Criticare l’azienda via email non può costituire giusta causa di licenziamento, perchè tale attività rientra nel diritto di critica e di libertà sindacale garantite dalla Costituzione. L’invio di una email ai colleghi per contestare le politiche aziendali del datore di lavoro, costituisce comunque svolgimento di attività sindacale di cui sono titolari tutti i lavoratori a prescindere dal fatto che essi ricoprano o meno una carica rappresentativa sindacale.
E’ questo in sostanza quanto stabilito dalla sentenza della Cassazione n. 3484/2017 con la quale la Suprema Corte pone fine alla vicenda del delegato Fiom Capuozzi dichiarando illegittimo il licenziamento comminato dalla Fiat a quest’ultimo nel 2010.
Una storia finita su tutti i giornali perchè avvenuta durante il periodo di dure contestazioni all’azienda torinese FIAT sul referendum di Pomigliano. In quei giorni di aspre polemiche e di molteplici dibattiti anche a livello nazionale sul contratto di Pomigliano, il lavoratore inviò a 44 suoi colleghi dalla posta elettronica aziendale una mail sindacale, criticando le politiche volute da Marchionne e invitato i lavoratori alla “lotta”.
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Criticare l’azienda via email rientra fra i diritti sindacali
La Suprema Corte conferma la sentenza d’appello che ha valutato il rapporto di adeguatezza fra il contesto conflittuale e l’uso delle espressioni usate nel comunicato che aveva ad oggetto l’accordo separato sottoscritto per la stabilimento di Pomigliano, “che è stato inviato ad una ristretta cerchia di destinatari , colleghi di qualifica impiegatizia analoga a quella del dipendente , perfettamente in grado di comprendere “la natura figurata del linguaggio utilizzato”.
Il tenore delle espressioni usate va letto nel contesto della estrema conflittualità aziendale venutasi a creare a seguito della vertenza di Pomigliano che aveva raggiunto la ribalta nazionale e creato giorni e giorni di discussioni e polemiche.