La Cassazione, con sentenza nr. 14998 dello scorso 7 settembre 2012, ha dichiarato la legittimità del licenziamento disciplinare imposto da una azienda al lavoratore per aver falsificato, allungando i tempi della malattia, un certificato medico.
Gli Ermellini confermano la sentenza della Corte d’appello di Bari, respingendo il ricorso del lavoratore; secondo la Suprema Corte, infatti, la correzione apportata dal dipendente al certificato di malattia, per allungare il periodo di assenza dal lavoro, costituisce senza dubbio un falso. Di conseguenza, l’assenza del lavoratore deve ritenersi “assenza ingiustificata” dal posto di lavoro e, come tale passibile di licenziamento disciplinare.
A nulla è valsa la tesi del dipendente che incolpava la Asl per l’erronea compilazione del certificato, dovendosi, invece ritenere coperto dalla malattia anche il periodo contestato come assenza ingiustificata.
Per gli Ermellini “il falso” sarebbe dimostrato non solo dalla circostanza che il certificato consegnato, dal fratello, all’azienda non riportava “la abrasione contenuta nella copia prodotta dal dipendente” ma, anche dal fatto che il certificato contraffatto “risultava rilasciato da medico diverso ed era stato dichiarato apocrifo da quest’ultimo”.