Nei mesi in cui la pandemia ha implicato il rispetto di rigide regole di sicurezza sanitaria e restrizioni sia in ambito lavorativo che nella vita sociale, la generalità dei dipendenti pubblici hanno lavorato da casa, sperimentando il lavoro agile o smart working. Ora però che la campagna di vaccinazione ha reso il covid un po’ meno pericoloso per la collettività, il Governo ritiene possibile, ed anzi doveroso, il ritorno in ufficio dei dipendenti pubblici.
Infatti, il Presidente del Consiglio ha recentemente firmato un decreto, che prevede il ritorno al lavoro in presenza per i dipendenti pubblici a partire dal giorno 15 ottobre. In base al comunicato stampa diffuso dal governo, e collegato al dpcm in oggetto: “La modalità ordinaria di lavoro nelle pubbliche amministrazioni torna ad essere quella in presenza“, dopo che, dal marzo 2020, era stata scelta come modalità principale di lavoro lo smart working, se applicabile alle specifiche mansioni dei dipendenti PA.
Da ricordare che, secondo i risultati di uno studio della fondazione studi dei consulenti del lavoro, a maggio 2021 – dopo la terza ondata della pandemia – lavorava in smart working il 37,5% di tutti i dipendenti pubblici, vale a dire 1,2 milioni di persone. Sicuramente una cifra non esigua.
Vediamo di seguito qualche dettaglio circa il ritorno in ufficio dei dipendenti pubblici, per avere un’idea di quelle che saranno le modalità concrete. Davvero lo smart working sarà abbandonato del tutto?
Dipendenti PA: per il ministro Brunetta il ritorno in ufficio è essenziale
Nei fatti, è durato circa 18 mesi il periodo di lavoro da casa imposto agli statali. Questi ultimi da metà ottobre tornano in ufficio anche con l’obbligo del Green pass, di cui i dipendenti PA dovranno essere muniti se vorranno rientrare a lavorare in presenza. Proprio il certificato verde, in queste settimane, ha creato e sta creando varie polemiche; ma la linea del Governo è ormai stata tracciata da tempo.
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Il Ministro per la PA, Renato Brunetta, è tra i più soddisfatti per il ritorno alla routine del lavoro d’ufficio: “Si apre l’era di una nuova normalità – ha detto il Ministro subito a seguito della firma del Dpcm – e si completa il quadro avviato con l’estensione dell’obbligo del Green pass a tutto il mondo del lavoro“.
Smart working limitato
Nelle ultime settimane il ministro della Pubblica amministrazione aveva avuto modo di ricordare più volte che lo smart working sarebbe stato limitato a una quota corrispondente a circa il 15% di tutti i dipendenti PA. “E’ una forma di lavoro domiciliare forzato, realizzata nel giro di pochi giorni trasferendo meccanicamente all’esterno delle amministrazioni alcune delle attività che prima venivano svolte in ufficio, senza una scelta organizzativa e strategica di fondo“, erano state le parole di Brunetta rilasciate agli organi di informazioni qualche tempo fa.
Non deve stupire che il provvedimento sul ritorno dei dipendenti PA in ufficio riguardi una una vastissima platea di destinatari: infatti si tratta di circa 3 milioni e 200mila persone.
Dal canto loro, tutte le pubbliche amministrazioni dovranno garantire che il ritorno al lavoro in presenza sia sicuro. Nella integrale osservanza delle misure di prevenzione dei contagi come, ad esempio, il distanziamento e l’utilizzo delle mascherine in spazi chiusi.
Dipendenti PA: lo smart working sarà utilizzato solo se realmente funzionale alle attività
Ci si potrebbe domandare come potrà nuovamente trovare spazio lo smart working nella PA. Ebbene, Brunetta ha spiegato che un nuovo regolamento sul lavoro da casa potrà essere varato soltanto dopo il rinnovo dei contratti pubblici. Per il Ministro della PA, solo a partire da quella fase, sarà possibile “garantire una regolazione puntuale dello smart working“.
Il Ministero auspica che tutte le future possibilità di lavorare da casa non rappresentino un disagio sia per i dipendenti PA; che per gli utenti, come invece successo negli ultimi mesi di pandemia. Con la nuova organizzazione: “potrà finalmente decollare uno smart working vero, strutturato e ancorato a obiettivi e monitoraggio dei risultati – ha affermato Brunetta – che faccia tesoro degli aspetti migliori dell’esperienza emergenziale e che assicuri l’efficienza dei servizi, essenziale per sostenere la ripresa del Paese, e la soddisfazione dei cittadini e delle imprese: il mio faro“.
In sostanza, il decreto del governo non comporta un blocco totale del lavoro agile: le istituzioni spingeranno verso l’attuazione di progetti innovativi dal punto di vista organizzativo e tecnologico e condivisi con i sindacati.
Il nuovo accordo “penso possa essere maturo entro un mese”, ha precisato il Ministro; rimarcando poi che “Il nuovo smart working sarà regolato da un contratto e avrà una base dal punto di vista informatico. Si fa smart working per la soddisfazione dei cittadini e delle imprese, non può essere contro“. Insomma, sì al lavoro agile anche in futuro; ma solo se realmente utile all’efficienza del servizio pubblico ai cittadini.
Dipendenti PA, ritorno in presenza dal 15 ottobre: con quali modalità?
Chi lavora nell’ambito del pubblico impiego, potrebbe chiedersi quali sono le regole da applicare a partire dal 15 ottobre, data di ritorno in ufficio per la generalità dei dipendenti PA. Ebbene, di riferimento sono i dettagli chiariti nelle Faq pubblicate sul sito del governo:
- gradualità del rientro in ufficio. Infatti sarà rispettato un ordine: prima chi lavora agli sportelli; poi chi sta dietro agli sportelli nel back office; e in parallelo le amministrazioni centrali e periferiche. Ciò emerge dalle indicazioni ministeriali delle ultime ore;
- entro la metà di ottobre, saranno indicati gli strumenti tecnologici mirati ad introdurre le piattaforme digitali per la verifica del Green pass;
- circa gli orari, il rientro in ufficio dovrà esservi nel pieno rispetto delle misure di contrasto al coronavirus. Il ministro Brunetta ha specificato che dovrà essere “coerente con la sostenibilità del sistema dei trasporti”. In buona sostanza, il Governo mira a garantire una certa flessibilità degli orari di ingresso e uscita, onde evitare possibili assembramenti nei mezzi pubblici;
- come sopra accennato, lo smart working sarà conservato solo dove realmente utile alla PA. Lo ha chiarito il Ministero della PA: non più del 15% dei lavoratori permarrà a lavorare in smart working. Ma vero è che le PA devono ancora concludere gli accordi per i vari comparti. Inoltre, saranno stipulati accordi individuali con i singoli lavoratori.
- no obbligo del possesso di Green pass per chi lavora in remoto, in quanto la certificazione serve per accedere ai luoghi di lavoro.
Smart working, stop dal 15 ottobre nella PA
Sicuramente da qui al 15 ottobre, data di rientro dei dipendenti PA in ufficio, saranno offerti molti altri dettagli dalle istituzioni, circa le nuove regole da rispettare a lavoro. Ricordiamo infine che l’obbligo del Green pass ai lavoratori, come da decreto, comporta l’assenza ingiustificata per chi non ce l’ha; oltre al mancato pagamento della retribuzione mensile. Non solo: scatterà anche la sanzione da un minimo di 600 ad un massimo 1.500 euro per chi accede all’ufficio senza il certificato verde.