Quando si va in pensione? I trentenni di oggi rischiano di andare in pensione non prima dei 70 anni. A scattare un’immagine dissacrante e preoccupante del futuro previdenziale dei più giovani è stato l’Inps, che, nel corso di questi giorni, ha aggiornato Pensami, il simulatore sulle pensioni e lo ha adeguato alle aspettative di vita.
Dalle simulazioni effettuare con lo strumento aggiornato dell’Inps, i lavoratori nati nel 1994, che hanno cominciato a lavorare ad inizio 2022, potranno accedere alla pensione di vecchiaia nel corso del mese di dicembre 2063, quando avranno compiuto 69 anni e 10 mesi di età. Potranno andare in quiescenza tra una quarantina di anni, a poco meno di 70 anni.
L’Italia, ad ogni modo, sarebbe sostanzialmente allineata a quanto succede nel resto dell’Europa, dove – stando a quanto si apprende da un recente rapporto dell’Ocse – l’età pensionabile raggiunge i 70 anni in Svezia e nei Paesi Bassi, i 71 anni in Estonia e i 74 anni in Danimarca. Ora come ora, è bene ricordarlo, in Italia la pensione di vecchiaia spetta a 67 anni, ma l’età pensionabile si sta sempre più spostando in avanti a seguito delle riforme che sono state attuate con la finanziaria globale.
Aggiornato il simulatore Inps Pensami
I giovani dovranno aspettare di raggiungere i 70 anni prima di poter andare in pensione. È questa, in estrema sintesi, la fotografia che ha scattato il simulatore Pensami Inps. L’istituto ha reso noto, attraverso il messaggio n. 2180/2024, di averlo aggiornato in modo che potesse tenere conto dei nuovi incrementi alla speranza di vita, sui quali si basano i requisiti minimi per poter andare in quiescenza.
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Ma sostanzialmente cosa cambia per quanti dovranno andare in pensione nel corso dei prossimi anni? Fino al prossimo 2028 i lavoratori avranno la possibilità di accedere alla pensione di vecchiaia a 67 anni. In altre parole per altri tre anni e mezzo non cambia nulla, perché non sono stati registrati degli aumenti della speranza di vita. La quale, però, dovrebbe iniziare a crescere a 67 anni ed un mese dal 2029.
Il secondo aggiornamento effettuato al simulatore Pensami riguarda l’importo massimo della pensione anticipata flessibile che viene maturata grazie ai requisiti che i lavoratori hanno raggiunto entro il 31 dicembre 2023. E che deve essere messa in pagamento fino a quando non si raggiungono i requisiti per ottenere quella di vecchiaia. Chi avesse raggiunto i requisiti nel corso del 2023 risulta essere pari a cinque volte il trattamento minimo, situazione confermata per il 2024 insieme all’allungamento delle finestre.
I trentenni di oggi andranno in pensione a 70 anni
I dati che emergono dal simulatore Inps Pensami delineano un futuro ben preciso per i lavoratori di oggi: quanti sono nati nel 1994 – e che quindi quest’anno compiono trent’anni -, nel caso in cui abbiano iniziato a lavorare all’inizio del 2022, andranno in pensione nel mese di dicembre 2063, una volta che abbiano compiuto 69 anni e 10 mesi. Purché abbiano maturato almeno 20 anni di contributi.
Resta alto anche il requisito minimo per accedere alla pensione anticipata. L’età minima, in questo caso, è di 66 anni e 9 mesi, ma è pur sempre necessario aver maturato almeno 20 anni di contributi. Stando alle regole che sono in vigore oggi è necessario aver diritto ad un assegno previdenziale pari ad almeno tre volte quello sociale, ossia 1.603,23 euro al mese.
La prospettiva è leggermente migliore per il lavoratore nato nel mese di gennaio 1980 e che sia impiegato nel settore privato. Nel caso in cui abbia iniziato a versare i contributi nel 2005 – quindi interamente e completamente con il sistema contributivo – a 68 anni e 9 mesi potrà accedere alla pensione di vecchiaia. In quiescenza potrà andarci, quindi, nel 2048. Lo stesso lavoratore, ad ogni modo, ha la possibilità di anticipare l’uscita dal lavoro a 65 anni e 7 mesi nel caso in cui abbia maturato il diritto ad un assegno superiore a tre volte l’assegno sociale (regola in vigore nel 2024). Ma dovrà posticipare l’età della pensione a 73 anni e 2 mesi nel caso in cui non sia riuscito a maturare i 20 anni di contributi.
Quando si va in pensione nel 2024?
Ad oggi in Italia l’età pensionabile, ovvero l’età minima per il pensionamento, a livello generale e per entrambi i generi, è fissata a 67 anni (pensione di vecchiaia). Oltre al requisito anagrafico, tuttavia, è necessario possedere anche un’anzianità contributiva minima pari a 20 anni.
Vi sono poi delle possibilità di uscita anticipata come la “pensione anticipata” al raggiungimento di un età minima e almeno un numero minimo di anni di contributi (42 anni e 10 mesi di contributi versati per gli uomini – 41 anni e 10 mesi di contributi versati per le donne).
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Rimane alta la spesa per la pensione
In Italia la spesa per la pensione continua a rimanere alta: è il secondo paese in Unione europea per i costi previdenziali più alti rispetto al Pil. Il rapporto tra pensioni e Pil ha toccato il 16,3% ed è leggermente più basso di quello della Grecia: 16,4%.
Secondo una stima dell’Ocse nel 2025, nel nostro paese la percentuale raggiungerà il 16,2%. Negli altri paesi dell’Ue la media dovrebbe attestarsi al 9,3%. Sempre l’Ocse prevede che la spesa per le pensioni rapportata al Pil in Italia salirà fino al 17,9% nel 2035 per poi ripiegare.