Il dibattito sulla riforma pensioni prosegue, sebbene in questo periodo l’obiettivo primario sia rappresentato dalla stesura della legge di Bilancio, ovvero un provvedimento che va approvato entro fine anno – onde evitare il temuto esercizio provvisorio. Quest’ultime e gli aumenti previsti infatti limiterebbe grandemente le possibilità di investimento, di riforma e di crescita del nostro paese, con uno stallo gestionale dell’economia nazionale.
Tuttavia, rispetto a quanto prefigurato nei mesi scorsi nell’ambito della coalizione di centrodestra, se è vero che il progetto di riforma pensioni sarà ancora collegato alla ben nota Quota 41, è altrettanto vero che sta emergendo una nuova versione del meccanismo, che prevede l’introduzione di un requisito supplementare per accedere al trattamento previdenziale.
Di che si tratta? A che cosa stanno lavorando i tecnici del Ministero del Lavoro e quale potrebbe essere la nuova veste della riforma pensioni, mirata a superare la legge Fornero? Vediamolo di seguito cercando di fare un po’ di chiarezza su questi delicati temi.
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Riforma pensioni ‘light’ in arrivo? Nel cantiere della previdenza si lavora ad una nuova Quota 41
E’ stata proprio la neo Ministra del Lavoro e delle Politiche Sociali, Marina Calderone, ad anticipare la possibilità concreta di una prossima introduzione di Quota 41. Ma attenzione: non si tratterà di una riforma pensioni tout court, integrale e davvero rivoluzionaria – o almeno ciò non sarà nell’immediato. Infatti, come già osservato dal Governo subito dopo l’insediamento, uno degli obiettivi per i prossimi mesi sarà quello di mirare all’equilibrio dei conti e della finanza pubblica. Perciò nel caso in cui sia davvero introdotta Quota 41, ciò potrà essere possibile soltanto con una misura relativamente impattante sulla tenuta economica dello Stato, per un vantaggio comunque oggettivo.
Infatti lanciare Quota 41 significherebbe consentire a tantissimi italiani di andare in pensione in modo anticipato, evitando di ritornare alla tanto discussa legge Fornero, un provvedimento a cui peraltro in passato sono già stati posti vari correttivi.
Nel cantiere della previdenza vi è dunque Quota 41, ma – come accennato – in una versione riveduta e corretta, e meno onerosa per le finanze pubbliche. Si ragiona infatti di un intervento su Quota 102, correggendo al ribasso il requisito anagrafico, per alzare invece il requisito contributivo. Altra ipotesi è invece quella di Quota 41 con una soglia di età minima per accedere al trattamento previdenziale.
Verso nuova Quota 41 ‘combinata’ con l’attuale Quota 102? Le caratteristiche chiave del progetto
Sul fronte previdenza e riforma pensioni, la linea indicata dal Governo pare piuttosto netta: no ad una riforma pensioni radicale, o almeno nel breve termine, ma apertura ad una formula diversa per Quota 41. Quest’ultima potrebbe avere requisiti di accesso frutto di una modifica di quelli valevoli per accedere alla pensione anticipata di Quota 102.
Rimarchiamo che, al momento, i lavoratori possono pensionarsi grazie a Quota 102, se rispettano i seguenti requisiti:
- 64 anni di età (requisito anagrafico);
- 38 anni di anzianità contributiva minima (requisito contributivo).
Il meccanismo può essere opzionato dagli iscritti all’assicurazione generale obbligatoria e alle forme esclusive e sostitutive della stessa, gestite dall’istituto di previdenza, ma anche alla gestione separata, che conseguano nel corso dell’anno 2022 i requisiti appena menzionati.
Come è noto, la scadenza di questo scivolo pensionistico è fissata però al 31 dicembre di quest’anno, per poi ritornare ai 67 anni previsti dalla legge Fornero – ovvero proprio ciò che il Governo vorrebbe evitare. E chiaro che, rispetto all’alternativa della pensione di vecchiaia, Quota 102 oggi rappresenta un meccanismo di pensionamento anticipato senza dubbio degno di considerazione.
Ebbene, l’Esecutivo starebbe lavorando alla revisione di Quota 102, che dunque non verrebbe abbandonata. In che modo? Si alleggerirebbe la quota anagrafica, mentre diverrebbe maggiore il monte contributivo, in questi termini:
- età anagrafica pari a 61 anni (requisito anagrafico);
- anzianità contributiva di 41 anni (requisito contributivo).
Secondo i tecnici di Palazzo Chigi la misura andrebbe a costare circa 5 miliardi all’anno alle casse dello Stato, e sarebbe comunque economicamente più sostenibile dell’attuale Quota 102.
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Conclusioni
Se è vero che la prospettiva al momento è quella del ritorno dal primo gennaio alla legge Fornero, il Governo non intende farsi trovare impreparato – lavorando appunto ad un’alternativa per assicurare l’uscita anticipata dal mondo del lavoro, a condizioni convenienti per i pensionati degli anni a venire. Ben si comprende allora lo studio e l’attuazione di forme di flessibilità in uscita che siano sostenibili. Soltanto più avanti sarà dunque possibile attuare un intervento davvero integrale su tutto il sistema previdenziale, per una riforma pensioni tout court.
Peraltro in questo periodo il Governo starebbe altresì pensando ad incentivi ad hoc o bonus busta paga, per chi deciderà di restare nel mondo del lavoro fino alla pensione di vecchiaia.
Insomma, se da un lato si discute su quale potrà essere la veste di Quota 41 o Quota 102 riveduta e corretta, dall’altro allo stesso tempo si profila all’orizzonte la proroga di Opzione donna e dell’Ape sociale, ovvero due meccanismi che hanno dato buoni risultati. Chiaro dunque che l’Esecutivo stia cercando di capire se ci sono i fondi per evitare il ritorno della legge Fornero. Ed ovviamente le prossime settimane saranno cruciali per capire i prossimi passi del Governo sul fronte previdenziale.