Con la sentenza n. 22993 depositata il 21 agosto 2024, la Corte di Cassazione, Sezione Lavoro, affronta una questione chiave riguardante l’erogazione dell’indennità di disoccupazione ASpI (ora NASpI) e la necessità della dichiarazione di immediata disponibilità al lavoro.
Il caso ha origine dalla richiesta del signor E.P., detenuto in custodia cautelare, che chiedeva il riconoscimento dell’indennità di disoccupazione a partire dal 22 gennaio 2015, giorno successivo alla sua domanda amministrativa, e non dal 2 novembre 2015, data in cui aveva presentato la dichiarazione d’immediata disponibilità.
La decisione della Corte d’Appello di Bologna
La Corte d’Appello di Bologna aveva accolto il ricorso del lavoratore, ritenendo superflua la dichiarazione di immediata disponibilità, poiché lo stato di detenzione certificava automaticamente lo stato di disoccupazione.
Secondo la Corte, richiedere una dichiarazione formale di disponibilità al lavoro sarebbe stato irragionevole per una persona in stato di detenzione, poiché lo stato detentivo implicava già l’impossibilità di lavorare.
Ricorso dell’INPS
L’INPS ha impugnato la decisione della Corte d’Appello, sostenendo che la legge richiedeva comunque la presentazione della dichiarazione di immediata disponibilità al lavoro, anche per i detenuti. L’Istituto ha fatto riferimento alle disposizioni dell’art. 2, comma 1, del D.Lgs. n. 181 del 2000, che stabiliscono che lo stato di disoccupazione debba essere accompagnato da tale dichiarazione per ottenere l’indennità di disoccupazione.
Il ricorso si basava anche sull’art. 4, comma 38, della Legge n. 92 del 2012, che chiarisce come la dichiarazione debba essere resa anche all’INPS, che provvede poi a trasmetterla al servizio competente.
La sentenza della Corte di Cassazione
La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso dell’INPS, affermando che la dichiarazione di immediata disponibilità al lavoro è un requisito essenziale per accedere all’indennità ASpI. In sostanza gli ermellini hanno rigettato l’idea che lo stato di detenzione possa automaticamente sostituire questa dichiarazione, poiché la legge non prevede deroghe esplicite o implicite a tale requisito.
La Corte ha sottolineato che, sebbene lo stato di detenzione possa influenzare la possibilità di svolgere un lavoro, la dichiarazione di disponibilità resta necessaria per definire lo stato di disoccupazione ai fini previdenziali. Questo requisito non è considerato eccessivamente gravoso, in quanto la dichiarazione può essere presentata anche in stato di detenzione, e non esclude la possibilità che il detenuto, una volta libero, possa accettare un’offerta di lavoro.
A cosa serve la DID Dichiarazione di Immediata Disponibilità
La Corte ha ribadito che la dichiarazione di immediata disponibilità rappresenta un requisito fondamentale per accedere all’indennità di disoccupazione. Questo strumento consente di distinguere tra chi è effettivamente disoccupato e disponibile a lavorare e chi, pur essendo privo di occupazione, non ha manifestato tale disponibilità.
Anche se la Corte d’Appello di Bologna aveva sostenuto che la situazione di detenzione certificava lo stato di disoccupazione, la Corte di Cassazione ha chiarito che, per ottenere l’indennità, il detenuto deve comunque seguire la procedura formale prevista dalla legge. La normativa vigente non prevede alcuna esenzione per i detenuti riguardo alla presentazione della dichiarazione di disponibilità al lavoro.
Conseguenze della Sentenza
La sentenza della Corte di Cassazione ha confermato l’importanza della formalità e del rispetto delle regole previste dalla legge per l’accesso alle prestazioni previdenziali. Anche in situazioni particolari, come quella della detenzione, i lavoratori devono presentare la documentazione richiesta per poter ottenere i benefici previsti.
Questa decisione pone un chiaro limite all’interpretazione delle norme, affermando che anche i detenuti devono dichiarare la loro disponibilità al lavoro per accedere all’indennità di disoccupazione. Nonostante lo stato detentivo possa rappresentare un ostacolo pratico all’esercizio di un lavoro, la dichiarazione di disponibilità resta un passaggio obbligato per garantire l’accesso alle prestazioni previdenziali.
Conclusioni
In definitiva, la Corte di Cassazione ha stabilito che la dichiarazione di immediata disponibilità al lavoro è un requisito imprescindibile per ottenere l’indennità ASpI, anche per i detenuti. La decisione della Corte d’Appello di Bologna, che aveva esentato il lavoratore dal presentare tale dichiarazione, è stata cassata.
La sentenza ha una rilevanza significativa in ambito previdenziale, poiché riafferma la necessità di rispettare le formalità previste dalla legge per l’accesso alle prestazioni. Anche situazioni particolari, come lo stato di detenzione, non possono derogare a questi requisiti. Questo principio tutela l’uniformità delle regole e garantisce che il sistema previdenziale possa operare in modo equo e trasparente per tutti i lavoratori.
La pronuncia ribadisce, infine, il ruolo cruciale della dichiarazione di disponibilità al lavoro, che non può essere considerata un semplice formalismo, ma un elemento sostanziale del diritto alla prestazione.
NASpI e DiD
Aggiungiamo infine questa nota a margine per ricordare che ad oggi, quando si presenta una domanda per l’indennità di disoccupazione (NASpI) all’INPS, non è più necessario rilasciare separatamente la Dichiarazione di Immediata Disponibilità (DID). Questo perché la domanda di NASpI funge anche da DID.
In pratica, nel momento in cui si compila e invia la domanda di NASpI tramite il portale dell’INPS o un patronato, si dichiara automaticamente la propria disponibilità a cercare un nuovo impiego, soddisfacendo così il requisito per ricevere l’indennità. Questo semplifica la procedura per chi richiede il sussidio.