Come andare in pensione nel 2020? Grazie alle riforme previdenziali degli ultimi anni, si sono moltiplicati gli strumenti da poter utilizzare per uscire dal mondo del lavoro e godersi la tanto attesa pensione. Infatti, accanto alle già note pensione anticipata e pensione di vecchiaia, che rappresentato i due perni centrali del sistema previdenziale, si sono aggiunti – anno dopo anno – diversi metodi per anticipare il trattamento previdenziale. Ad oggi, un lavoratore non deve obbligatoriamente aspettare la maturazione di 42 anni e 10 mesi di contributi per andare in pensione, oppure i 67 anni d’età con almeno 20 anni di contributi.
La rigidità degli anni passati è stata recentemente superata dalla cd. pensione “quota 100” e non solo: esistono anche meccanismi di pensionamento dedicati esclusivamente alle donne, come ad esempio l’opzione donna, e strumenti riservati a lavoratori che versano in particolari condizioni, come l’Ape sociale.
Pensioni 2020: come andare in pensione
Facciamo un passo indietro e vediamo, una ad una, tutti i modi per uscire dal mondo del lavoro nel 2020.
Pensione anticipata
La prima forma di pensionamento è rappresentata dalla pensione anticipata. L’accesso è differenziato in base al sesso, in quanto:
- per gli uomini è necessario maturare almeno 42 anni e 10 mesi di contributi;
- per le donne basta un anno in meno, ossia 41 anni e 10 mesi di contributi.
L’accesso è garantito a prescindere dall’età anagrafica. Quanto alla decorrenza, occorre attendere una “finestra mobile” di 3 mesi.
La pensione anticipata, inoltre, prevede requisiti differenti per i lavoratori cd. “precoci”, i quali devono maturare solamente 41 anni di contributi. È possibile, invece, andare in pensione – sempre con la pensione anticipata – a 64 anni e 20 anni di contributi “effettivi”. In quest’ultimo caso, però, è necessario optare per la pensione interamente contributivo, oltre a avere una pensione non inferiore a 2,8 volte il valore dell’assegno sociale.
Pensione di vecchiaia
La pensione di vecchiaia, per quest’anno, non ha subito incrementi dal punto di vista dell’età anagrafica da raggiungere. Quindi, per il 2020, chi volesse accedere alla pensione di vecchiaia deve aver maturato:
- 67 anni d’età;
- 20 anni di contributi.
Esistono poi differenti tipologie di pensioni di vecchiaia, che si riepilogano di seguito:
- pensione di vecchiaia contributiva, raggiungibile a con soli 5 anni di contributi effettivi e 71 anni d’età;
- pensione di per “lavoratori gravosi”, accessibile a 66 anni e 7 mesi a condizione che sussistano 30 anni di contributi.
Inoltre, per gli invalidi non inferiori all’80% è possibile pensionarsi a 61 anni (56 per le donne) unitamente a 20 anni di contributi. I requisiti dovevano essere raggiunti entro il 31 dicembre 2019. Mente per i non vedenti, l’età minima è di 56 anni (51 anni le donne) unitamente a 10 anni di contributi.
Quota 100
Una recente modalità di pensionamento, introdotta lo scorso anno in via sperimentale fino al 31 dicembre 2021, è la pensione “quota 100”. Tale meccanismo permettere di andare in pensione maturando almeno:
- 62 anni d’età;
- 38 anni di contributi.
Alla maturazione dei prescritti requisiti è necessario anche aspettare la cd. “finestra mobile”, che è di 3 mesi per il settore privato e 6 mesi per il settore pubblico.
Ape sociale
L’Ape sociale è un metodo che consente a determinare categorie di lavoratori (disoccupati, invalidi civili, caregiver e lavoratori addetti a mansioni usuranti) di accedere alla pensione maturando un minimo di:
- 63 anni d’età;
- 30 anni di contributi (36 per gli addetti a mansioni gravose).
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Opzione donna
L’opzione donna, ripresentata anche per quest’anno grazie alla Legge di Bilancio 2020 (L. n. 160/2019), permette alle donne di pensionarsi maturando almeno:
- 58 anni d’età (59 anni per le lavoratrici autonome);
- 35 anni di contributi.
I predetti requisiti devono essere raggiunti entro il 31 dicembre 2019.
Lavoratori usuranti
Infine, un particolare meccanismo di pensionamento è previsto anche per i lavoratori che svolgono attività usuranti. Per i lavoratori che svolgono lavoro notturno per almeno 78 giorni l’anno è necessario raggiungere quota 97,6, ossia almeno 61 anni e 7 mesi e 35 anni di contributi per il sistema misto.
Diversamente, per i lavoratori che svolgono lavoro notturno da 64 a 71 giorni all’anno, occorre raggiungere quota 99,6 vale a dire almeno 63 anni e 7 mesi e 35 anni di contributi.