Il tema delle pensioni e della riforma del settore della previdenza continua ad essere ai primi posti tra le priorità dell’agenda di Governo. Ecco perché, insieme alle tante altre questioni aperte di cui le istituzioni debbono occuparsi, si continua a ragionare sulle novità e modifiche ad un sistema che necessita rinnovamento.
Il problema del cantiere pensioni è dato però dalle coperture: come chiarito dal MEF, con le attuali ridotte risorse per la manovra almeno per il momento pare lontana l’attuazione della riforma, che prende il nome di Quota 41.
Comunque non mancano i dossier aperti in vista della stesura della prossima legge di Bilancio. Si pensa al prolungamento di Quota 103 anche nel 2024, come pure all’estensione del bacino dei beneficiari del meccanismo dell’Ape sociale. In prospettiva, anche Opzione Donna potrebbe essere conservata, ma con qualche modifica. Ancora, si ragiona anche della detassazione delle tredicesime e dell’aumento delle pensioni minime.
Quel che è certo è che però grossi margini per una riforma pensioni ad ampio respiro, al momento non si intravedono. Piuttosto in questi giorni un’altra ipotesi potrebbe farsi largo e guadagnare considerazione da parte delle forze al Governo: ci riferiamo alla cd. pensione con il part-time.
Di seguito ci occuperemo proprio di questa possibile novità, che andrà eventualmente discussa con le parti sociali e che merita qui qualche chiarimento – anche perché giunge dal mondo scandinavo, dove è stata apprezzata. I dettagli.
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Pensioni con il part-time: di che si tratta?
La novità in oggetto, se venisse attuata con un provvedimento di legge, permetterebbe di far lavorare meno ore chi si sta avvicinando alla pensione ma, al contempo, favorirebbe le nuove generazioni – grazie ad assunzioni agevolate di under 35. Per il lavoratore ‘senior’ si tratterebbe dunque di un’uscita dal lavoro anticipata, ma graduale.
Il meccanismo comporterebbe infatti un orario di lavoro con meno ore, o anche dimezzato, negli ultimi anni (dai 2 ai 4) prima del ritiro dal mondo del lavoro. Le pensioni con il part time solleciterebbero la staffetta generazionale sui luoghi di lavoro: ecco perché in questo periodo se ne parla e, in attesa di una riforma pensioni integrale, questa novità potrebbe rinnovare almeno parzialmente la previdenza in Italia. E con benefici per più generazioni.
Il meccanismo delle pensioni con il part time indica che l’attività lavorativa proseguirebbe a tempo parziale fino a 67 anni, con l’eventuale obiettivo di formare i giovani neoassunti – in una sorta di tutoraggio.
Due ipotesi di attuazione del meccanismo
Allo studio non una ma due ipotesi diverse di pensionamento con il part time. Eccole in sintesi:
- la prima stabilisce che le aziende possono stipulare un contratto di due anni con un lavoratore andato in pensione da non più di un biennio, allo scopo di fargli svolgere un’attività di tutoraggio e monitoraggio a favore di giovani lavoratori assunti a tempo indeterminato;
- la seconda stabilisce invece il part time vero e proprio per chi sta uscendo dal lavoro sulla falsariga del meccanismo adottato in alcuni paesi scandinavi.- Si tratta di un pensionamento part time negli ultimi anni, con metà orario di lavoro e metà assegno previdenziale (fino all”età spartiacque’ dei 67 anni).
Assunzioni agevolate degli under 35, tutoraggio dei lavoratori ‘senior’ e versamento contributi: chiarimenti
Grazie al meccanismo delle pensioni con il part time, l’azienda potrebbe godere di agevolazioni per assumere giovani under 35. Saremmo innanzi ad un ricambio generazionale graduale, ma effettivo perché:
- il giovane potrebbe essere affiancato proprio dal lavoratore vicino all’uscita dal mondo del lavoro. Quest’ultimo infatti potrebbe supportare il neoassunto in veste di tutor, assicurando un passaggio di conoscenze che ben si combina con il concetto di staffetta generazionale. Il giovane, una volta formato, potrà poi essere garantito dalle tutele di un contratto a tempo indeterminato;
- il pensionando proseguirebbe a lavorare con un minor impegno orario giornaliero, ma versando ulteriori contributi interamente – in modo da rafforzare l’importo della pensione al momento del ritiro definitivo.
Come sopra accennato, il dimezzamento di orario potrebbe anche essere graduale: in pratica il lavoratore subordinato via via avrebbe sempre meno retribuzione e sempre più pensione, e – lo abbiamo detto poco sopra – continuerebbe a versare interamente i contributi per impedire che l’importo finale della pensione, una volta raggiunti i 67 anni, sia inferiore.
Quali sono i costi per l’azienda
C’è un punto molto importante da sottolineare: la novità delle pensioni con il part time comporterebbe un costo finale neutro per il datore di lavoro. Secondo il meccanismo allo studio del Governo, ciò significa infatti che la somma dei costi del neoassunto e del prepensionato in part time non dovranno oltrepassare lo stipendio pieno del secondo.
In altre parole, non vi sarebbero aggravi di spesa e della novità beneficerebbe sia il lavoratore (con il versamento di altri contributi) sia la categoria degli under 35 (che beneficerebbe di assunzioni agevolate).
Tempi di attuazione e questione risorse disponibili
La novità della pensione con il part time potrebbe trovare spazio nella prossima legge di Bilancio, compatibilmente con le coperture. Già il Governo aveva ipotizzato di inserirla nel decreto Made in Italy, ma poi nulla si concretizzò per mancanze di risorse finanziarie.
Tuttavia, vista la necessità di dare risposte innovative alla questione previdenziale in Italia, sono buone le probabilità che il meccanismo della pensione con il part time sia varato già nel 2024. Al momento però non si hanno dettagli sul bacino dei beneficiari (aziende e lavoratori).
Il nodo è e resta non l’opportunità o il merito della misura, ma piuttosto i costi per sostenerla: infatti, con le pensioni con il part time il datore di lavoro non dovrebbe spendere di più, passando da un lavoratore a tempo pieno a due lavoratori a tempo parziale. E se da un lato, le agevolazioni nuove assunzioni di giovani under 35 sarebbero incentivate, dall’altro però lo Stato si troverebbe ad essere obbligato ad anticipare una parte della pensione (e al contempo sostenere gli oneri delle assunzioni agevolate).
Da notare infine che le pensioni con il part time consentirebbero di evitare i calcoli e le decurtazioni collegate ai regimi di accesso alla pensione denominati Quota 103 e Opzione donna.
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