L’attuale governo Meloni ha messo in campo una riforma del sistema fiscale italiano, con alcuni provvedimenti specifici sulla tassazione applicata sul lavoro e sulle pensioni. A questo proposito, le nuove aliquote IRPEF incidono anche sugli importi mensili erogati dall’INPS.
I pensionati quindi nel 2024 riceveranno delle quote mensili commisurate ai nuovi scaglioni IRPEF, oltre che alle rivalutazioni Istat dovute all’inflazione e all’aumento dei beni di consumo. La riduzione delle aliquote IRPEF da 4 a 3 avrà effetto sulle pensioni però non prima del mese di aprile 2024, mentre per i primi mesi dell’anno sono applicate le regole precedenti.
Per alcuni pensionati le recenti modifiche al sistema fiscale equivalgono di fatto ad un risparmio sulle imposte, con un leggero aumento della pensione. Ma vediamo nello specifico di cosa si tratta e quali sono i nuovi importi 2024.
Quali sono le nuove aliquote IRPEF
Il sistema fiscale italiano si basa largamente sull’IRPEF, ovvero l’imposta applicata sui redditi derivati dal lavoro dipendente, su una parte del lavoro autonomo e sulle pensioni. In base al reddito complessivo annuo viene applicata una determinata aliquota, e lo scorso anno gli scaglioni erano 4.
Per il 2024 diventano 3, ecco quali sono le nuove aliquote IRPEF:
- Per redditi fino a 28.000 euro: aliquota al 23%;
- Per redditi da 28.000 a 50.000 euro: aliquota al 35%;
- Per redditi oltre 50.000 euro: aliquota al 43%.
Queste percentuali si applicano anche sugli importi delle pensioni corrisposte dall’INPS. Per fare un esempio, un pensionato che annualmente ha un reddito inferiore a 28.000 euro, riceverà una pensione su cui le trattenute fiscali corrispondono al 23%, a cui si applicano anche eventuali detrazioni o altre imposte, comunali e regionali.
Quest’anno la pressione fiscale sulle pensioni si riduce rispetto agli anni scorsi, principalmente perché due aliquote presenti in precedenza sono state accorpate in una sola. Il primo scaglione infatti ora non riguarda solamente i redditi inferiori a 15.000 euro come accadeva prima, ma ora si estende fino a 28.000 euro.
Taglio IRPEF sulle pensioni, quali sono i vantaggi
Si assiste grazie alla rimodulazione dell’IRPEF ad un vero e proprio taglio delle tasse, che porterà in termini economici alcuni vantaggi nelle erogazioni delle pensioni di quest’anno. In particolare saranno avvantaggiati coloro che appartengono al vecchio secondo scaglione, ora accorpato insieme al primo.
Nella pratica, minore pressione fiscale equivale ad un importo maggiore di erogazione mensile. Chi percepisce una pensione inferiore a 15.000 euro, ovvero con i redditi più bassi, non vedrà alcun importo mensile aggiuntivo derivato dal nuovo sistema, se non quello da ricondurre alla rivalutazione Istat o agli importi minimi.
L’aumento arriverà per redditi superiori a questa soglia, e corrisponde ad una cifra aggiuntiva annuale variabile, in base allo scaglione di reddito in cui si rientra, da 75 euro a circa 260 euro, tenendo presente che sono distribuiti mensilmente.
Prospetto aumenti pensioni dopo il taglio dell’Irpef
Vediamo nello specifico alcuni esempi di possibili aumenti che verranno garantiti alle pensioni mensili:
- Aumento di 75 euro all’anno con reddito complessivo di 18.700 euro (6 euro al mese in più);
- Aumento di 100 euro all’anno con reddito complessivo di 20.000 euro (8 euro al mese in più);
- Aumento di 260 euro all’anno con reddito complessivo fino a 28.000 euro (20 euro al mese in più).
Queste sono stime che si possono fare tenendo presente che oggi il primo scaglione IRPEF ha assorbito due aliquote presenti in precedenza, tuttavia va ricordato che è ancora attiva la no tax area di 8.500 euro. Questo significa che le pensioni al di sotto di questa soglia di reddito annua non sono soggette a tassazione. Lo stesso limite è stato deciso anche per i lavoratori dipendenti.
Per le pensioni più alte invece, oltre i 50.000 euro, è stabilita una franchigia specifica sulle detrazioni fiscali, di 260 euro, per l’anno in corso.
Aumenti pensioni 2024: la rivalutazione Istat
Gli aumenti delle pensioni non sono determinati solamente dai nuovi tagli all’Irpef: anche la rivalutazione Istat ha come conseguenza un incremento delle erogazioni mensili. L’Istat infatti ogni anno propone delle valutazioni in base all’effettivo costo dei beni al consumo, e quest’anno viene tenuto conto dell’inflazione ancora elevata in Italia.
Si parla di una rivalutazione provvisoria del +5,4% per quest’anno, che dovrebbe salire ulteriormente nel 2025. La perequazione automatica delle pensioni, ovvero l’aumento delle somme corrisposte mensilmente per adeguarle all’inflazione, viene applicata da gennaio 2024, sulle pensioni minime.
Nella pratica per molti pensionati questo vuol dire vedersi accreditare un aumento fino a 122 euro per quelle somme che raggiungono fino a 4 volte la soglia minima.
Bisogna quindi tenere conto che anche l’importo minimo cambia nel 2024, passando da 563,74 euro a 614,77 euro. Complessivamente quindi la rivalutazione da un lato e le decisioni fiscali dall’altro, hanno la conseguenza di far lievitare leggermente gli importi delle pensioni degli italiani.
Si prevede che la rivalutazione Istat sarà maggiore dalla fine dell’anno 2024 e all’inizio del 2025, almeno di 0,3 punti percentuali. Si arriverà quindi a una variazione di +5,7%.
Quando scattano gli aumenti delle pensioni
Molti si chiedono se le pensioni siano già aumentate oppure se gli importi aggiuntivi devono ancora essere corrisposti. Per ciò che riguarda la rivalutazione delle pensioni conseguente ai nuovi dati Istat, gli importi sono già stati maggiorati da gennaio 2024.
Al contrario, non sono ancora stati applicati i calcoli specifici in base alle nuove aliquote Irpef. A questo proposito, bisognerà attendere ancora fino ad aprile, quando entrerà in vigore per le pensioni il nuovo sistema fiscale.
Tuttavia gli importi che corrispondono alle mensilità da gennaio a marzo verranno comunque corrisposti, in un momento successivo, tramite apposito conguaglio, per cui i pensionati non perderanno gli arretrati.
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