Se la pensione pagata dall’INPS ha un importo maggiore di quello dovuto, l’Istituto non può chiedere il rimborso se l’errore è dovuto ai propri calcoli. E’ quanto ha stabilito la Cassazione con una recente sentenza su un ricorso dell’INPS.
Nel caso specifico la Cassazione ha rigettato il ricorso dell’INPS contro la sentenza di secondo grado. La corte d’appello aveva infatti riconosciuto ad un avvocato il diritto alla retribuzione e al trattamento di quiescenza corrisposti dall’INPS durante il rapporto di lavoro e l’attribuzione della pensione corrisposta dalla data delle dimissioni del lavoratore, in quanto questi costituiscono diritti intoccabili per fatti successivi.
Per la Cassazione se l’errore non è dovuto al dolo del soggetto che ha ricevuto il pagamento, ma ad un errore dell’istituto, non si può procedere al recupero delle somme erogate, ma solo a rettifiche.
Nel testo della Sentenza fa riferimento al principio di irripetibilità delle pensioni disciplinato dalla L. 88/1989 per cui:
le pensioni possono essere in ogni momento rettificate dagli enti erogatori in caso di “errore di qualsiasi natura” commesso in sede di attribuzione o di erogazione della pensione, ma non si fa luogo al recupero delle somme corrisposte, salvo che l’indebita prestazione sia dovuta a dolo dell’interessato
Leggi il testo della Sentenza 482/2017
Suprema Corte di Cassazione Sez. Lavoro Sentenza n. 482/2017 dell’11/01/2017
Sentenza Cassazione n. 482/2017 (464,5 KiB, 1.533 hits)