Dal primo settembre è scattata l’abolizione del superticket sanitario. Di cosa si trattava? Il super ticket consisteva in un costo da aggiungere al normale ticket sanitario da versare in caso di visite mediche specialistiche e applicato in molte regioni del nostro Paese.
Niente più spesa aggiuntiva (pari solitamente a 10 euro forfettarie) pagata dal contribuente alla regione di appartenenza, in caso di prestazioni sanitarie specialistiche effettuate presso strutture del servizio sanitario nazionale.
La buona notizia è che l’abolizione della tassa aggiuntiva riguarda tutti i cittadini a prescindere dal reddito percepito. Rimane invariato l’esonero del ticket sanitario in funzione del reddito.
Vediamo meglio i vantaggi dell’abolizione del superticket e le motivazioni che hanno portato alla sua cancellazione.
Superticket sanitario: cos’è
Il Superticket sanitario consisteva in un costo da versare in aggiunta rispetto al normale ticket sanitario per risolvere il problema del taglio dei trasferimenti alle amministrazioni locali. Previsto in caso di analisi ed esami diagnostici nonché su visite mediche specialistiche, esso si applicava sulla singola ricetta.
La sua abolizione viene considerata dal ministro della Salute Roberto Speranza una battaglia vinta in nome del diritto alla salute costituzionalmente garantito. Con la misura adottata evidente è l’intento del Governo di consentire a tutti l’accesso alla pubblica sanità.
Introdotto nel 2011 si lascia alle Regioni la possibilità di stabilire autonomamente se e come applicarlo. Di fatto non era un costo sostenuto da tutti gli Italiani poiché già da tempo alcune regioni lo avevano eliminato. Anche per questa ragione la sua imposizione è stata totalmente disomogenea nell’ambito del territorio nazionale e ha favorito disparità di trattamento dei cittadini a livello locale.
Superticket ridotto e/o variabile
Anche se già in molte regioni non era presente è solo l’ultima manovra finanziaria che ne prevede ufficialmente la totale abolizione. Alcune regioni lo hanno mantenuto totalmente, altre lo hanno applicato in funzione della fascia di reddito oppure in base all’importo della ricetta. Ma non è tutto perché vi sono delle amministrazioni locali in cui viene applicato in base al tipo di prestazione sanitaria.
La prima ad applicarlo in maniera ridotta era stata l’Emilia-Romagna, che nel 2018 ha previsto l’eliminazione del superticket per i pazienti con reddito inferiore ai 100mila euro lordi. Anche in altre Regioni, come Basilicata, Sardegna, Valle d’Aosta già da tempo non si pagava.
In Abruzzo, Lazio, Liguria e Puglia le 10 euro venivano direttamente applicate nella ricetta mentre in Toscana la tassa era proporzionale al reddito percepito e poteva addirittura arrivare ad un importo di 30 euro nel caso di redditi superiori a 100mila euro. Calcolato invece in base all’importo della ricetta in Piemonte e Lombardia, quest’ultima ultima regione che ha provveduto ad abolirlo nel marzo 2020.
Se questa era la situazione fino a pochi fa, dal 1° settembre questo balzello non c’è proprio più e nessuno dovrà pagarlo a prescindere dalla prestazione ricevuta o dalla fascia di reddito di appartenenza.
Abolizione del superticket sanitario: quali le motivazioni
Si è deciso di abolire il superticket sanitario in quanto da molti ritenuto un costo iniquo e ingiustamente previsto.
Secondo taluni avrebbe avuto l’effetto di favorire le strutture sanitarie di tipo privato a scapito della sanità pubblica, data la convenienza, almeno in taluni casi (tenuto conto anche delle lunghe attese) a preferire i centri privati.
Non solo alcune regioni non prevedevano già prima l’obbligo di pagare il superticket; da ricordare anche che il balzello non doveva essere versato in base a criteri di reddito, requisiti di età e condizioni pregresse di salute. In sostanza erano previsti già dei casi di esenzione.
Erano esclusi dal pagamento del costo aggiuntivo di 10 euro:
- i bambini aventi un’età inferiore a 6 anni e gli anziani con età superiore a 65;
- coloro che percepiscono un reddito inferiore ai 36mila euro;
- le persone affette da malattie rare e croniche specificatamente indicate dal ministero della salute.
Si allarga dunque oggi la platea di coloro che non dovranno più versare il superticket; anche chi non si trovava in una delle sopracitate categorie potrà infatti beneficiare dell’esenzione.