La Commissione Europea ha deferito l’Italia alla Corte di Giustizia Europea per non aver adottato misure al fine di attuare adeguatamente la legislazione UE in tema di licenziamenti collettivi. In particolare, la Commissione ha chiesto all’Italia di porre fine all’esclusione dei dirigenti dalle garanzie procedurali relative all’informazione e alla consultazione dei lavoratori sul luogo di lavoro previste dalla legislazione dell’Unione.
La Commissione è venuta a conoscenza dell’infrazione in questione a seguito di una petizione presentata al Parlamento europeo. Nel giugno 2012 la Commissione ha chiesto all’Italia di adottare le misure necessarie per porre fine all’esclusione dei dirigenti dal campo di applicazione della direttiva (cfr. IP/12/665) ma nessuna misura in tal senso è stata notificata alla Commissione
La direttiva 98/59/CE fa obbligo ai datori di lavoro che prevedono di effettuare licenziamenti collettivi di procedere a consultazioni con i rappresentanti dei lavoratori al fine di giungere a un accordo. Nelle consultazioni devono essere esaminate le possibilità di evitare i licenziamenti collettivi o di ridurre il numero di lavoratori interessati, nonché di attenuare le conseguenze dei licenziamenti ricorrendo a misure sociali di accompagnamento intese in particolare a facilitare la riqualificazione e la riconversione dei lavoratori licenziati.
La legislazione italiana e la pertinente giurisprudenza italiana escludono da tale normativa i dirigenti. Esclusione che dunque costituisce non solo una discriminazione ingiustificata contro i dirigenti stessi, ma può anche, in certi casi, determinare un indebolimento ingiustificato della tutela di altre categorie di lavoratori sul posto di lavoro. In particolare, essa può rendere più difficile raggiungere la soglia di licenziamenti richiesta dalla legge per attivare la procedura di informazione e consultazione.
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