Confermando quanto già emerso lo scorso autunno, il bonus acqua potabile non sarà prorogato per il 2024, tuttavia è possibile fruire del credito d’imposta le spese effettuate entro la scadenza del 31 dicembre 2023.
La domanda poteva essere presentata dal 1° febbraio al 28 del mese (e non il 29 febbraio come era possibile ipotizzare) attraverso il sito web dell’Agenzia delle entrate per comunicare le spese sostenute nel 2023. Il servizio si trova all’interno della sezione Servizi, nella categoria Agevolazioni, alla voce Credito di imposta per il miglioramento dell’acqua potabile.
Aggiornamento: l’Agenzia delle Entrate ha rilasciato il provvedimento 151739 del 22 marzo 2024, con il quale comunica di aver terminato il conteggio delle richieste pervenute a titolo di richiesta di rimborsi e ha fissato al 6.45% la percentuale di credito di imposta spettante a chi ha acquistato e installato sistemi di filtraggio, mineralizzazione, raffreddamento e aggiunta di anidride carbonica nell’acqua, come da presente guida. Il credito d’imposta fruibile, è visibile nel proprio cassetto fiscale.
Cos’è e come come funziona il bonus acqua potabile
Come ricorda l’Amministrazione finanziaria nel suo sito web ufficiale, il bonus acqua potabile:
- consiste in un credito d’imposta del 50% relativo alle spese effettuate l’anno precedente;
- è sottoposto ad un limite dei costi agevolabili, pari a mille euro – per ciascun immobile – per le persone fisiche e pari a 5mila – per ciascun immobile – per imprese, liberi professionisti ed enti non commerciali (compresi gli enti del Terzo settore e gli enti religiosi civilmente riconosciuti);
- è oggi supportato da risorse corrispondenti a 1,5 milioni di euro.
Rimarchiamo che le spese debbono attenere ad interventi mirati espressamente al miglioramento qualitativo delle acque per il consumo umano, erogate da acquedotti. Pertanto, la finalità dell’agevolazione in oggetto è quella di contribuire rendere più pulita l’acqua del rubinetto, sollecitando la diminuzione dell’uso delle bottigliette di plastica e razionalizzando così il dispendio delle risorse idriche.
In ogni caso, l’ammontare delle spese effettuate dovrà essere documentato da una fattura elettronica o un documento commerciale, nel quale sia indicato il codice fiscale del soggetto che vuole conseguire il credito.
Le Entrate hanno specificato altresì che, per i privati e in generale i soggetti differenti da quelli esercenti attività d’impresa in regime di contabilità ordinaria, il pagamento delle spese da agevolare doveva essere compiuto con versamento bancario o postale, o con altri sistemi di pagamento diversi dal denaro contante. E non a caso le informazioni sugli interventi, una volta realizzati, debbono essere trasmesse in via telematica all’Enea in modo da assicurare piena trasparenza.
Ricordiamo altresì che gli ultimi aggiornamenti in materia si ricollegano alla documentazione fornita dall’Amministrazione finanziaria, con il provvedimento con n. protocollo n. 3921/2024.
Quanto spetta
Attenzione perché il detto bonus non avrà un valore fisso ed uguale per tutti, bensì terrà conto delle risorse materialmente disponibili. Infatti se è vero che il credito d’imposta spettante è, sulla carta, uguale al 50% delle spese sostenute fino a un massimo di 1.000 o 5.000 euro, il concreto valore dell’agevolazione in gioco sarà quantificato sulla scorta delle risorse disponibili per il 2023 e degli importi richiesti dai potenziali beneficiari. Pertanto non è possibile stabilire, a priori, l’ammontare del bonus acqua potabile 2024.
Sarà anzi compito delle Entrate stabilire il valore effettivo che potrà essere riconosciuto, con un apposito provvedimento da adottare entro il 31 marzo prossimo.
C’è poi un dettaglio non irrilevante da considerare: già negli anni scorsi, in cui il bonus era in fase sperimentale, lo Stato non è stato mai in grado di garantire la copertura integrale del credito d’imposta al 50%. E se per le spese 2023, come detto, le risorse sono pari ad un ‘solo’ milione e mezzo di euro (contro i 5 del passato), è assai probabile che anche questa volta le risorse non basteranno a coprire in misura piena il bonus.
Come fare domanda di Bonus
Ma quali sono le istruzioni su come richiedere l’agevolazione in oggetto? Ebbene, se per i costi relativi all’acquisto di sistemi di filtraggio, mineralizzazione, raffreddamento e addizione di anidride carbonica alimentare, non vi sono più agevolazioni a causa della mancata proroga del bonus acqua potabile, per quanto riguarda le spese effettuate nel 2023, i potenziali beneficiari potranno fare domanda dal primo febbraio fino al 28. Per questa via, potranno richiedere il citato credito d’imposta al 50%.
I potenziali beneficiari dovranno utilizzare un apposito modello di comunicazione, fornito dalle Entrate. In particolare, tra le varie informazioni da immettere per conseguire il bonus acqua potabile è essenziale la cifra delle spese effettuate, su cui si quantifica (in rapporto al totale delle risorse disponibili) l’ammontare del credito d’imposta spettante.
La domanda andrà fatta in formato digitale, servendosi degli strumenti ad hoc offerti dall’Agenzia delle Entrate ovvero di quanto incluso nell’area riservata (percorso Servizi – Agevolazioni – Credito d’imposta per il miglioramento dell’acqua potabile). Alternativamente sarà possibile servirsi dei canali telematici dell’Agenzia.
Cosa succede successivamente
Entro dieci giorni dall’invio, la piattaforma informatica invierà una ricevuta a colui che ha completato l’iter di domanda. In essa vi sarà la presa in carico della richiesta bonus acqua potabile oppure il diniego motivato.
Il credito d’imposta potrà essere usato in compensazione con F24 oppure, in riferimento alle persone fisiche che non svolgono attività d’impresa o lavoro autonomo, anche nella dichiarazione dei redditi riferita all’anno dei costi sostenuti e in quelle degli anni posteriori – fino all’integrale utilizzo del bonus spettante.
Ricordiamo infine che è stata la la legge di Bilancio 2022 a prorogare al 2023 questa agevolazione, inizialmente introdotta per il solo biennio 2021-2022 dalla manovra 2021.
Conclusioni
Se da un lato è stato possibile recuperare le spese sostenute nel corso del 2023, dall’altro la percentuale di fruizione comunicata dall’Agenzia è veramente bassa, attestandosi ad appena il 6.45% delle spese sostenute.
Questo a causa del numero elevato di domande pervenute e l’esiguità dei fondi disponibili. Quindi i beneficiari potranno recuperare appena qualche decina di euro da usare come credito d’imposta, a fronte di spese già sostenute nel 2023.