Il governo ha approvato il disegno di legge di bilancio 2019; nella seduta del Consiglio dei Ministri del 15 ottobre 2018 è stato cioè approvato il disegno di legge relativo al bilancio di previsione dello Stato per il 2019 e al bilancio pluriennale per il triennio 2019 – 2021. Prende quindi sempre più forma il nuovo “pacchetto pensioni” che al momento comprende Quota 100, pensione di cittadinanza, proroga opzione donna e taglio alle pensioni d’oro.
Sono queste le principali novità in ambito previdenziale che il vice premier, Luigi Di Maio, insieme all’Esecutivo intendono introdurre dal prossimo anno per “smontare” pezzo dopo pezzo la Riforma Fornero. In sostanza, l’obiettivo è quello di garantire ad alcuni lavoratori la possibilità di pensionarsi in anticipo rispetto ai requisiti pensionistici ordinari (pensione di vecchiaia e pensione anticipata). Ma non solo. Grazie alla pensione di cittadinanza si integrano le pensioni minime che vivono in condizione di povertà: il denaro che servirà per aiutare i pensionati più poveri verrà recuperato dal taglio alle pensioni d’oro, ossia da coloro che guadagnano mensilmente oltre 4.500 euro. Ma andiamo con ordine e vediamo nel dettaglio il contenuto del pacchetto pensioni.
Legge di bilancio 2019: quota 100
La principale misura in ambito previdenziale è l’introduzione della c.d. “quota 100”. Si tratta di un meccanismo che consente di uscire dal lavoro in deroga ai vigenti requisiti pensionistici ordinari, qualora l’età del pensionato e gli anni contributivi sono pari a 100. La quota dovrà essere raggiunta con:
- 62 anni d’età;
- e 38 anni di contributi minimi.
A tal proposito, in questi giorni si sta parlando di introdurre alcune penalizzazioni per contenere l’esborso economico che lo Stato dovrà sostenere per avviare la misura. Sul punto, si sta parlando di inserire delle finestre temporali trimestrali, cossiché se ad esempio un lavoratore matura la quota 100 a gennaio 2019, potrà andare in pensione soltanto ad aprile 2019. Inoltre, si sta pensando di prevedere il divieto di cumulo tra pensione e reddito da lavoro fino all’età della pensione di vecchiaia (67 anni dal prossimo anno). Inoltre, e questo è l’aspetto più dolente, il sistema di calcolo dovrebbe essere quello contributivo – anziché retributivo – anche per coloro che hanno periodi contributivi maturati prima dell’1 gennaio 1996
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Legge di bilancio 2019: pensione di cittadinanza
Sempre in ambito previdenziale verrà introdotta la pensione di cittadinanza, che servirà per integrare le pensioni minime oltre le soglie di povertà. Le risorse finanziarie dovrebbero essere garantite dal taglio delle pensioni d’oro e da tutti quei privilegi superflui.
In sostanza, si agevolerebbero tutte quelle pensioni di importo inferiore a 780 euro. In pratica, sempre da aprile del nuovo anno, chi riceve una pensione di 400 euro per esempio, riceverà 380 euro in più; questo per arrivare all’importo di 780 euro che è la soglia di povertà. La pensione di cittadinanza dovrebbe essere percepita anche da chi ha una pensione di invalidità e da chi gode dell’assegno sociale; infatti, se è al di sotto della soglia, spetta l’aumento come appena descritto.
Certamente per avere diritto all’integrazione del minimo è necessario produrre un valido ISEE che attesta la condizione sociale del pensionato; come tra l’altro previsto anche per le altre misure di contrasto alla povertà.
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Legge di bilancio 2019: proroga opzione donna
In merito alla pensione delle quote rosa, il governo ha dichiarato qualche giorno fa che verrà rispristinata l’opzione donna, dopo il blocco dello scorso anno. L’accesso sarà garantito al raggiungimento dei seguenti requisiti, entro il 31 dicembre 2015, ossia:
- età pari o superiore a 57 anni per le lavoratrici dipendenti;
- età pari o superiore a 58 anni per le lavoratrici autonome;
con 35 anni di contributi minimi da maturare entro la predetta data.
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Legge di bilancio 2019: taglio alle pensioni d’oro
Infine, arriva in extremis anche il taglio alle pensioni d’oro. A decorrere dal 1° gennaio 2019 i pensionati che ricevono più di 4.500 euro vedranno una decurtazione alla sola quota dei contributi effettivamente pagati. La finalità della norma è quella di corrispondere una pensione che corrisponde ai contributi pagati; questo si ottiene tagliando tutta la parte che il governo ritiene un privilegio non giustificato. Da questa misura si prevede un risparmio in 3 anni di 100 milioni di euro.