Pensioni in chiaroscuro nel 2025. Se da un lato non sono attesi degli adeguamenti sulle aspettative di vita, dall’altro ci saranno delle ripercussioni sull’importo che si andrà a percepire ogni mese. Cosa significa tutto questo? In altre parole si andrà in quiescenza sempre alla stessa età, ma l’assegno previdenziale potrebbe avere un importo leggermente più contenuto.
I nuovi aggiornamenti relativi alle pensioni 2025 sono in arrivo. Il Ministero dell’Economia, in questi giorni, ha annunciato che non sono attesi dei drastici cambiamenti per quanto riguarda l’età pensionabile nel corso del prossimo anno, anche se, dopo la fine della crisi pandemica, sono aumentate le aspettative di vita.
Pensioni 2025, come cambia il calcolo dell’assegno previdenziale
Cambiamenti in vista per l’assegno previdenziale nel biennio 2025-2026. Almeno per quanti decideranno di andare in quiescenza dal prossimo anno in poi. Sono previste alcune modifiche dei coefficienti di trasformazione, che avranno un impatto direttamente sulla pensione. Che, a questo punto, diventerà meno favorevole per i percipienti. Ricordiamo che i coefficienti di trasformazione impattano in modo diretto sugli importi che arrivano ai beneficiari: l’aggiornamento previsto introdurrà alcune condizioni peggiorative a quanti dovranno andare in quiescenza dal prossimo anno. Le novità sono state determinate dall’incremento delle aspettative di vita.
Dal 2025 verrà introdotta una maggiore rigidità nel calcolo delle pensioni e delle regole di accesso, che potrebbe far diventare meno vantaggioso, per molti lavoratori, uscire dal mondo del lavoro. A ogni modo, il governo Meloni avrebbe espresso la propria intenzione di continuare a mantenere una certa flessibilità, anche se i cambiamenti previsti per il 2025 potrebbe limitare di molto le opzioni a disposizione.
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Perché le pensioni saranno più penalizzanti
Ma perché, in estrema sintesi, le pensioni saranno meno appetibili per i lavoratori? Il motivo è ben presto spiegato. Una volta terminati gli effetti della pandemia, le aspettative di vita hanno cominciato a crescere nuovamente. Andando ad analizzare una serie di dati è possibile evincere che nel 2023 l’aspettativa di vita era pari a 83,10 anni, pari a sei mesi in più rispetto all’anno precedente. Ma soprattutto molto superiore rispetto a quello del 2019, quando era stato fissato a 83,2 anni. Le aspettative di vita sono aumentate anche dopo i 65 anni, che sono passati a 10,6 anni del 2023 contro i 10 anni del 2022.
Questi sono senza dubbio dei dati positivi, dato che le persone vivono più a lungo. La maggiore longevità, però, si traduce in un maggiore costo per l’INPS e gli altri enti previdenziali, che devono pagare le pensioni per un periodo di tempo più lungo.
Per poter, quindi, garantire un perfetto funzionamento del sistema contributivo – oltre che una certa stabilità di tutto l’impianto previdenziale – è necessario ridurre l’ammontare degli assegni pensionistici. Maggiore sono le aspettative di vita, più lungo è il periodo nel quale si percepisce la pensione. Con maggiore onere per il sistema pensioni.
Quello che non cambierà, nel 2025, è la data in cui si andrà in pensione: l’età rimarrà sempre uguale e l’aggiornamento – quando si prevede che la data per il raggiungimento dei requisiti possa essere rimandata di due o tre mesi – avverrà solo e soltanto nel 2027.
Le pensioni anticipate
Sarà ancora possibile andare in pensione anticipatamente? Mai come oggi la flessibilità risulta essere a rischio. La strada che si è iniziato a percorrere è quella di un ritorno alle regole che sono state fissate nel 2011 con la Legge Fornero.
Benché questa, nel corso degli anni, non sia mai stata messa in dubbio, sono state introdotte delle micro riforme che hanno permesso di introdurre una certa flessibilità nel sistema previdenziale. Sono stati tutelati quanti eseguono dei lavori gravosi e altre categorie più fragili, attraverso l’Ape sociale, che ha permesso di andare in quiescenza a 63 anni e 5 mesi. È stata poi introdotta Quota 100, diventata successivamente Quota 102 e, per ultimo Quota 103.
Il Governo Meloni avrebbe intenzione di proseguire su questa strada. Anche se l’obiettivo di arrivare a Quota 41 per tutti i lavoratori – che permetterebbe di andare in pensione a 41 anni, indipendentemente dall’età maturata – potrebbe essere solo un miraggio.
A questo punto è necessario attendere la Legge di Bilancio 2025 e vedere come verranno utilizzate le risorse, che sono limitate. Questo è il motivo per il quale la flessibilità, almeno dal 2025, potrebbe essere limitata a meno persone. Mentre le regole introdotte con la Legge Fornero potrebbero essere applicate alla maggior parte dei lavoratori.