Importante decisione della Corte di Cassazione in tema di successione di contratti, ed in particolare di un lavoro subordinato preceduto da un rapporto di co.co.co. (collaborazione coordinata e continuativa). Con la sentenza n. 24873 del 4 ottobre 2019, i giudici della Suprema Corte hanno affermato che, una volta accertata la omogeneità di mansioni svolte dal lavoratore prima (con un contratto di collaborazione) e dopo l’inquadramento come dipendente, il riconoscimento della subordinazione retroagisce agli anni precedenti l’assunzione formale con rapporto di lavoro subordinato.
Cosa significa? È molto semplice: se le prestazioni fornite dal lavoratore in regime di collaborazione coordinata e continuativa prima della sua formale assunzione come dipendente presso lo stesso datore di lavoro siano pressoché identiche a quelle successivamente rese dal medesimo, la connotazione in termini di subordinazione ex art. 2094 cod. civ. riguarda non soltanto il rapporto di lavoro dipendente ma anche la precedente attività.
Collaborazione prima dell’assunzione: la vicenda
I giudici della Suprema Corte si sono espressi in merito a un caso di co.co.co., successivamente convertito in un rapporto di tipo subordinato. Sul punto, il datore di lavoro dichiarava che la conversione sarebbe avvenuta per un favore fatto al collaboratore mediante la finzione di un rapporto di subordinazione.
Tuttavia, secondo la Corte sassarese, con la stipula del contratto in questione e la erogazione di retribuzione con busta paga era stato evidentemente ammesso un rapporto subordinato. Peraltro, detto rapporto non appariva diverso in alcun modo da quello precedente (co.co.co.). Infatti, sia il lavoratore che il datore hanno affermati che la modalità della prestazione non era cambiata. Di conseguenza, sostenevano i giudici di merito, se da tale epoca era stato intrattenuto un rapporto subordinato era evidente che anche prima lo stesso tipo di rapporto intercorreva tra le due parti.
Al riguardo, fondamentali risultavano le testimonianze che affermavano la presenza sul posto di lavoro sia la mattina che il pomeriggio. Inoltre, se si assentava lo stesso doveva avvertire il datore.
Pertanto, il rapporto doveva ritenersi di natura subordinata tra le parti sin dal suo inizio. Si condannava quindi il datore al pagamento, in favore del lavoratore, della complessiva somma di euro 88.542,40 per differenze retributive.
Nonostante le due sentenze sfavorevoli, il datore di lavoro impugnava la sentenza e ricorreva in Cassazione.
Co.co.co. prima del lavoro subordinato: la sentenza della Cassazione
I giudici della Suprema Corte respingono il ricorso del datore di lavoro. Nel caso di specie, gli ermellini hanno accertato l’omogeneità di mansioni svolte dal lavoratore prima e dopo l’inquadramento come dipendente. Pertanto, sottolineano i giudici di legittimità, il riconoscimento della subordinazione retroagisce agli anni precedenti l’assunzione formale.
Il rapporto di lavoro subordinato, avendo natura retroattiva, investe tutto ciò che ne consegue a livello di adempimento e gestione del rapporto di lavoro. Quindi, sia la formale assunzione da lavoratore dipendente, nonché il periodo in cui il lavoratore era inquadrato con un rapporto di collaborazione coordinata e continuativa, non può che retroagire agli anni precedenti.