Il dibattito sulla riforma pensioni da dare al paese, che sia veramente strutturale, sostenibile e che possa davvero ammodernare il sistema previdenziale, è tuttora aperto e sta registrando il contributo di vari soggetti – tra cui le proposte di CNEL e sindacati. Il tempo stringe però e la volontà è sempre quella di giungere ad un testo definitivo entro la fine dell’anno, anche per andare incontro agli obiettivi del PNRR e rispettare le richieste provenienti da Bruxelles.
La concertazione tra Governo e parti sociali rappresenta il fulcro del dibattito sulla prossima riforma pensioni. Nella migliore delle ipotesi, essa potrebbe essere compiutamente dettagliata in autunno o comunque entro fine 2022. Il problema è che i venti di crisi nell’Esecutivo non aiutano di certo a proseguire il percorso di riforma e, in caso di caduta del Governo, di certo non potrà parlarsi di varo della riforma entro quest’anno.
Nel frattempo, cerchiamo di fare il punto della situazione e focalizzarci su che cosa potrebbe succedere da inizio 2023 e sul possibile ritorno alla legge Fornero: è davvero questo lo scenario o vi sono alternative? Scopriamolo di seguito, dando anche un’occhiata a quanto proposto da Inps in tema di riforma pensioni. I dettagli.
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Riforma pensioni 2022 per evitare il ritorno alla legge Fornero dal prossimo anno?
Non può stupire che siano tanti i temi sul tavolo: oltre al dopo Quota 102, si parla insistentemente della proroga di Opzione Donna e APE sociale, due misure che hanno avuto una buona resa – secondo quanto recentemente spiegato dal Ministro del Lavoro. Altro tema di grande rilievo è la prospettiva del ritorno alla legge Fornero, specialmente ora che la crisi di Governo pare ad un passo. Se non sarà varata una riforma pensioni entro l’anno, lo scenario è questo.
Vero è che prima di questa legge era applicata la riforma Dini, entrata in vigore nel 1995. Dopo la manovra Salva-Italia ad opera del Governo Monti – per combattere la recessione degli USA provocata dai subprime – la conseguenza per l’Italia fu intervenire sulla messa in sicurezza dei conti pubblici e sulla sostenibilità del sistema pensionistico del nostro paese negli anni a venire.
Attraverso la legge Fornero del 2011 il sistema previdenziale nazionale è passato dall’essere retributivo all’essere contributivo. Il primo certamente era preferibile per il lavoratore, in quanto il calcolo della pensione era legato all’ultima retribuzione. Ma costava eccessivamente rispetto alle risorse dello Stato. Dal 2011, tutti i lavoratori del nostro paese vanno in pensione col metodo contributivo. Mentre il principio chiave della legge Fornero è il seguente: la pensione aumenta al salire dei contributi versati.
La legge Fornero non è mai stata bipartisan e non ha mai accontentato tutti, in primis i sindacati che più volte in questi mesi hanno chiesto al Governo di discutere di una possibile riforma del chiacchierato provvedimento del Governo Monti.
L’allarme Inps sui conti: la riforma pensioni è un obiettivo urgente
Nell’ambito del consueto Rapporto annuale l’istituto di previdenza ha rilevato che la tenuta del sistema previdenziale italiano è a rischio collasso, se non vi saranno interventi mirati e strutturali nel breve termine. In particolare, l’anno scorso l’Inps ha versato 312 miliardi di euro per assicurare i trattamenti pensionistici agli italiani.
La ‘piega’ presa dal meccanismo di erogazione delle pensioni condurrà ad un buco nelle casse di 92 miliardi di euro nel 2029: questo il messaggio di allerta da parte di Inps, che chiede dunque di agire subito, a livello di riforma pensioni, per evitare il peggio.
L’istituto ha indicato che, con le attuali regole, non c’è sostenibilità del sistema sul lungo termine. Il Rapporto annuale rimarca in particolare che il patto tra generazioni, in un periodo dominato dal precariato e dalla diminuzione sempre maggiore del tasso di fecondità, deve essere modificato. La ragione è molto semplice: le pensioni del futuro non potranno essere ‘finanziate’ dai giovani con le condizioni di adesso. Serve un drastico cambio di passo.
Senza contare il problema della fine di Quota 102, che pesa come un macigno in un periodo in cui la riforma pensioni è ancora in piena discussione e con il concreto rischio di crisi di Governo.
Come superare la Fornero? Le proposte Inps sul tavolo
E’ noto che Quota 102 terminerà alla fine del 2022. In che modo reagire al vuoto lasciato da una misura che se ne va e che, come Quota 100, era stata introdotta per evitare il ritorno alla legge Fornero ‘tout court’? Ebbene un aiuto è stato dato proprio da Inps che, nel suo recente Rapporto annuale ha individuato i costi per tre possibili interventi di riforma pensioni. In estrema sintesi questo è il quadro:
- proposta del Presidente Inps, che prevede l’anticipo della mera quota contributiva della pensione a 63 anni di età e il versamento di 20 anni di contributi, con recupero della parte retributiva all’ottenimento dei requisiti di vecchiaia.
- proposta dell’uscita anticipata, a 64 anni d’età e 35 anni di contributi regolarmente versati, ma con una penalizzazione pari al 3% della pensione retributiva per ciascun anno di anticipo, rispetto alla soglia di vecchiaia.
- proposta del calcolo contributivo, con uscita dal mercato del lavoro a 64 anni d’età e almeno 35 di contributi, a patto di aver maturato un trattamento corrispondente a 2,2 volte l’assegno sociale.
Tutte e tre le ipotesi di intervento di riforma pensioni consentirebbero un significativo risparmio, così come stimato da Inps nel suo Rapporto annuale, e rappresenterebbero una risposta al problema della fine di Quota 102.
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Riduzione diseguaglianze, riscatto gratuito laurea e flessibilità: i temi sul tavolo non mancano
In ragione di tutti questi elementi di confronto e riflessione, ben si spiegano i contributi che continuano a integrare il dibattito e che tengono sempre molto attivo il ‘cantiere pensioni’. Il Consiglio Nazionale dell’Economia e del Lavoro (CNEL) ha ad esempio indicato un percorso per ridurre le disuguaglianze dell’attuale sistema previdenziale del nostro paese, in termini di iniquità orizzontali – vale a dire tra generazioni e dentro una stessa generazione.
Mentre l’Inps ha altresì parlato della possibilità di introdurre il riscatto gratuito della laurea, come avviene in Germania, per favorire lo studio e il pensionamento in anticipo.
In verità, oltre ad assicurare equità generazionale, la riforma pensioni, che auspicabilmente troverà spazio nella legge di Bilancio 2023, dovrebbe riuscire a garantire una effettiva flessibilità di uscita dal mondo del lavoro. Ed anche il tema della ‘flessibilità’ e di come attuarla è tra i più sentiti del dibattito sul futuro della previdenza in Italia.