Con la prossima Legge di Bilancio 2024 diverse misure di pensionamento presenti attualmente verranno confermate, tuttavia non si presenterà una riforma del sistema previdenziale, fortemente voluta soprattutto da alcune parti politiche.
Già ad agosto 2023 il Ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti ha annunciato che una vera e propria riforma delle pensioni non ci sarà, almeno non subito. Tra le principali riforme in arrivo con la prossima manovra troviamo quella fiscale, per cui il governo ha già deciso diversi interventi per semplificare il sistema di tassazione italiano.
Sulle pensioni, i principali provvedimenti della manovra andranno a confermare alcune misure presenti attualmente, in particolare alcuni provvedimenti che determinano maggiore flessibilità in uscita dal lavoro. Vediamo in questo articolo le principali anticipazioni sulle misure attive nel 2024.
Pensioni, possibile riconferma di Quota 103
Il governo attuale intende confermare alcuni interventi di pensionamento flessibile, ovvero garantire un ritorno di misure per l’accesso alla pensione prima di 67 anni di età. Tra queste, secondo le ipotesi più probabili, sarà Quota 103 a tornare attiva, anche nel 2024.
La manovra per il prossimo anno quindi potrebbe contenere un intervento volto a confermare la possibilità per i lavoratori di accedere alla pensione anticipata con 62 anni di età e con 41 anni di contributi versati. Secondo le ultime indiscrezioni, questa misura verrà riproposta nel 2024, mentre una vera e propria riforma del sistema pensionistico arriverà solamente in un secondo momento, a partire dal 2025.
Quota 103 sarà quindi disponibile anche sottoforma di incentivo, per chi rispetta i requisiti per accedere alla misura ma non intende accedervi, fino al compimento di 67 anni di età.
L’obiettivo di questa misura, riproposta per il prossimo anno, sarebbe quello di garantire comunque la possibilità per i lavoratori di accedere alla misura di pensionamento flessibile, come è accaduto negli ultimi anni (pensiamo anche a Quota 102 e Quota 100).
Oltre a Quota 103, il prossimo anno torneranno anche altre misure pensionistiche specifiche, come quelle riservate alle lavoratrici donne e ai lavoratori che svolgono attività usuranti.
Ape Sociale: tornerà nel 2024
Un’altra misura che verrebbe confermata nuovamente per il prossimo anno è l’Ape Sociale, un’indennità garantita dall’INPS a chi ha 63 anni di età e rientra in determinate circostanze. Questa misura prevede l’erogazione mensile di una somma fino al raggiungimento della pensione vera e propria, ai seguenti soggetti:
- Disoccupati che hanno lavorato, nei 36 mesi precedenti, almeno per 18 mesi, con anzianità contributiva di almeno 30 anni;
- Persone che assistono da almeno sei mesi un familiare o coniuge portatore di handicap, se hanno un’anzianità contributiva di almeno 30 anni;
- Coloro che hanno una riduzione della capacità lavorativa, superiore al 74%. Anche in questo caso è necessaria una anzianità contributiva di almeno 30 anni;
- Lavoratori che svolgono attività definite come gravose, con 36 anni di anzianità contributiva e svolgimento dell’attività da almeno 7 anni. Tra queste attività ci sono diverse tipologie di mansioni, e le categorie sono state estese recentemente.
Questa misura era destinata a terminare con il 2023, tuttavia con molta probabilità tornerà nuovamente nel 2024, e saranno ancora ampliate le categorie di beneficiari, in base ai lavori definiti come gravosi o usuranti.
Opzione Donna, novità per il 2024
Per il prossimo anno potrebbe tornare anche Opzione Donna, per cui il governo ha espresso più volte la volontà di riproporre questo sostegno pensionistico, rivolto alle lavoratrici donne. Tuttavia pareri ancora incerti sono quelli che coinvolgono i requisiti per l’accesso alla misura.
I sindacati hanno richiesto al governo di intervenire per allargare la platea dei beneficiari di questa misura, e il governo vorrebbe garantirne l’accesso alle lavoratrici donne, autonome o dipendenti, che hanno versato 35 anni di contributi. Per ciò che riguarda l’età, non è chiaro se sarà possibile accederci a 60 anni, oppure a 61, 62 o 63.
Per il momento quello che è certo è che questa misura non sarà assorbita dall’Ape Sociale, una opzione che era stata considerata valida negli scorsi mesi. Attualmente Opzione Donna prevede l’accesso alla misura con 35 anni di contributi versati e all’età di 60 anni, con età ridotta da un anno per ogni figlio.
Attualmente tuttavia questa misura, che garantisce una pensione anticipata, è riservata a coloro che assistono il coniuge o un partner portatore di handicap, coloro che hanno capacità lavorativa ridotta almeno al 74%, e a coloro che sono disoccupate, licenziate da imprese in crisi.
I requisiti del 2022 erano più vantaggiosi, tuttavia per il momento è improbabile un ritorno alla misura dell’anno scorso. Più probabile invece è un ritorno di Opzione Donna per come è attualmente, anche nel 2024. Un’ipotesi vede invece un possibile ampliamento delle categorie beneficiarie della misura.
Pensioni, perché la riforma non si farà
La riforma del sistema previdenziale, attesa da tempo e definita necessaria da molte parti politiche, dovrà ancora attendere, perché le risorse attualmente disponibili al governo saranno indirizzate ad altri interventi, e principalmente alla riforma del fisco.
Il problema principale quindi riguarda proprio le risorse: il governo in questi mesi sta cercando fondi per applicare la riduzione delle aliquote Irpef, secondo quanto annunciato già da tempo, e per intervenire su una detassazione dei redditi a carico dei lavoratori.
I principali problemi intorno al sistema pensionistico italiano riguardano la sua sostenibilità: attualmente i dati relativi alla natalità sono piuttosto negativi, per cui si teme per la possibilità che in futuro il ricambio generazionale non permetterà di sostenere, tramite i contributi versati dai lavoratori, le pensioni da erogare alle generazioni precedenti.
Si tratta di uno scenario a cui ci si avvicina sempre di più, soprattutto se si tiene in considerazione che anche le giovani generazioni attuali hanno difficoltà a versare contributi sufficienti per accantonare una pensione, principalmente a causa dell’instabilità lavorativa e la discontinuità dei contratti.
Sulla pensione più volte si è chiesto un intervento decisivo da parte del governo, tuttavia per un’azione massiccia di cambiamento bisognerà ancora attendere.
Pensioni, le prossime decisioni
Sulla questione pensioni ci sono stati ampi dibattiti tra le parti sociali, e il 5 settembre è terminato il confronto che ha coinvolto l’Osservatorio sul monitoraggio della spesa previdenziale e i sindacati. Si attende di conoscere ulteriori evoluzioni sul tema il 18 settembre 2023, per ciò che riguarda la previdenza complementare.
Entro il 20 settembre potrebbero arrivare nuove proposte in questo senso, tuttavia bisogna attendere di conoscere da vicino quali saranno gli interventi della manovra 2024, e quali le risorse disponibili al governo per intervenire con eventuali ampliamenti delle misure già esistenti. Va anche considerato che con i nuovi dati Istat le pensioni saranno soggette ad una rivalutazione in base all’inflazione.