Molto spesso aziende, professionisti o anche soggetti privati si domandano come fare e cosa serve per depositare un brevetto. L’intenzione è quella di proteggere legalmente una qualche invenzione, registrandola e conferendole il titolo di brevetto. La scelta è più che legittima e in alcuni casi non solo conveniente, ma necessaria.
È però opportuno chiarire alcuni aspetti fondamentali per non sbagliare nel comprendere che cos’è un brevetto, quando è possibile depositarlo e come fare per completare la pratica senza sbagliare.
Due tipi di brevetti
Quando si vuole depositare un brevetto, bisogna distinguere tra due diverse tipologie di titolo giuridico: brevetto per invenzione industriale e brevetto per modello di utilità. Rientrano nel primo tipo di brevetto tutte quelle invenzioni che hanno un’applicazione industriale e che forniscono una soluzione “nuova e originale” a un problema tecnico.
Nel caso del brevetto per modello di utilità, invece, si fa riferimento alle “nuove configurazioni” di tutti quegli oggetti, strumenti, macchine o parti di essi che, rispetto a quanto già conosciuto, offrono una migliore o particolare efficacia di impiego e applicazione.
Cosa non può essere brevettato
Anche alla luce di quanto appena detto è fondamentale comprendere che non tutto è brevettabile e che esiste uno specifico elenco di ciò che non può costituire oggetto di brevetto. Rientrano in questa categoria le razze animali, le varietà vegetali, le teorie scientifiche, i metodi matematici, le creazioni estetiche e tutte quelle invenzioni che sono contrarie al buon costume, alla tutela della salute, alla vita delle persone, all’ambiente e più in generale all’ordine pubblico.
I tempi e il principio del “first to file”
Per presentare la pratica con la relativa documentazione per depositare un brevetto è importante conoscere i tempi previsti dalla legge, sia quella italiana che degli altri Paesi. In Italia e in moltissime altre nazioni, vale il principio, detto “first to file” per cui il primo che deposita la domanda di brevetto è il legittimo titolare dello stesso. La rapidità con cui si presenta una domanda, quindi, è uno dei principali elementi di cui tenere conto. Parallelamente bisogna però considerare che la celerità, se non supportata da una documentazione corretta ed esaustiva, potrebbe rivelarsi controproducente. Una volta depositata la domanda, infatti, non è più possibile apportare modifiche sostanziali.
Questo diritto di priorità, previsto in Italia e negli altri Paesi membri della Convenzione d’Unione di Parigi, ha una durata di 12 mesi entro i quali il titolare del diritto ha la priorità nel presentare, per la stessa invenzione, una domanda di brevetto che abbia valore anche fuori dai confini nazionali. Dal momento in cui la domanda viene depositata trascorrono 18 mesi in cui essa rimane segreta per consentire al titolare di ritirarla nel caso decidesse di non presentarla più.
La durata del brevetto
Quando si deposita un brevetto bisogna anche considerare per quanto tempo la legge riconosce i diritti e le tutele a esso legate. Nel caso specifico il brevetto per invenzione dura vent’anni, mentre quello per modello di utilità dieci anni. Perché colui che ha presentato la domanda per depositare un brevetto ne mantenga i diritti per tutta la durata del tempo è necessario che versi le imposte annuali previste.
I costi di registrazione e quelli delle tasse annuali variano in base al tipo di brevetto e alla modalità di presentazione (telematica o cartacea). Considerando la complessità della materia e degli elementi che possono interferire con l’esito positivo della domanda di presentazione, è sempre preferibile rivolgersi a un professionista del settore al quale richiedere una consulenza preventiva. Essa si rivelerà decisiva sia dal punto di vista economico che per garantirsi le tutele previste dalla legge.