Come ricorda anche il sito web del Dipartimento per le politiche della famiglia, l’istituto del cd. congedo consiste in un lasso di tempo di astensione facoltativa dal lavoro, assegnato ai lavoratori e alle lavoratrici genitori per occuparsi del figlio o della figlia, nella sua primissima fase di crescita. La finalità è quella di garantire la soddisfazione dei bisogni affettivi e relazionali e, in questo periodo di assenza dall’ufficio, i lavoratori e le lavoratrici incassano un’indennità economica sostitutiva del reddito da lavoro.
Ebbene, proprio in riferimento a questa specifica agevolazione per i genitori con un’occupazione, assume in questi giorni estremo rilievo la sentenza del tribunale di Bergamo, emessa in data 25 gennaio, che di fatto sanziona l’Inps per aver escluso le coppie omogenitoriali o coppie LGBT dal congedo genitoriale.
Conseguentemente l’istituto di previdenza dovrà introdurre dei correttivi nelle procedure della sua piattaforma web, in modo che anche i diritti di dette coppie LGBT siano tutelati al pari di quelli di tutte le altre. Vediamo più da vicino la vicenda.
Cosa dice la sentenza del Tribunale di Bergamo
Ricordiamo che per omogenitorialità si intende la relazione tra i membri di una coppia omosessuale e i figli che crescono in detta coppia. Si fa riferimento sia ai figli nati da una anteriore relazione eterosessuale, sia a coloro che sono nati da un progetto della coppia stessa – tramite il ricorso a tecniche di procreazione medicalmente assistita.
Ebbene, la summenzionata sentenza del Tribunale di Bergamo segna un passo avanti contro le ingiustificate distinzioni di genere e, di fatto, condanna l’ostacolo tecnico-informatico che finora si è opposto al riconoscimento delle famiglie LGBT, ovvero l’impossibilità di fare domanda per il congedo genitoriale sul sito web dell’istituto di previdenza.
Secondo i giudici lombardi, ciò rappresenta una limitazione dei diritti e, al contempo, “un’ingiustificata discriminazione a danno dei genitori dello stesso sesso”. Si tratta delle parole incluse in una sentenza di indubbio rilievo e che costringerà l’Inps ad apporre alcune modifiche alla struttura del suo sito web ufficiale. Quest’ultimo, come sappiamo, oltre ad avere una funzione informativa, serve anche come strumento di accesso alla rete di prestazioni che fanno capo allo stesso istituto.
Congedi genitoriali per coppie LGBT: la vicenda in sintesi
La sentenza del Tribunale di Bergamo giunge all’esito del procedimento iniziato con un’azione collettiva promossa nel maggio 2023 dalla Rete Lenford – Avvocatura per i diritti LGBTI+ – in quanto associazione rappresentativa legittimata ad avviare autonomamente e direttamente un processo – in collaborazione con la CGIL.
Quest’ultima, intervenendo nell’iter giudiziario, ha aderito alla posizione di Rete Lenford, allo scopo di far accertare il diritto delle coppie composte da genitori dello stesso sesso ad avvalersi, alle stesse condizioni previste per le coppie di genitori eterosessuali, di alcuni istituti pensati per supportare le responsabilità di cura verso la prole. Nello specifico si fa riferimento ai congedi genitoriali.
Ebbene, con il ricorso presso il Tribunale di Bergamo, è stato chiesto – in particolare – di dichiarare che:
- il congedo di paternità obbligatorio vale altresì per una lavoratrice laddove sia genitrice in una coppia composta da due donne;
- il congedo di paternità alternativo spetta al padre anche laddove sia genitore in una coppia di due uomini
- il congedo parentale vale sia per ognuno dei due genitori indipendentemente dal genere dell’altro genitore
- i periodi di riposo valgono anche per il padre laddove sia genitore in una coppia di due uomini
- le indennità di maternità per iscritte alla gestione separata e lavoratrici autonome spettano al padre anche quando è genitore in una coppia di due uomini.
Sito INPS inefficiente in tal senso: non prevede la scelta per le coppie LGBT
Come rimarca la CGIL nel suo sito web, anche attraverso il supporto del patronato INCA della CGIL di Brescia, Rete Lenford – in corso di causa – è stata in grado di provare che il portale web dell’istituto di previdenza – nello spazio destinato alla presentazione delle domande per i congedi genitoriali – non permetteva ai genitori LGBT di ultimare le domande, in quanto impediva di dare le generalità di entrambi. Infatti era emerso che il genitore non biologico, che provava a fare richiesta di congedo parentale, si trovava poi innanzi ad un messaggio di errore. Ma le norme vigenti tutelano l’omogenitorialità, tanto che:
- il congedo genitoriale va attribuito ad ambo i genitori, sia a quello biologico che a quello adottivo;
- detta agevolazione va al di là del genere del compagno o della compagna. Inoltre è uno strumento necessario a fornire assistenza al figlio nella primissima fase della sua vita.
Pertanto, aderendo in sostanza alla tesi prospettata nel ricorso, il Tribunale ha acclarato la sussistenza della discriminazione a danno di genitori dello stesso sesso, e già tali per i registri italiani dello stato civile, imponendo all’Inps un termine di due mesi per apporre le opportune modifiche al portale web, rendendolo compatibile con la richiesta di congedo genitoriale da parte delle coppie LGBT. Al contempo il giudice ha previsto una sanzione di 100 euro, per ciascun giorno di ritardo nell’aggiornamento dei servizi informatici del sito.
Ulteriori chiarimenti
La CGIL, a commento della sentenza, ha sottolineato che lo strumento informatico dell’Inps per le domande di congedi e riposi, per cui è stata fatta la causa, in verità rispecchierebbe la normativa interna, emanata a suo tempo ma mai aggiornata – nonostante l’opportunità rappresentata dal recepimento della cd. Direttiva Congedi nel 2022. Essa era stata pensata all’origine per due genitori di sesso differente.
Ma essendo di istituti di garanzia, per i quali vale il divieto di discriminazione per orientamento sessuale di cui al diritto dell’Unione Europea, il Tribunale di Bergamo non ha fatto altro che allinearsi alle norme comunitarie, affermando che i congedi genitoriali devono essere accessibili anche alle coppie LGBT.
Essi potranno così suddividere i compiti di cura e assistenza, come già accade per i genitori eterosessuali, dopo l’aggiornamento del servizio informatico Inps.
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