Nel biennio 2025/2026 rimane bloccata l’età pensionabile, non è cioè previsto il consueto aumento dell’età della pensione. A confermarlo è direttamente il Ministero dell’Economia, che ha comunicato l’adeguamento dei requisiti per poter andare in quiescenza alla speranza di vita.
Ricordiamo che questo parametro – che viene costantemente registrato dall’Istat – risulta essere in calo. Questo significa, in altre parole, che non ci saranno degli adeguamenti automatici dei vari valori che vengono presi in considerazione per la pensione. Il principio di base è molto semplice: man mano che si allunga la vita cresce in automatico l’età in cui andare in pensione. Ovviamente, nel momento in cui la vita statisticamente non si allunga, i parametri previdenziali rimangono fermi.
I requisiti necessari per accedere alla pensione non cambieranno, almeno quelli collegati direttamente alla speranza vita. Questo significa che per poter accedere a quella di vecchiaia sarà sempre necessario aver compiuto almeno 67 anni. Per quella anticipata contributiva, invece, è necessario un’età pari a 64 anni, sempre che il richiedente abbia diritto ad un assegno previdenziale pari a 2,8 volte quello sociale. In tutti gli altri casi è necessario aver compiuto 71 anni.
Speranza di vita in calo, nessun cambiamento per l’età pensionabile
Rimangono invariati, in estrema sintesi, i requisiti per poter accedere alla pensione. Fino al 2026, per quella di vecchiaia è necessario aver compiuto almeno 67 anni. Come abbiamo visto in precedenza rimangono immutati anche gli altri requisiti per accedere alla pensione e che sono strettamente connessi con la speranza di vita. Per i prossimi due anni, quindi, non interverrà il tanto temuto aumento dell’età pensionabile che era previsto allo scattare del 1° gennaio 2025.
A comunicare ufficialmente queste disposizioni è stato il Ministero dell’Economia attraverso un decreto pubblicato all’interno della Gazzetta Ufficiale n. 243. Con questo documento sono state confermate, in estrema sintesi, le regole già in vigore e che sono relative all’adeguamento dei requisiti di accesso alla pensione legati agli incrementi della speranza di vita.
Entrando nello specifico, la normativa prevede espressamente che l’età pensionabile venga incrementata in base all’andamento della speranza di vita.
Cosa comporta tutto questo? In estrema sintesi, nel momento in cui le persone – almeno statisticamente – iniziano a vivere di più, aumenta l’età che è necessaria per poter andare in pensione. Ricordiamo che la speranza di vita costituisce a tutti gli effetti un indice statistico che viene calcolato direttamente dall’Istat. Viene, inoltre, aggiornato ogni due anni e si base sulle aspettative di vita che hanno le persone con 65 anni.
Gli ultimi dati, che sono stati elaborati direttamente dall’istituto di statistica, hanno messo in evidenza che la speranza di vita è calata di un mese. Questo ha avuto una conseguenza diretta: non può esserci alcun aumento dell’età pensionabile. Tutto rimane così com’è e non è necessario introdurre degli aggiornamenti.
Non cambiano i requisiti di età per la pensione
Per il biennio 2025/2026 i lavoratori e le lavoratrici hanno la possibilità, quindi, di accedere alla pensione di vecchiaia nel momento in cui hanno maturato 20 anni di contributi e compiuto 67 anni: questo avviene sia con il sistema contributivo che con quello misto.
Soffermandosi un attimo con quanto previsto con il sistema contributivo, è necessario ricordare che i diretti interessati hanno la possibilità di accedere alla pensione solo e soltanto nel caso in cui abbiamo maturato la possibilità di ottenere un assegno previdenziale superiore ad 1,5 volte quello sociale.
Questa condizione – come ha provveduto ad annunciare la premier Giorgia Meloni nel corso della conferenza stampa di presentazione della Legge di Bilancio 2024 – sarà eliminata proprio dalla Manovra 2024.
Per quanto riguarda la pensione anticipata contributiva nulla cambia. I lavoratori e le lavoratrici devono aver maturato almeno 20 anni di contributi e compiuto 64 anni. In questo caso, però, l’importo dell’assegno deve essere pari ad almeno 2,8 volte quello previsto per la pensione sociale. Nel contributivo è possibile continuare ad andare in pensione al compimento dei 71 anni, con almeno cinque di contributi regolarmente versati.
Una delle conseguenze della riduzione della speranza di vita si fa sentire direttamente anche sul calcolo dell’importo mensile per i pensionati. Nel momento in cui le persone vivono di più, l’assegno deve essere erogato per più tempo e comporterà l’erogazione di una somma minore. La speranza di vita si è ridotta, questo dovrebbe comportare un aumento dell’importo dell’assegno previdenziale.
Gli adeguamenti alla speranza di vita
Da quando il legislatore ha introdotto gli adeguamenti dell’età pensionabile alla speranza di vita, sono stati cinque gli appuntamenti. I primi tre sono stati positivi, mentre negli ultimi due non ci sono state delle variazioni, perché la speranza di vita è risultata essere negativa o invariata:
- gennaio 2021: 0 mesi;
- gennaio 2023: 3 mesi.
Il prossimo è previsto per gennaio 2025, ma in questo caso il Ministero ha confermato che la speranza di vita è risultata essere ancora negativa (-1 mese).