Il 2025 si prospetta come un anno di continuità per quanto riguarda le pensioni, senza grandi stravolgimenti rispetto alle misure introdotte negli anni precedenti.
Le prime indicazioni del Governo, in seguito al Consiglio dei Ministri sul DDL Legge di Bilancio 2025, lasciano intendere che si punterà alla proroga di alcune delle principali riforme previdenziali già in vigore. Ecco le principali novità e le conferme attese per l’anno prossimo per Quota 103, bonus Maroni, Ape sociale e Opzione Donna e sui probabili aumenti in arrivo.
Proroga di Quota 103
Uno dei principali punti di continuità sarà la proroga di Quota 103, una misura che permette il pensionamento anticipato per chi ha compiuto 62 anni di età e maturato 41 anni di contributi. L’accesso a Quota 103 prevede il calcolo della pensione su base contributiva e l’applicazione di una finestra mobile di 7 mesi per i lavoratori del settore privato e 9 mesi per quelli del settore pubblico.
Inoltre, per chi aderisce a Quota 103, l’importo della pensione è soggetto a un tetto massimo di 2.400 euro lordi al mese, che equivale a quattro volte il minimo INPS. Questo limite si applica fino al raggiungimento dell’età pensionabile ordinaria di 67 anni. La misura punta a offrire una via d’uscita anticipata dal mercato del lavoro, soprattutto per i lavoratori più anziani e quelli che hanno accumulato una lunga carriera contributiva.
Bonus Maroni, incentivi alla permanenza a lavoro
Una delle novità in discussione per il 2025 riguarda gli incentivi per chi decide di restare al lavoro nonostante abbia già maturato i requisiti per la pensione anticipata. Il Governo sta valutando una forma di detassazione dei redditi per incoraggiare i lavoratori, specialmente nel settore pubblico, a posticipare il pensionamento. Questa misura si ispira al cosiddetto “Bonus Maroni”, introdotto in passato per incentivare la permanenza in servizio.
Nel settore pubblico, potrebbe essere reintrodotta la possibilità di trattenersi in servizio su base volontaria, per uno o due anni oltre il raggiungimento del diritto alla pensione. Questa opzione rappresenta un modo per mantenere al lavoro personale esperto e qualificato, alleviando la pressione sui sistemi pensionistici e contribuendo a una gestione più sostenibile delle risorse umane nella Pubblica Amministrazione.
Proroga Ape Sociale 2025
Anche l’Ape Sociale, un’altra misura di pensionamento anticipato per lavoratori in particolari condizioni di difficoltà, sarà prorogata nel 2025. L’Ape Sociale è destinata a chi ha compiuto 63 anni di età e maturato 30 o 36 anni di contributi, a seconda del profilo di tutela.
Questa misura offre una pensione anticipata senza penalizzazioni per lavoratori appartenenti a categorie svantaggiate, come disoccupati di lungo corso, persone con invalidità o chi assiste familiari con gravi disabilità. La proroga conferma l’impegno del Governo nel garantire un’uscita anticipata dal mondo del lavoro per chi si trova in situazioni di particolare vulnerabilità.
Proroga di Opzione Donna 2025
Per quanto riguarda le lavoratrici, il Governo ha deciso di prorogare anche la Opzione Donna fino al 31 dicembre 2025. Questa misura consente alle donne di andare in pensione anticipata a 61 anni di età e con 35 anni di contributi, beneficiando di uno sconto di un anno sull’età anagrafica per ogni figlio, fino a un massimo di due anni.
Opzione Donna rappresenta una misura fondamentale per le lavoratrici che desiderano anticipare il pensionamento, soprattutto in considerazione delle difficoltà nel conciliare lavoro e famiglia. Nonostante l’adesione a Opzione Donna comporti il ricalcolo della pensione con il metodo contributivo, spesso meno vantaggioso, molte lavoratrici scelgono comunque questa opzione per accedere alla pensione anticipata.
Pensioni 2025, possibili aumenti in arrivo
Sul fronte delle rivalutazioni, il Governo ha intenzione di confermare l’attuale schema perequativo per gli assegni pensionistici, basato sull’inflazione.
Nel dettaglio, per il 2025, la rivalutazione sarà applicata in misura completa (100%) per gli assegni fino a quattro volte il minimo INPS (circa 2.400 euro lordi al mese), mentre sarà ridotta per gli assegni superiori.
- 85% dell’inflazione per gli assegni tra 4 e 5 volte il minimo.
- 53% dell’inflazione per assegni tra 5 e 6 volte.
- 47% dell’inflazione per assegni tra 6 e 8 volte.
- 37% dell’inflazione per assegni tra 8 e 10 volte.
- 22% dell’inflazione per assegni superiori a dieci volte il minimo.
Per il 2024, l’inflazione è stimata intorno all’1%, il che garantirà comunque un modesto adeguamento degli assegni.
Rivalutazione straordinaria delle Pensioni Minime
È molto probabile che venga prorogata anche la rivalutazione straordinaria delle pensioni minime, in scadenza a fine 2024. Attualmente, questa rivalutazione ha portato le pensioni minime a 614,77 euro al mese, con un aumento del 2,7% rispetto al tasso di inflazione.
Senza una proroga, il valore delle pensioni minime scenderebbe a 605 euro al mese. Il Governo punta invece a portare l’importo a 630 euro al mese, grazie a una rivalutazione straordinaria del 4%, che dovrebbe interessare circa 1,8 milioni di pensionati.
TFR ai fondi pensione, rafforzamento della previdenza integrativa
Infine, il Governo sta lavorando a un piano per rafforzare la previdenza integrativa, con l’obiettivo di incoraggiare i lavoratori a destinare il proprio TFR (Trattamento di Fine Rapporto) ai fondi pensione.
Una delle ipotesi sul tavolo è l’introduzione di un nuovo meccanismo di “silenzio assenso”, per cui il TFR verrebbe automaticamente destinato a un fondo pensione a meno che il lavoratore non esprima una preferenza diversa.
Conclusioni
Il 2025 sarà un anno di continuità per le pensioni, con la proroga di molte delle misure già in vigore, come Quota 103, l’Ape Sociale e Opzione Donna. Tuttavia, il Governo sta anche lavorando su nuove forme di incentivo per la permanenza al lavoro e per il rafforzamento della previdenza integrativa. Inoltre, si prevede un ulteriore impegno per la rivalutazione delle pensioni minime, garantendo così un sostegno concreto ai pensionati con redditi più bassi.