Con la sentenza n.27819 del 2009 la Corte di Cassazione (Quarta sezione penale), interviene in maniera secca e decisa in tema di prevenzione e sicurezza sui luoghi di lavoro, stilando un vademecum per i datori di lavoro, proprio al fine di evitare il fenomeno tristemente conosciuto delle “morti bianche”.
Con questa sentenza, la Corte ha confermato la condanna della Corte d’Appello di Milano nei confronti del titolare di una società di opere stradali accusato di omicidio colposo per la morte di un operaio; i Giudici hanno sottolineato che il datore di lavoro, ” in quanto titolare della relativa posizione di garanzia” (prevista dall’art. 2087 c.c.), ha ” l’obbligo di istruire i lavoratori sui rischi connessi alle attività lavorative svolte” e deve “adottare tutte le opportune misure di sicurezza e la effettiva predisposizione di queste”.
Morti bianche: la sentenza della Cassazione
Non solo, il datore di lavoro deve anche garantire
” il controllo, continuo ed effettivo, circa la concreta osservanza delle misure predisposte per evitare che esse vengano trascurate o disapplicate”.
Spetta poi sempre al datore di lavoro
“il controllo sul corretto utilizzo, in termini di sicurezza, degli strumenti di lavoro e sul processo stesso di lavorazione”.
Sulla base di questi principi, la Corte ha condannato l’imprenditore in quanto ritenuto responsabile di aver violato “le norme per la prevenzione degli infortuni sul lavoro e per non avere adottato le misure di sicurezza sufficienti per la protezione della zona di lavoro dell’infortunio, per non avere predisposto la segnaletica stradale sufficiente a garantire l’incolumità dei lavoratori e per non avere fornito i dispositivi di protezione individuali idonei, quali indumenti specifici con inserti catarifrangenti”.
Pertanto secondo i giudici, non basta che vi sia un responsabile della sicurezza sui cantieri per cancellare tutte le colpe del datore di lavoro.
In particolare, se è vero che il titolare di una società può delegare ad altri i suoi doveri di “osservanza e sorveglianza” delle norme anti infortuni, tuttavia questa delega non può essere affidata a chiunque. Deve invece trattarsi di una “persona tecnicamente capace, dotata delle necessarie cognizioni tecniche e dei relativi poteri decisionali e di intervento”. Delegare tali funzioni a un soggetto che, nei fatti, non possiede le capacità “minime” per poterle svolgere, è come non delegare nessuno e, le colpe, restano tutte sul proprietario della ditta.
Conclusioni
La Cassazione conclude con un preciso monito agli imprenditori; precisando che in ogni caso, anche se è tutto in regola e la sicurezza è legittimamente affidata ad un tecnico dell’azienda:
“ il datore di lavoro ha comunque l’obbligo di di vigilare e controllare che il delegato usi concretamente la delega secondo quanto la legge prescrive”.
Questa sentenza riafferma ancora una volta la fondamentale, anzi direi la vitale importanza delle leggi sulla sicurezza sui luoghi di lavoro. Di troppe morti assurde sono piene le pagine di giornali e le TV; tragedie che possono essere evitate semplicemente rispettando la legge. Non si chiede uno sforzo sovraumano, si chiede solo di adottare le opportune misure di sicurezza previste dalla legge.
La negligenza, la trascuratezza e l’avidità di molti imprenditori che non rispettano le norme, non possono valere più di una vita umana. D’altra parte, gli stessi lavoratori devono acquisire maggiore consapevolezza dell’ importanza delle norme sulla sicurezza e pretendere che vengano rispettate. Ne va della loro vita!
Non si può ancora nel 2009, uscire di casa per lavorare e non tornare più, proprio perchè a lavoro abbiamo trovato la morte!