Esiste un limite minimo e massimo di temperatura sul posto di lavoro? Cosa prevede la legge e cosa può fare un lavoratore per far valere i suoi diritti? Tutte le aziende con almeno un lavoratore devono attuare delle misure con le quali garantire il benessere psicofisico dei lavoratori, come previsto dal codice civile e dal testo unico per la salute e sicurezza nei luoghi di lavoro (d. lgs. 81/08). Tali misure sono poste a tutela della salute degli individui, ossia uno dei diritti rientranti tra quelli garantiti dalla nostra Costituzione.
Nell’allegato IV del Testo Unico, sono elencati i requisiti da rispettare per quanto riguarda la salubrità dei luoghi di lavoro ed il cd microclima: altezze dei locali, aerazione, illuminazione e ovviamente la temperatura.
Temperatura sul posto di lavoro, a quanti gradi si lavora meglio?
Negli anni numerosi studi di prestigiose università, commissionati spesso dai governi stessi, si sono soffermati sulla tematica. Tuttavia senza mai addivenire ad una soluzione univoca, essendo la tematica fortemente condizionata da soggettività.
Tuttavia, alcuni anni fa, è intervenuta sulla questione l’Organizzazione Mondiale della Sanità, che ha indicato come condizione ottimale di lavoro in ufficio, una temperatura compresa tra i 18 e 24 gradi (64 – 75 gradi Fahrenheit).
E in Italia?
La normativa nazionale non impone alle aziende di dover mantenere la temperatura sul posto di lavoro entro una determinata fascia. Essendo peraltro le condizioni ambientali fortemente condizionate da soggettività – come detto inizialmente – e dalla specificità del lavoro (si pensi alle industrie alimentari ad esempio).
L’Inail, tuttavia, raccomanda di mantenere all’interno degli uffici, una temperatura compresa tra i 18 e i 22 gradi in inverno. In estate, invece, la differenza tra temperatura interna ed esterna, non dovrebbe superare i 7 gradi.
Cosa può fare un lavoratore nel caso in cui reputi la temperatura troppo alta o troppo bassa per poter lavorare?
Come previsto dal D. Lgs. 81/08, si ricorda che il lavoratore ha il dovere di segnalare al proprio responsabile o al datore di lavoro, qualsiasi anomalia riscontrata che potrebbe impedire il regolare svolgimento della propria prestazione. Per migliorare la condizioni di lavoro, il datore di lavoro dovrà porre in essere misure di prevenzione e protezione adeguate.
Si fa presente che sulla materia vi è una pronuncia della Corte di Cassazione (la n. 6631 del 01.04.2015), la quale ha condannato un datore di lavoro che non aveva fornito un ambiente di lavoro adeguato ad i propri lavoratori che si erano rifiutati di lavorare per il freddo eccessivo. La suprema corte ha infatti ritenuto che i lavoratori, ai quali era stata trattenuta la retribuzione dal datore di lavoro, si erano legittimamente astenuti dal lavoro per impossibilità oggettiva a svolgere le normali attività di lavoro.
E’ stato rimarcato che è obbligo del datore di lavoro il dover effettuare la regolare manutenzione degli impianti e dei luoghi di lavoro in generale. La disorganizzazione dell’azienda quindi non può ripercuotersi sulla salute dei dipendenti.
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