Mentre il neo ministro del Lavoro e dello Sviluppo Economico, Luigi Di Maio, si batte per le tutele dei riders e in attesa che venga stipulato il primo CCNL di settore, un’importante sentenza del Tribunale di Milano stabilisce che chi riveste questo ruolo non può essere considerato lavoratore subordinato. È stata pertanto respinta la richiesta di un rider che chiedeva ad una nota azienda del settore, specializzata nelle consegne a domicilio, di essere riconosciuto come “lavoratore dipendente a tempo indeterminato”.
La sentenza ha lasciato il lavoratore con l’amaro in bocca. Attualmente i riders non possono essere considerati alla stregua di un qualsiasi dipendente subordinato; né tantomeno l’azienda ha l’obbligo di convertirlo a tempo indeterminato per non avergli fatto firmare un contratto di lavoro.
Riders, gig economy: chi sono?
Si tratta di quei lavoratori che lavorano come fattorini che consegnano a domicilio principalmente cibo d’asporto, grazie alle opportunità offerte dai siti e applicazioni. Si tratta di impieghi c.d. “on demand”, ossia su richiesta, capostipiti della nuova gig economy.
Si lavora, quindi, solo se vi è necessità e soprattutto senza tutele, né previdenziale né assicurativa; poiché tali lavoratori non sono inquadrabili in nessuno contratto collettivo nazionale del lavoro. Tali figure, infatti, sono nate con l’emergere della crisi, e attualmente parecchie persone stanno sfruttando la nuova tecnologia per riuscire a portare a casa qualche euro.
In considerazione del fatto che il fenomeno dei riders sta crescendo sempre di più, secondo il ministro del lavoro e delle Sviluppo Economico vi è la necessità di regolamentare a tutti gli effetti tali lavoratori con un CCNL ad hoc. Questo dovrà prevedere per l’appunto tutte le tutele e garanzie di un normale lavoratore dipendente subordinato.
CCNL riders: primo contratto in Europa
Proprio in questi giorni il ministro del lavoro ha incontrato gli operatori della gig economy e le parti sociali per discutere sul delicato tema dei riders.
L’intento è quello di istituire il primo contratto collettivo nazionale del lavoro in Europa per tali lavoratori; con l’obiettivo di dare più tutele e garanzie a quelli che, per il titolare dei dicasteri del Lavoro e dello Sviluppo Economico, sono il simbolo di una generazione abbandonata.
L’obiettivo potrebbe essere raggiunto in due modi:
- presentare una legge in cui il Governo decide autonomamente;
- oppure coinvolgere tutti gli interessati per trovare un accordo equilibrato.
Riders, sentenza Tribunale di Milano: no al lavoro subordinato
Il rider non è un lavoratore subordinato. A stabilirlo è una recente sentenza del Tribunale di Milano (riportata da Repubblica.it) che ha respinto una causa intentata da un lavoratore contro una società del settore; chiedendo di essere appunto inquadrato come lavoratore dipendente nel periodo di lavoro prestato.
La prestazione lavorativa veniva svolta per mezzo di un’auto e, a detta del legale della società, non vi era l’obbligo di garantire la prestazione; conservando anche la possibilità e libertà di scegliere di effettuare o meno le consegne.
Da qui nasce comunque il problema di regolarizzare i riders. Si tratta di lavoratori che lavorano con mezzi ad alto rischio di incidenti, in alcuni casi anche gravi e senza alcuna tutela assicurativa.
Si sta pensando all’idea di istituire un patentino ad hoc per questa categoria di lavoratori, al fine evitare incidenti scoperti da tutele. Caso emblematico: qualche mese fa un fattorino di ritorno da una consegna, ha perso una gamba in una collisione.
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