Favorire il made in Italy, il suo rilancio e il sostegno al tessuto imprenditoriale del nostro paese costituisce uno dei capisaldi dell’azione del Governo da poco insediatosi a Palazzo Chigi. In relazione a ciò forse non tutti sanno dell’esistenza dei cosiddetti accordi per l’innovazione e proprio di questi strumenti intendiamo parlare di seguito, nel corso di questo articolo.
Essi sono diretti a supportare le imprese che investono nella ricerca e nello sviluppo industriale in questa delicata fase socioeconomica per il paese. Gli accordi per l’innovazione sono frutto dell’attività del Ministero delle Imprese e del Made in Italy e contengono peculiarità ben precise.
Il Ministero delle Imprese e del Made in Italy (Mise) ha di recente sbloccato 500 milioni di euro dai fondi per il PNRR, per finanziare progetti di ricerca e sviluppo nell’ambito del secondo sportello dedicato agli Accordi per l’innovazione, la cui apertura è prevista il 31 gennaio 2023.
Ecco una breve guida pratica in proposito per capire un po’ meglio come funzionano e quali vantaggi implicano per le aziende.
Accordi per l’innovazione: cosa sono in breve e chi interessano
Volendo dare una definizione sintetica degli accordi in oggetto, possiamo affermare che si tratta di patti o intese firmate formalmente tra i seguenti soggetti:
- le aziende proponenti;
- il Ministero delle Imprese e del Made in Italy;
- eventuali PA, interessate al cofinanziamento di particolari progetti.
Perciò non vi sono particolari dubbi a riguardo: allo scopo dell’accesso alle agevolazioni è necessario che sia dettagliato un accordo per l’innovazione ad hoc, tra il Ministero dello sviluppo economico, i soggetti proponenti e le eventuali amministrazioni pubbliche interessate al cofinanziamento dell’iniziativa.
In particolare, quanto inserito negli accordi per l’innovazione implica la collaborazione con centri di trasferimento tecnologico e organismi di ricerca per mettere a punto nuovi prodotti, processi e servizi, o per migliorare quelli già presenti. Mentre i finanziamenti alle imprese nel quadro degli accordi per l’innovazione vogliono supportare progetti attinenti ad attività di ricerca industriale e di sviluppo sperimentale, mirati agli appena citati obiettivi.
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A cosa serve lo strumento e quanti sono i fondi stanziati
L’obiettivo è dunque avviare un piano di investimenti per realizzare progetti di ricerca e sviluppo, anche in un’ottica di sostenibilità e di digitalizzazione del sistema produttivo che punta all’innovazione.
Potranno avvalersi delle agevolazioni in gioco con i citati accordi per l’innovazione, le imprese di ogni dimensione ed anche in forma congiunta, che svolgono attività:
- industriali;
- agroindustriali;
- artigiane;
- di servizi all’industria;
- di ricerca.
In particolare le imprese agricole potranno partecipare nel quadro di progetti congiunti.
In termini pratici, sono oltre 500 milioni a favore delle imprese, a valere sul Fondo nazionale complementare al PNRR, per finanziare progetti di ricerca e sviluppo. Ciò nel quadro del secondo sportello dedicato agli accordi per l’innovazione, la cui apertura è prevista il 31 gennaio del prossimo anno.
A questo intervento, di cui si trova traccia nel decreto 14 novembre 2022, si potranno sommare altre risorse dopo la sottoscrizione, entro il 18 gennaio 2023, di specifici accordi quadro con Regioni e province autonome interessate.
Le agevolazioni sono assegnate nella forma del contributo diretto alla spesa e, eventualmente, del finanziamento agevolato a valere sulle risorse messe in campo.
Alcune precisazioni sui criteri di accesso alle agevolazioni e sulle imprese beneficiarie
In particolare possono beneficiare delle agevolazioni, inserite nel quadro degli accordi per l’innovazione, le imprese di ogni dimensione, con almeno due bilanci approvati. Queste sono libere di presentare progetti anche in forma congiunta tra loro, entro un massimo di cinque soggetti co-proponenti.
Attenzione però, perché nell’ambito dei criteri di approvazione delle domande – valevoli per questo secondo sportello accordi per l’innovazione – sono state introdotte alcune novità, vale a dire l’introduzione del divieto per un soggetto proponente di presentare più istanze in qualità di mono proponente o di soggetto capofila di un partenariato. In altre parole, un soggetto proponente può presentare una unica domanda di agevolazione come singolo proponente o in qualità di soggetto capofila di un progetto congiunto.
Altra novità è l’ammissione in istruttoria delle domande non in ordine cronologico ma sulla scorta della posizione assunta nel quadro di una specifica graduatoria di merito, nelle circostanze nelle quali le risorse finanziarie disponibili non permettano l’accoglimento di tutte le domande, effettuate nello stesso giorno. Va da sé che la graduatoria di merito considererà i fattori economico-finanziari dei soggetti proponenti e l’impatto del progetto.
I progetti di ricerca e sviluppo devono tra l’altro includere spese e costi ammissibili non al di sotto dei 5 milioni di euro, avere una durata non maggiore di 36 mesi ed essere avviati dopo la presentazione della domanda di agevolazioni al Ministero delle Imprese e del Made in Italy.
Le parole del Ministro delle Imprese e del Made in Italy (Mise)
Come dichiarato dal Ministro delle Imprese e del Made in Italy Adolfo Urso detti accordi vogliono favorire “Ricerca e innovazione per tornare a crescere“. In un recente intervento pubblico il Ministro ha infatti sottolineato che “È fondamentale rendere le nostre imprese più innovative e al passo con i tempi“, in modo da “facilitare l’azione delle imprese, incentivare lo sviluppo tecnologico, allargare la base produttiva e premiare il merito. Con la ricerca e l’innovazione possiamo tornare ad avere un ruolo propulsivo per invertire la tendenza recessiva e riattivare i meccanismi della crescita”.
Ricordiamo infine che dal prossimo 17 gennaio nel sito web di Mediocredito centrale (soggetto attuatore),le imprese interessate potranno procedere con la compilazione passo passo della domanda di agevolazione e della ulteriore documentazione richiesta.
Per ulteriori informazioni rinviamo comunque alla pagina ad hoc sul sito del Mise e a quella relativa al secondo sportello.