Dovrebbe essere ormai pronto l’emendamento “pacchetto pensioni” alla legge di bilancio 2019 che prevede da subito l’entrata in vigore della quota 100 con un ponte di 3 anni fino a quota 41 per tutti. Sono queste le ultime novità sulla riforma per il superamento della Fornero. In pratica l’emendamento sulla riforma pensioni da approvare insieme alla manovra prevede pensioni quota 100 solo per 3 anni, poi dal 2022-2023 41 di contributi per tutti.
Sembrano inoltre ormai definitive le proroghe di un anno per l’Ape Sociale e un anno (rinnovabile) per l’opzione donna (non più quindi 3 anni come si diceva nei giorni scorsi). Il tutto dovrebbe arrivare sotto forma di emendamento alla Legge di Bilancio, anche se rimane in piedi l’ipotesi di un apposito decreto per quota 100 e per il reddito di cittadinanza, in modo tale da farli partire insieme.
Quindi stando a questa ultim’ora la famosa quota 100, ovvero l’uscita dal lavoro con almeno 62 anni di età e 38 di contributi, arriverebbe già a febbraio del 2019 e per i prossimi 3 anni. Dal 2022-2023 però la misura lascerebbe il posto a quota 41, ovvero l’uscita dal lavoro a qualsiasi età ma con almeno 41 anni di contributi. In quest’ultimo caso quindi scomparirebbe il limite di età per lasciare il posto al solo requisito contributivo uguale per tutti.
Quota 100 come funziona
Il sistema di uscita dal lavoro a quota 100 sarebbe una nuova uscita anticipata dal lavoro (anticipata rispetto all’ordinaria pensione di vecchiaia o anticipata); raggiungibile allorquando la somma dell’età anagrafica dei lavoratori e gli anni di contributi versati è almeno pari a 100.
Si ricorda che attualmente è possibile collocarsi in pensione principalmente in due modi:
- pensione di vecchiaia;
- e pensione anticipata.
Nel primo caso, per l’anno 2018, il requisito si raggiunge, sia per uomini che donne, a 66 anni e 7 mesi, maturando almeno 20 anni di contributi a qualsiasi titolo accreditata.
Nel caso della pensione anticipata, invece, bisogna fare un distinguo tra uomini e donne: per il 2018, i primi raggiungeranno la pensione a 42 anni e 10 mesi di contributi, mentre le donne dovranno versare 41 anni e 10 mesi.
Quindi, se per esempio un lavoratore avesse maturato 39 anni di contributi, potrebbe andare in pensione già a 61 anni? Ovviamente no e nelle seguenti righe vi spiegheremo anche il perché.
Pensioni Quota 100: età minima a 62 anni
Per poter usufruire della nuova flessibilità in uscita, è necessario (in base alle ultime indiscrezioni governative) maturare un’età minima.
Infatti, per chiedere la quota 100 pensioni bisogna aver maturato almeno 62 anni di età insieme ad almeno 38 anni di contributi. Non è dunque possibile calcolare la quota cento a qualsiasi età, ma è necessario comunque avere almeno 62 anni.
Quota 41, cos’è e come funziona
La quota 41 è uno strumento, al pari della quota 100, di uscita anticipata dal lavoro rispetto ai vincoli imposti dalla riforma Fornero. Questa opzione permetterebbe ai lavoratori con almeno 41 anni di contributi versati nell’arco della propria vita lavorativa di andare in pensione a qualsiasi età.
Per chiarezza una sorta di quota 41 era già prevista dalla Legge di Bilancio 2017 (APE Lavoratori Precoci) e poteva essere usata dai lavoratori precoci, ovvero da coloro hanno lavorato per almeno 12 mesi prima del compimento dei 19 anni di età.
Oltre a questo requisito però il lavoratore doveva rispettarne anche altri. Con la riforma Salvini-Di Maio questi requisiti verrebbero eliminati e quindi l’accesso sarebbe semplificato per tutti.
Leggi anche: Pensione anticipata precoci: istruzioni Inps su requisiti e domanda
Pensioni Quota 100 ultim’ora: finestre per l’uscita dal lavoro
Dal 2019 sarà possibile accedere alla pensione quota 100 con almeno 62 anni di età e almeno 38 anni di contributi. Come di consueto saranno comunque previste delle finestre per l’uscita dal lavoro. Queste sono necessarie se i requisiti si maturano in corso d’anno.
Nell’ultima bozza del provvedimento si prevedono quattro finestre trimestrali per i lavoratori privati e due finestre semestrali per i lavoratori del pubblico impiego. Addirittura è prevista una finestra annuale (12 mesi) per il personale della scuola, che poi sarebbero la maggioranza dei lavoratori interessati dalla riforma.
Pensioni oggi quota 100: no riduzione dell’assegno pensionistico
Oltre a tale limite, negli ultimi giorni sono trapelate notizie circa nuove misure per contrastare le penalizzazioni per l’uscita anticipata. Dai calcoli effettuati dai tecnici del Governo si evidenziava una riduzione dell’assegno pensionistico in caso di domanda di pensionamento con quota 100. La riduzione, che ancora non è certa, potrebbe essere proporzionale all’anticipo riconosciuto.
Ma chi è vicino a maturare i 42 anni e 10 mesi di contributi, e quindi pensionarsi in via ordinaria con la pensione anticipata, potrebbe essere penalizzato dall’introduzione di questa novità? In realtà no, visto che la misura dovrebbe integrare quelle già esistenti, e dunque si pone come un’opzione in più per i lavoratori.
Dunque meno anni di lavoro e assegni pensionistici più leggeri. Si potrebbe definire così in termini molto spiccioli la nuova misura. Ma quanti anni in meno e quanti soldi in meno? Secondo i primi calcoli:
- un lavoratore di 20 anni con la quota 100 potrebbe andare in pensione circa 5 anni prima ma avrebbe un assegno più basso di circa 210 euro mensili;
- per i 30enni, invece, chi andrà in pensione con le attuali regole avrà un assegno di 1.305 euro, 1.205 nel caso delle donne. Con quota 100 entrambi prenderanno un assegno da 1.112 euro;
- i 40enni potrebbero uscire dal lavoro con 3 anni e 7 mesi di anticipo, ma la pensione scenderebbe da 1.308 a 1.255 euro;
- chi ha 50 anni potrebbero uscire dal lavoro con 2 anni e 9 mesi prima. La riduzione invece passerebbe da 1.469 euro a 1.349 euro.
È chiaro che parlare di calcoli e numeri è ancora prematuro, ma è doveroso affrontare con largo anticipo quello che ci aspetterà e di cui vi terremo aggiornati appena ci saranno ulteriori sviluppi in merito.
Pensioni Quota 100, penalizzazioni: calcolo Boeri
Il presidente Inps Tito Boeri ha fatto un po’ di conti sul nuovo sistema pensioni quota 100. In particolare si sofferma sul rischio di penalizzazioni per chi opta per questo sistema e decide di uscire dal lavoro con requisiti previsti.
Secondo i conti di Boeri prendendo come esempio una retribuzione media di un dipendente pubblico di 40.000 euro lordi annui, si può immaginare una pensione quota 100 di 30.000 euro con uscita dal lavoro nel 2019.
Secondo il Presidente dell’INPS Se il calcolo è interamente retributivo fino al 2011 e poi contributivo, uscendo cinque anni prima si rinuncia ad una cifra di circa 500 euro al mese (lordi) che si sarebbero presi uscendo a 67 anni.
Infatti uscendo regolarmente a 67 anni in base alla Fornero, si andrebbe a percepire un assegno pensionistico pari 36.500 euro annui; ma in questo caso si andrebbero a versare altri 5 anni di contributi rispetto alla quota 100 (quindi 43 anni di contributi).
Invece andando in pensione prima non si versano questi contributi supplementari; tuttavia è chiaro che andando in pensione con 5 anni di anticipo, anche prendendo un assegno inferiore, si percepiscono circa 150.000 di pensione che altrimenti non sarebbero stati percepiti (30.000 euro annui per cinque anni).