Non solo superamento di “quota 100” e proroga di Ape sociale e opzione donna. Nella bozza della legge di bilancio 2022, il Governo ha pensato di prorogare per altri due anni il cd. “contratto di espansione”. A prevederlo è l’art. 63 dell’attuale testo che, di fatto, prolunga di un biennio il predetto metodo di uscita dal lavoro. Si rammenta, brevemente, che il contratto di espansione consente, previo accordo tra azienda e sindacati, di mandare in pensione su base volontaria i lavoratori fino a 5 anni prima dei normali requisiti.
Attenzione però: la misura resta in vigore per altri due anni con una sola modifica. Vediamo quindi in dettaglio di quale novità si tratta e come funzionerà il contratto fino alla fine del 2023.
Contratto di espansione: cos’è e come funziona
Il “contratto di espansione” è nato con l’intento di venire incontro alle riconversioni e le ristrutturazioni aziendali andando a sostituire i contratti di solidarietà espansiva. Dunque, la finalità è di favorire la ristrutturazione delle imprese in crisi, evitando il fenomeno degli esodati.
Il contratto consente di uscire dal lavoro – su base volontaria – fino a 5 anni prima della pensione di vecchiaia (fissata a 67 anni di età) o della pensione anticipata. Ma di che importo è la pensione? Ebbene è pari a quella maturata al momento dell’uscita. Si rammenta, al riguardo, che il costo dell’assegno mensile è a carico dell’azienda, al netto del valore della NASpI spettante a chi va in prepensionamento.
Quindi, il contratto di espansione consente alle aziende di far uscire il personale a 60 mesi dalla pensione di vecchiaia o di anzianità con un percorso di esodo incentivato. Parallelamente permette:
- l’assunzione di nuove risorse qualificate;
- formare i dipendenti sulle competenze che devono essere aggiornate;
- utilizzare la CIGS fino a 18 mesi (con riduzione media oraria del 30% per i lavoratori privi dei requisiti per lo “scivolo”).
Contratto di espansione, novità in Legge di Bilancio 2022
Come noto, originariamente, il contratto di espansione riguardava solo le imprese con almeno 1000 dipendenti. Tale soglia è scesa successivamente a 250 con la Legge di Bilancio 2020.
Successivamente, con il “Decreto Sostegni-bis” la soglia si era abbassa ulteriormente a 100 dipendenti.
Ora, con la Legge di Bilancio 2022 la platea delle imprese si ampia ulteriormente, includendo quelle medio-piccole. Quindi si scende da 100 a 50 dipendenti, soglia che si può raggiungere anche con le aggregazioni stabili di impresa che abbiano finalità comuni nella produzione o nell’offerta si servizi.
Accordo sindacale
Quali sono gli adempimenti a carico dell’azienda in tutto questo processo?
Ebbene, il datore di lavoro deve siglare un accordo sindacale presso il Ministero del Lavoro, sottoscritto dalle parti. In tale accordo, bisogna specificare:
- il numero dei lavoratori da assumere e l’indicazione della durata dei contratti, compresi quelli di apprendistato;
- la riduzione media dell’orario di lavoro e il numero dei lavoratori interessati;
- il numero dei lavoratori che possono avere l’indennità mensile di accompagnamento alla pensione;
- una stima dei costi a copertura del beneficio per l’intero periodo della NASpI al lavoratore.
A chi si rivolge e come calcolare la pensione
Il contratto di espansione riguarda tutti i dipendenti con meno di 60 mesi dal decorrere della pensione, sia quella di vecchiaia che quella anticipata. La pensione che poi riceveranno sarà cumulabile con qualsiasi reddito da altra attività lavorativa.
Il calcolo dell’indennità mensile è carico dell’INPS, in base al trattamento pensionistico lordo maturato al momento della cessazione del rapporto di lavoro. L’importo dell’assegno è decurtato della NASpI che sarebbe spettata al lavoratore. La mensilità, tassata ordinariamente, non è reversibile e in caso di decesso ai superstiti spetta la pensione indiretta.