Quota 100 entro quest’anno sarà quasi certamente messa da parte: d’altronde si tratta di una sperimentazione triennale, che riguarda coloro che hanno almeno 62 anni di età anagrafica e 38 anni di contributi previdenziali versati. Cavallo di battaglia di Matteo Salvini, all’epoca dell’introduzione al Governo con il M5s, si prepara insomma ad essere sostituita.
E il ritorno al passato è degno di nota: infatti, a partire dal primo gennaio 2022, la finestra degli sconti si interromperà, per fare di nuovo riferimento alle regole anteriori con un balzo di ben 5 anni: da 62 a 67 anni. Si tratta del temuto ‘scalone’, ossia una trappola che tutti vorrebbero evitare o comunque neutralizzare. Si ragiona, insomma, sul da farsi e sulle ipotesi sul tavolo. Al momento, infatti, pare fuori gioco la possibilità di una mini-proroga di Quota 100, che peraltro non dispiacerebbe affatto al leader della Lega.
Tra le soluzioni, proprio negli ultimi giorni, si fa strada l’ipotesi di riconsiderare Quota 92, ossia una proposta di cui si è già parlato nel recente passato; ma che potrebbe, tuttavia, riguardare esclusivamente alcune categorie di lavoratori. Di seguito vogliamo vedere, più da vicino, come potrebbe funzionare detta Quota 92 e chi se ne potrebbe giovare. Facciamo chiarezza.
Da Quota 100 a Quota 92: la direzione pare ormai tracciata
Come detto, il sistema pensionistico italiano si accinge a dire addio alla misura previdenziale Quota 100, per virare verso altre soluzioni, che possano peraltro trovare l’approvazione delle Istituzioni UE. Tuttavia, il leader della Lega, proprio negli ultimi giorni è tornato sul tema, nella finalità di provare a salvare Quota 100: “Tanti imprenditori saranno costretti a rinunciare a qualche collaboratore, quindi toccare quota 100 e alzare l’età pensionabile in un anno come questo, o il prossimo, mi sembrerebbe un errore clamoroso. L’allungamento fino alla fine del 2022 di quota 100 è a costo zero”.
Insomma, Salvini fa riferimento alla gravosa questione delle difficoltà economiche per tanti lavoratori e famiglie ed al possibile sblocco dei licenziamenti. Auspica una proroga o quanto meno una negoziazione su Quota 100, evitando così per il momento di passare a Quota 92: “Ci siederemo al tavolo con il professor Draghi e ne parleremo”, ha precisato il leader del Carroccio.
L’ipotesi Quota 92 è stata rilanciata, ma il dibattito politico è aperto
Insomma, il tema della riforma del sistema pensionistico è tornato prepotentemente in auge, anche perchè l’assegnazione dei soldi del Recovery Fund passa da una complessiva revisione dell’assetto previdenziale italiano. Ma è chiaro che trovare la quadra a seguito del dibattito tra le eterogenee forze politiche che compongono il Governo Draghi, non sarà affatto facile.
Recentemente, come accennato, si parla di nuovo di Quota 92, tema già sottolineato lo scorso ottobre dal senatore Tommaso Nannicini del PD. Detta misura previdenziale è ora una ipotesi battuta dal capogruppo del PD Graziano Delrio, sempre molto attivo in materia di pensioni.
Il PD, anch’esso forza di Governo, ha manifestato la sua contrarietà al possibile rinnovo di Quota 100; ma va ricordato che al momento questa non sembra essere un’ipotesi sul tavolo dell’Esecutivo. E’ doveroso però architettare una soluzione diversa per evitare che coloro che per pochi mesi non raggiungeranno i requisiti per l’accesso a Quota 100, siano grandemente svantaggiati a partire dal 2022.
Quota 92: quali sono i requisiti?
Nelle ultime settimane, la politica italiana sta vivendo giorni caldi, sia per i dibattiti interni, sulle riforme da attuare nell’ambito del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza – ossia il Recovery Plan italiano; sia per gli impegni presi con l’Europa, che verserà gli aiuti del Recovery Fund, se davvero l’Italia si dimostrerà attiva e produttiva sul fronte delle riforme. Tra esse, quella delle pensioni.
Sulla carta, Quota 92 rappresenta una soluzione che potrebbe davvero concretizzarsi nei prossimi mesi. Detta misura di anticipo pensionistico comporterebbe l’uscita da mondo del lavoro, nella sussistenza di due precisi requisiti:
- 62 anni di età anagrafica;
- 30 anni di contributi versati.
In linea generale, il meccanismo e il funzionamento non sono dissimili da Quota 100, con la sola differenza dell’età contributiva, che scende ancora dall’attuale 38 anni di Quota 100 a 30 anni. Più nel dettaglio, se per Quota 100 è comunque obbligatoria un’età minima di 62 anni; ed un minimo di 38 anni di contribuzione previdenziale per andare in pensione anticipatamente; con Quota 92 si potrà avere accesso sempre a 62 anni ma con ‘soli’ 30 anni di contributi.
La finalità è evitare il temuto ‘scalone’ dal primo gennaio 2022
Proprio in materia di pensioni ultime notizie, non pochi si stanno chiedendo in che cosa consiste il tanto temuto scalone, che tornerebbe dopo la fine di quota 100, cioè dal primo gennaio del prossimo anno. Ebbene, non è complicato spiegare che cosa comporterebbe. In buona sostanza, la pensione di vecchiaia, sulla scorta delle norme vigenti, permette il ritiro dal lavoro a 67 anni e un’anzianità contributiva minima di anni 20. Invece, la pensione anticipata senza il vincolo dell’età anagrafica ma con esclusivamente il requisito contributivo da avere corrisponde a 42 anni e 10 mesi per i lavoratori. Poco meno di un anno per le lavoratrici, ovvero 41 anni e 10 mesi. Come più volte ribadito, il 31 dicembre “termina” l’esperienza sperimentale di Quota 100, che permette di anticipare la pensione a 62 anni di età anagrafica e con 38 di contributi.
In termini pratici, dal primo gennaio il Paese farebbe un salto nel passato, tornando alle regole di prima; e perciò allo “scalone” di 5 anni di età: da 62 a 67 anni. Eccoci di fronte a questo pericolo, giacchè il pensionamento sarebbe accessibile a partire dai 67 anni di età. Da qui la necessità di adottare adeguate contromisure.
Penalizzazioni in vista con l’introduzione di quota 92: ecco perchè
Introdurre in modo ufficiale Quota 92 non sarebbe tuttavia ‘indolore’: infatti, in dette circostanze, dovrà essere stabilita una sorta di penalizzazione per tutti coloro che intenderanno avvalersi di detta misura di pensionamento anticipato. Ecco dunque una significativa differenza rispetto a Quota 100 – sistema che invece non produce alcun taglio dell’assegno.
Tra le soluzioni valutate in questi giorni, un possibile taglio del 3% per ciascun anno di anticipo rispetto alla pensione di vecchiaia (per un massimo quindi del 15%). Si sta altresì ipotizzando un ricalcolo interamente contributivo – e quindi penalizzante – dell’assegno pensionistico (come per quanto riguarda ‘opzione donna’).
Chi sono i destinatari di Quota 100 e quale soluzione per gli esclusi
A questo punto, è legittimo domandarsi chi potrebbero essere i destinatari della misura di anticipo pensionistico. Ebbene, essa sarebbe riservata non a tutti i lavoratori, ma soltanto ad alcuni. Ci si riferisce alle fasce più fragili dei lavoratori, ossia donne e chi svolge mansioni usuranti.
Concludendo, per tutte le altre categorie di lavoratori, invece, l’opzione più verosimile rimane Quota 102 (ossia 64 anni e 38 di contributi), per impedire gli effetti dello scalone. Ma anche qui in vista penalizzazioni nell’assegno pensionistico, per coloro che scelgono di anticipare l’uscita dal mondo del lavoro e l’accesso anticipato alla pensione. D’altronde è ben noto che l’Unione Europea, per tali misure di flessibilità, richieda dei ‘contrappesi’ di rilievo. Concludendo, non resta che attendere le prossime tappe del dibattito, che vedrà certamente coinvolte le parti sociali. Non sarà facile trovare la quadra, ma è necessario per ottenere il consenso dell’Europa e gli aiuti del Recovery Fund.