede (appunto in Lussemburgo), amministratori, dirigenti e dipendenti a contratto.
Il trattato istitutivo del MES è stato firmato il 2 febbraio 2012 dagli allora 17 stati membri cui si sono aggiunte Estonia e Lituania. Nei mesi successivi si è svolto il processo di ratifica da parte degli organi parlamentari e di governo dei singoli stati membri. In Italia il disegno di legge di ratifica è stato approvato dal Senato il 12 luglio 2012, dalla Camera il 19 luglio 2012 per poi essere promulgato dal Presidente Giorgio Napolitano il 23 luglio 2012.
Con la ratifica dell’Estonia il 3 ottobre 2012 si è concluso il processo di ratifica da parte degli stati membri. Da ottobre 2012 quindi il MES è pienamente operativo.
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Dotazione del MES
Il capitale autorizzato del MES ammonta a 700 miliardi di euro, di cui 80 provenienti dagli Stati membri. I restanti 620 miliardi saranno raccolti attraverso l’emissione di obbligazioni.
La quota di contribuzione di ogni paese al MES è calcolata in base a due parametri:
- Popolazione dello stato membro in rapporto alla popolazione complessiva degli aderenti al fondo;
- PIL dello stato membro rispetto a quello complessivo degli aderenti.
Di conseguenza, le principali quote di contribuzione al MES ammontano a:
- Germania 27%;
- Francia 20%;
- Italia 17,9%;
- Spagna 11,90%;
- Paesi Bassi 5,7%.
Fanalino di coda Malta con lo 0,07%.
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Diritto di voto
I voti spettanti ad ogni singolo stato membro non hanno lo stesso peso ma sono proporzionati al valore delle quote versate. L’omesso pagamento dei contributi sospende il diritto di voto fino a quando la posizione non viene sanata.
Lo stato che beneficia degli aiuti del MES è comunque tenuto a contribuire al fondo.
Ogni decisione del MES viene assunta se è presente una maggioranza relativa di 2/3 dei membri con diritto di voto. Questi devono rappresentare almeno i 2/3 dei diritti di voto.
Iter di accesso al MES
L’accesso al MES avviene previa richiesta dello stato membro. A quel punto il fondo conferisce mandato alla Commissione europea affinché verifichi se la situazione dello stato in difficoltà possa essere una minaccia per l’intera area euro.
Sentita la Commissione, il fondo delibera di prestare assistenza.
Le condizioni che devono essere rispettate dal paese, alle quali è legata la linea di credito, vengono definite in un memorandum d’intesa dello stato membro con Commissione europea, Banca centrale europea e Fondo monetario internazionale.
Finanziamento del MES
A beneficio del paese in difficoltà il MES eroga prestiti a tasso fisso o variabile oltre ad acquistare titoli di stato sul mercato primario o secondario. In aggiunta, il fondo può concludere accordi con istituzioni finanziarie o bancarie private al fine di ottenere una partecipazione anche di queste ultime al sostegno del paese in difficoltà.
Altre misure
Tra le attività del MES oltre ai prestiti c’è anche la possibilità di erogare linee di credito precauzionali, prestiti per ricapitalizzare direttamente o indirettamente le banche.
Fondo salva Stati: cos’è
Molto si è discusso in questi anni di riformare il MES. Tra le ipotesi quella di essere fondo di ultima istanza a sostegno del Fondo di risoluzione unico, finanziato dalle banche degli stati membri. In pratica, in caso di esaurimento delle risorse da parte del Fondo di risoluzione sarebbe intervenuto in aiuto il MES. Tutto questo sul solco di un potenziamento del fondo verso un sempre maggior sostegno dei paesi in difficoltà.
L’emergenza COVID-19 ha interrotto le discussioni sulla riforma del MES spostando l’attenzione sugli aiuti economici a beneficio delle economie maggiormente colpite dalla pandemia.
In particolare, il vertice del Consiglio europeo del 23 aprile ha dato il via libera ad una serie di aiuti economici tra cui il “Pandemic crisis support”, un prestito erogato dal MES con una dotazione complessiva di circa 240 miliardi e la possibilità di mettere a disposizione aiuti pari al 2% del PIL. Nel caso dell’Italia la cifra sarebbe attorno ai 36 miliardi.
La linea di credito è pensata per finanziare le spese sanitarie evitando ai singoli paesi il ricorso al mercato, con la vendita di titoli di stato condizionata al rischio di pagare tassi d’interesse elevati, mentre quelli del MES sarebbero di gran lunga più contenuti.